È il silenzio il termometro del malumore politico. Innanzitutto quello di Luca Di Stefano, impegnato a Treviso in un convegno dell'Anci Giovani. Il presidente della Provincia sulla questione dell'attribuzione delle deleghe evita esternazioni pubbliche, ma ha fatto sapere (anche ai fedelissimi) che il "pallino" resta nelle sue mani. Poi c'è il silenzio della Lega, pesantissimo sul piano politico. Sia il deputato e coordinatore provinciale Nicola Ottaviani che il sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli (candidato alla presidenza dell'Amministrazione Provinciale) stanno analizzando la situazione nel dettaglio. Unitamente ai consiglieri Andrea Amata e Giuseppe Alessandro Pizzuti. Tre mesi l'intesa programmatica era stata trovata, ora appare lontanissima.

La frattura
Sul piano politico comunque si è consumata la frattura all'interno del gruppo che ha sostenuto Luca Di Stefano nella corsa alla presidenza della Provincia: Enrico Pittiglio, Alessandro Mosticone (Pd), Gianluca Quadrini (Forza Italia), Valentina Cambone (Polo Civico). Ha scritto Gianluca Quadrini: «È questo il perimetro di governo dal quale non si può prescindere». Ma Enrico Pittiglio ha risposto: «Il coordinatore dei lavori d'aula dovrebbe aver presente il ruolo istituzionale anche e soprattutto quando si esprimono pensieri di natura personale. L'Amministrazione Provinciale è un ente di secondo livello, il presidente e i consiglieri hanno ruoli ben definiti. Il presidente Di Stefano sta facendo un enorme lavoro di prospettiva. Gli va dato tempo e sostegno. Sostengo, appunto, che non si definisce con un dibattito infinito e surreale sulle deleghe da attribuire». La "sintonia", ammesso che ci sia mai stata, è saltata.

Il Carroccio
La Lega, terminata la fase elettorale, aveva lasciato intendere chiaramente di essere pronta ad un accordo programmatico nel corso dell'incontro tra Luca Di Stefano, Riccardo Mastrangeli e Francesco De Angelis. Con Nicola Ottaviani in collegamento telefonico. Ma sono trascorsi tre mesi. Inoltre il Carroccio ha chiesto esplicitamente deleghe di fascia "A": edilizia scolastica e cultura. Mentre invece sul tavolo ci sono urbanistica e sport. La distanza è notevole. Inoltre il gruppo consiliare della Lega nei giorni scorsi ha chiesto al presidente Di Stefano la convocazione urgente di una seduta aperta del Consiglio per affrontare il tema dei rifiuti. Con riferimento sia all'aumento della tariffa che all'individuazione di una discarica. Non sono arrivate risposte.

Cosa succede adesso
Il presidente Luca Di Stefano è intenzionato a incontrare i consiglieri provinciali e potrebbe farlo lunedì. Difficile dire come intenda procedere. Dalla sua elezione sono trascorsi già tre mesi. Mentre a dicembre è in programma l'appuntamento per il rinnovo dei 12 consiglieri. I tempi per la gestione delle deleghe sono dunque strettissimi. Tra le varie opzioni, è circolata altresì l'ipotesi che alla fine Di Stefano possa non assegnare proprio le deleghe. Complicato ora procedere con lo schema "a quattro", coinvolgendo cioè soltanto quelli che lo hanno sostenuto alle elezioni per la presidenza. C'era quindi la soluzione "a otto". Lasciando fuori i due consiglieri impegnati alle elezioni comunali di Anagni (Alessandro Cardinali del Gruppo Misto e Riccardo Ambrosetti di Fratelli d'Italia). Oltre a due dei quattro esponenti dei Democrat: Antonella Di Pucchio (fedelissima di Antonio Pompeo) e Gaetano Ranaldi (vicinissimo a Enzo Salera). Entrambi erano schierati con Luigi Germani. C'è stata però una novità, vale a dire la tregua armata siglata qualche giorno fa all'interno del gruppo consiliare del Pd. Il capogruppo Enrico Pittiglio ha avuto mandato di rappresentare a Di Stefano le istanze dell'intero partito. A questo punto è possibile che la richiesta sia quella di attribuire deleghe a tutti e quattro i consiglieri. Lo si capirà meglio nei prossimi giorni.

Il centrodestra
Gianluca Quadrini (Forza Italia) ha scritto fra l'altro nella sua presa di posizione: «È di tutta chiarezza il principio per il quale chi non ha sostenuto l'attuale presidente, ma ne ha votato un altro, non può pretendere deleghe di serie "A". Quelle spettano a chi ha voluto Di Stefano alla guida della Provincia di Frosinone. La politica ha delle regole ben precise e mi stupisco che si possa pensare il contrario. Detto questo, con il gruppo della Lega il presidente Di Stefano ha avviato una interlocuzione per un'intesa programmatica che è ben altra cosa. E questa intesa Di Stefano, da persona seria, la rispetterà. Ripeto: esiste un perimetro di governo dell'ente ben chiaro, un nucleo originario che è legittimato sul campo. Ben vengano le intese e gli allargamenti, ma sempre tenendo fermo il principio che governa chi ha vinto». Alla Lega sono state offerte deleghe importanti, penso per esempio all'urbanistica anche per costruire una filiera fruttuosa con la Regione». Parole che non sono piaciute agli esponenti della Lega. I quali a questo punto però vogliono capire come stanno effettivamente le cose. Se cioè quella di Gianluca Quadrini sia stata una fuga in avanti oppure no. Per questo probabilmente i vertici provinciali del Carroccio vorranno capire la posizione di Luca Di Stefano. Non solo. Adesso Nicola Ottaviani vuole pure capire se la linea indicata da Quadrini è la stessa di Forza Italia, guidata dal senatore e coordinatore regionale Claudio Fazzone. Per quanto riguarda invece Fratelli d'Italia, alle elezioni provinciali ha appoggiato Luigi Germani. In uno schema "a dodici" però cambierebbe tutto. In prospettiva c'è anche il tema degli enti intermedi. Per esempio in estate si voterà per la presidenza della Saf. Sul versante delle politiche sui rifiuti c'è una distanza enorme tra il Partito Democratico e la Lega. Ed è probabilmente questo il tema che più di tutti sta analizzando Nicola Ottaviani.