Diciamo subito che non passerà alla storia come una delle campagne elettorali più esaltanti. Pochi comizi, qualche strafalcione, candidati sottotono e zero programmi, se non il solito libro dei sogni con le chiacchiere che puntualmente ci propinano da sempre.
Sta di fatto che oggi e domani i 4.815.838 elettori del Lazio voteranno per scegliere il successore di Nicola Zingaretti, presidente per dieci anni e da settembre deputato del Pd.
I candidati alla presidenza
Ma veniamo ai candidati alla presidenza della Regione. A raccogliere il testimone del centrosinistra è Alessio D'Amato, romano, assessore uscente alla sanità che ha gestito l'emergenza Covid nel Lazio, ottenendo anche una visibilità mediatica che mai si sarebbe sognato. Non gradito a una parte del Partito democratico, è a capo di una coalizione che ancora non ha digerito la batosta delle elezioni politiche dello scorso autunno. È sostenuto da sette liste (Partito democratico, Verdi – Sinistra, Demos, Azione – Italia Viva, Partito Socialista italiano, +Europa e Lista civica D'Amato), con il Movimento Cinque Stelle che fa corsa a sé dopo il tentativo del "Campo largo" miseramente naufragato.
E a proposito dei Cinque Stelle, il presidente Giuseppe Conte ha deciso di puntare su Donatella Bianchi. Ligure di La Spezia, volto noto della televisione, è la conduttrice di "Linea blu" su Rai Uno. Giornalista, è stata presidente del Wwf Italia e dal 2019 è alla guida del Parco nazionale delle Cinque Terre e del Parco letterario Eugenio Montale. Oltre alla lista del Movimento Cinque Stelle sulla scheda c'è anche quella del Polo progressista – Sinistra ecologista.
Francesco Rocca è invece il candidato del centrodestra, fortemente voluto dal premier e leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni. Avvocato penalista in prima linea nella lotta alle mafie, è stato sei anni sotto scorta. Ha avuto importanti incarichi nella sanità, è stato commissario dell'ospedale Sant'Andrea di Roma dal 2002 e, fino al 2007, direttore generale, e successivamente componente del consiglio d'indirizzo dell'Istituto nazionale per le malattie infettive del "Lazzaro Spallanzani" e del nucleo valutazione dell'Istituto nazionale tumori. Commissario straordinario della Croce rossa italiana nel 2008, dal 2013 ha ricoperto la carica di presidente nazionale. È stato il primo italiano a essere eletto per due volte consecutive presidente internazionale della più grande organizzazione umanitaria del mondo. A tirargli la volata sei liste (Fratelli d'Italia, Forza Italia, Lega, Noi moderati, Unione di Centro e Lista civica Rocca).
Infine le due candidate della sinistra, Rosa Rinaldi e Sonia Pecorilli. La prima, con un passato da sindacalista, è stata sottosegretario al lavoro e alla previdenza sociale dal 2006 al 2008 nel governo di Romano Prodi. La lista a suo sostegno è Unione Popolare, movimento guidato da Luigi De Magistris nato nel 2022 e sostenuto da vari partiti e associazioni tra cui DeMa, Manifesta, Potere al Popolo e Rifondazione Comunista. La candidata alla presidenza per il Partito Comunista Italiano è Sonia Pecorilli, consigliere comunale di maggioranza a Sermoneta, in provincia di Latina.
Il caso Pignalberi
Non sarà della partita Fabrizio Pignalberi, escluso dalla competizione. Pignalberi aveva depositato le liste nelle circoscrizioni di Frosinone, Viterbo e Roma. La legge in questo caso prevede che per poter essere candidato alla presidenza le liste vanno presentate in tre circoscrizioni su cinque. Ma la commissione elettorale centrale presso il Tribunale di Frosinone ha escluso le due liste collegate, vale a dire Quarto Polo per l'Italia e Pignalberi presidente, facendo cadere la sua candidatura. L'esclusione è infatti arrivata subito dopo dall'Ufficio centrale regionale presso la Corte d'appello di Roma. La contestazione alla base dell'esclusione riguarda alcune firme necessarie per presentare le liste e ritenute false dalla Procura di Frosinone. Contestualmente all'esclusione è scattato il divieto di esercitare la professione di avvocato per un anno a carico dei due legali che hanno autenticato le firme.
Inutili i ricorsi presentati da Pignalberi (sei al Tribunale amministrativo, sezione di Latina, otto al Tar di Roma e quattro al Consiglio di Stato, un record). Qualcuno è stato ritirato ma la maggior parte è stata giudicata inammissibile.
Un po' di numeri
Senza Pignalberi, in provincia di Frosinone i candidati a uno dei cinquanta posti nel consiglio regionale (quattro in Ciociaria con la teorica possibilità di un quinto legata al calcolo dei resti) scendono a centodue, perfettamente divisi tra uomini e donne come previsto dalle modifiche apportate alla legge elettorale nel 2017, sei per ognuna delle diciassette liste.