Il giorno più lungo dell'amministrazione Salera comincia presto. Le macerie roventi del terremoto della sera precedente, che ha portato alla capitolazione dell'esecutivo civico mediante l'azzeramento della giunta, generano ancora polemiche. Palazzo De Gasperi è un alveare impazzito. Di buon mattino, il sindaco Enzo Salera fa il punto con i suoi fedelissimi, tra cui il capogruppo Pd in sala Di Biasio Gino Ranaldi. Ci si confronta, si leggono i giornali, si fa il punto della situazione per poi ripartire alla volta di una giornata di fuoco. L'ennesima per la maggioranza.

La giornata
I consiglieri, coordinati dai rispettivi capigruppo, provano a raccogliere i cocci. Le telefonate non si contano più, i telefoni sono bollenti e l'aria torna a farsi pesante. Gino Ranaldi interloquisce con molti, tra cui alcuni esponenti della maggioranza rimasti "delusi" dalla scelta del primo cittadino. Che il rimpasto fosse ormai nell'aria, era chiaro da tempo. «Ieri avevamo cominciato la riunione con buone intenzioni, ma poi i toni si sono alzati ed è andata come è andata», spiegano da palazzo De Gasperi. «Tuttavia  quello che è successo forse è un po' esagerato, si è voluto dare credito a delle posizioni troppo radicali», commenta Mario Costa, autorevole esponente del Pd cassinate. Che poi corregge il tiro in favore del primo cittadino: «Una revisione però andava fatta. Sia per una questione politica, ma anche per un fatto meramente amministrativo».

Nella riunione di maggioranza di giovedì sera, infatti, quando gli animi hanno cominciato a scaldarsi dopo la comunicazione di Salera, la discussione è andata a parare sull'operatività degli assessori. Qualcuno ha rimproverato lo scarso impegno di alcuni delegati del primo cittadino. E da lì le parole non si sono più risparmiate. «Gestire un comune è una cosa seria, non può fare tutto il sindaco. Ecco perché si necessita di fare nuovi ingressi, per ridare un po' di vigore al lavoro amministrativo. Fermo restando l'impegno di tutti».
«Ho scelto di azzerare la giunta – spiega Salera – dopo aver ricevuto sollecitazioni nel corso di queste settimane».

E aggiunge: «Qualcuno voleva solo sostituire uno o più assessori, senza arrivare all'azzeramento, poi c'era chi voleva allargare la maggioranza attraverso nuovi innesti provenienti da aree politiche attualmente esterne all'amministrazione, di modo da arrivare alle prossime elezioni rafforzati e con una coalizione ancora più forte». Dunque non c'è volontà di penalizzare alcun assessore: «Mi è sembrato scorretto – prosegue il primo cittadino – cambiare sulla base di una bocciatura dell'operato di un singolo assessore, così ho deciso di procedere con il ritiro delle deleghe. Anche perché – argomenta ancora – era tutto previsto dagli accordi presi con la coalizione nel 2019. Non avevo ancora cambiato nulla per dare continuità al lavoro degli assessori e dei consiglieri di riferimento, poi le provinciali e le regionali hanno rallentato tutto».

E, diciamolo, sono stati un elemento detonativo per la polveriera, ormai in procinto di esplodere da tempo. Le tensioni serpeggiavano da mesi, e le decisioni dei singoli esponenti della maggioranza di adottare posizioni diverse da quelle promosse dal primo cittadino, certamente non hanno prodotto un clima di serenità nell'esecutivo civico. Dunque il rimpasto, seppur previsto dagli accordi, inevitabilmente è stato segnato da malumori e mal di pancia. Al primo cittadino, nel vertice di giovedì, è stata rimproverata la mancata condivisione delle scelte politiche, come lo stesso rimpasto che, secondo alcuni, si sarebbe dovuto svolgere in tempi e soprattutto in modi diversi. «C'è da dire che nemmeno gli altri hanno condiviso le scelte, come ad esempio quella di candidarsi alle regionali».

Le reazioni
Fuori dal municipio si incontrano gli ex assessori ormai esautorati. Chi ironizza: «Doveva andare così», scherza Emiliano Venturi, ex assessore all'ambiente. Più discreta Arianna Volante, che aveva le deleghe al commercio e alle attività produttive: «Farò le mie valutazioni sul da farsi». Lei, vicinissima all'area del Pd di Francesco De Angelis, inviso a Salera, è pronta per riaprire un dialogo. Ma non si esclude che su di lei potrebbe scendere l'ombrello della segreteria provinciale, guidata da Luca Fantini. «Io vado avanti comunque», ribadisce Salera quando gli si chiede cosa farebbe in caso di un intervento dei vertici provinciali del suo partito.

La presidente del consiglio comunale, Barbara Di Rollo, invece, è laconica: «Di certo non mi aspettavo che la riunione andasse così. Credevo che si sarebbe messo un punto, voltato pagina e saremo andati avanti. Ma così non è stato». Nonostante la ritrosia della sua presidente d'aula, il primo cittadino si mostra risoluto: «La maggioranza dei consiglieri mi appoggia, per cui daremo vita ad un nuovo esecutivo».
Tuttavia c'è da vagliare la fiducia di Demos, sempre più ai margini delle dinamiche interne. «Anche senza i due consiglieri noi la maggioranza l'abbiamo comunque», dicono i saleriani. In base a come si configurerà il nuovo scherma di gioco, gli equilibri in maggioranza potrebbero cambiare. E di molto. Insomma, nessun dorma.