Ancora una frenata per l'assegnazione delle deleghe ai consiglieri provinciali. Un'operazione che doveva essere effettuata dopo le elezioni regionali, dalle quali però è passato quasi un mese. Il problema sta sul tipo di assetto che si vuole dare. Il presidente Luca Di Stefano sta riflettendo, ma non ha fretta di chiudere. Al contrario invece di qualche forza politica. Ieri mattina nei corridoi dell'ente di Palazzo Jacobucci è circolata perfino l'ipotesi di non assegnare alcuna delega per adesso. A dicembre si voterà per i dodici consiglieri, ma dieci mesi sono lunghi da passare. Anzi, decisamente troppi.

Manovre e opzioni
Le proposte avanzate sono diverse e vanno dall'attribuzione delle deleghe più importanti esclusivamente ai quattro consiglieri che hanno appoggiato la candidatura alla presidenza di Luca Di Stefano all'opzione di coinvolgere fino a otto (oppure dieci) dei dodici consiglieri. Puntare sulla maggioranza "stretta" vorrebbe dire tenere in considerazione Enrico Pittiglio, Alessandro Mosticone (Pd), Gianluca Quadrini (Forza Italia) e Valentina Cambone (Polo Civico). E provare ad allargare il quadro con deleghe di seconda fascia oppure con le presidenze della commissione. C'è però un ulteriore elemento da tenere in considerazione. A Valentina Cambone e Gianluca Quadrini sono comunque stati assegnati i ruoli, rispettivamente, di vicepresidente e presidente del consiglio provinciale. Evidente la difficoltà di Pittiglio e Mosticone nell'accettare una soluzione di non attribuire più alcuna delega.

Accordi e prospettive
Ce ne sono due. Il primo è di natura politica e riguarda il sostegno di una parte dei Democrat, quella di Francesco De Angelis, a Di Stefano durante la campagna elettorale. E questo porta direttamente al ruolo di Enrico Pittiglio e Alessandro Mosticone. Poi c'è l'intesa programmatica raggiunta successivamente, tra Luca Di Stefano e Riccardo Mastrangeli, che si era candidato alla presidenza della Provincia. Il sindaco di Frosinone è un civico in quota Lega. Proprio con il Carroccio era stato sviluppato un discorso, in base al quale i consiglieri Andrea Amata e Giuseppe Alessandro Pizzuti avrebbero amministrato delle deleghe. La Lega però chiede competenze di primo fascia e nei giorni scorsi sembra che sia il deputato e coordinatore provinciale Nicola Ottaviani che lo stesso Andrea Amata lo abbiano detto a Di Stefano. Per prima fascia si intendono deleghe come i lavori pubblici e l'ambiente. La strategia di partenza era proprio quella di costruire una maggioranza di questo tipo, arrivando quindi a sette consiglieri (compreso Di Stefano) su dodici. Con la riforma Delrio il concetto di maggioranza in un ente come la Provincia è relativo, però si tratta comunque di un punto di partenza positivo. Per arrivare a quota otto invece si dovrebbero affidare altre deleghe. Due i consiglieri individuati. Il primo è Luigi Vacana (Provincia in Comune). Il secondo Stefania Furtivo (Fratelli d'Italia), a proposito della quale si è parlato perfino della delega al bilancio. Bisognerebbe vedere però cosa ne penserebbe il partito, dal momento che alle provinciali le scelte sono state altre. Infine la posizione di Riccardo Ambrosetti (Fratelli d'Italia) e Alessandro Cardinali (Gruppo Misto). Entrambi sono consiglieri comunali di Anagni, dove il 14 e 15 maggio si vota. L'intenzione è quella di aspettare l'esito delle amministrative. Come è noto, il ruolo di consigliere provinciale deriva da quello di consigliere comunale.

I nodi da sciogliere
Con una maggioranza larga, gli unici consiglieri esclusi sarebbero Antonella Di Pucchio e Gaetano Ranaldi. Entrambi del Pd, ma non di Pensare Democratico di De Angelis. La prima fa riferimento ad Antonio Pompeo, il secondo a Enzo Salera. Per l'elezione del presidente della Provincia erano schierati con Luigi Germani, ma il discorso vale anche per gli altri esponenti che eventualmente dovessero essere tenuti in considerazione per le deleghe. Il rischio politico è quello di riaccendere lo scontro all'interno del Partito Democratico. In un contesto di maggioranza larga si avrebbe nella sostanza una coalizione composta da Pd, Polo Civico, Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia. Ecco perché l'opzione di non assegnare alcuna delega rimane sul tavolo. Anche perché tra pochi giorni il Governatore Francesco Rocca annuncerà la giunta regionale e in quel momento si capirà quali saranno gli orizzonti del centrodestra nel Lazio.