Il segretario provinciale del Psi, Massimo Calicchia, accusa di "tradimento" il sindaco Angelo Mattoccia per non aver fatto votare il partito alle regionali, facendo scegliere agli elettori altre forze politiche, e ne chiede l'espulsione agli organismi di garanzia dei socialisti.
Mattoccia, sereno, conferma il suo legame agli ideali del Psi, ma prende le distanze dalle dinamiche da inquisizione del partito, sentendosi in dovere di lasciare votare liberamente i suoi concittadini. «Mi dispiace molto aver dovuto prendere questa iniziativa – ha dichiarato Calicchia – ma come segretario del Psi ho il dovere di tutelare il partito da comportamenti inaccettabili come quelli posti in essere da Mattoccia. Del resto, non posso permettere che il mio partito venga tradito impunemente in modo così grave».
Della vicenda, come abbiamo detto, si occuperanno gli organismi di garanzia del Psi, che dovranno pronunciarsi sulla richiesta di espulsione avanzata nei confronti di Angelo Mattoccia. Il sindaco, sentito sulla questione, ha dichiarato: «Apprendo da voi di questa comunicazione. Sinceramente non mi hanno mai appassionato le dinamiche burocratiche dei partiti, meno che mai quelle da inquisizione. Da sempre sono legato agli ideali del socialismo per tanti motivi che porto nella mia cultura e nel mio cuore.
Ma al di là di questo, il mio compito è amministrare il paese nel migliore dei modi insieme ai miei amministratori, ben lontano dalle dinamiche politiche interne all'orbita dei partiti. Per questo motivo, il mio dovere è cercare di essere un bravo sindaco, non certamente quello di fare campagne elettorali per qualcuno, garantendo posti o spartizioni all'interno dei partiti. Io devo rendere conto esclusivamente ai mei concittadini, tanto che negli ultimi quindici giorni, così come dal primo in cui sono stato eletto, non ho fatto altro che ascoltare i pofani e agire amministrativamente per garantire il benessere della mia comunità. Le campagne elettorali le lascio ad altri, i miei cittadini devono essere liberi di votare i rappresentanti che meglio tutelano le loro istanze, senza intercessioni e senza obblighi. Poi, come avrebbe detto qualcuno, "quisque faber fortunae suae" ».