Il centrosinistra per continuare a governare la Regione Lazio, il centrodestra per espugnare una roccaforte del principale avversario, il Movimento Cinque Stelle per dimostrare di essere indispensabile in ogni opzione di ricostituzione del campo progressista. Sono questi i temi politici principali (ma non gli unici) delle ormai prossime regionali del Lazio. Il lungo conto alla rovescia è terminato. Si vota domenica (dalle 7 alle 23) e lunedì (dalle 7 alle 15). Lo spoglio inizierà subito dopo.

I grandi numeri
Cinque i candidati alla presidenza della Regione: Alessio D'Amato (centrosinistra), Francesco Rocca (centrodestra), Donatella Bianchi (Movimento Cinque Stelle), Rosa Rinaldi (Unione Popolare), Sonia Pecorilli (Partito Comunista Italiano). In provincia di Frosinone i candidati al consiglio regionale sono 102. In palio ci sono 4 seggi. Vuol dire che centrerà il risultato uno su venticinque. E queste cifre delineano già la difficoltà di un'elezione complessa e molto importante sia sul piano politico che amministrativo. Le liste presenti sulla scheda nella circoscrizione provinciale di Frosinone sono 17: 7 a sostegno di Alessio D'Amato (Pd, Azione-Italia Viva, Verdi e Sinistra, Più Europa, Psi, Demos, Lista civica D'Amato), 6 con Francesco Rocca (Fratelli d'Italia, Lega, Forza Italia, Rocca Presidente, Noi Moderati, Unione di Centro), 2 con Donatella Bianchi (Movimento Cinque Stelle, Polo Progressista), 1 con Rosa Rinaldi (Unione Popolare), 1 con Sonia Pecorilli (Partito Comunista Italiano). L'implicazione politica dell'appuntamento è enorme e sicuramente ci saranno riflessi sul piano nazionale.

Le chiusure e l'attesa
Alessio D'Amato ha chiuso la campagna elettorale ieri a Roma a piazza Sauli. Sono arrivati i videomessaggi che i quattro candidati alle primarie per la segreteria del Pd hanno voluto inviare. Parliamo di Stefano Bonaccini, Paola De Micheli, Elly Schlein e Gianni Cuperlo. Tutti hanno sottolineato l'impegno e i risultati ottenuti nel contrasto alla pandemia da Covid-19.
Il candidato del centrodestra Francesco Rocca non ha voluto grandi eventi di chiusura della campagna elettorale. Il suo intervento di domenica scorsa all'Auditorium della Conciliazione, alla presenza di tutti i leader dello schieramento di centrodestra, ha rappresentato in qualche modo il comizio finale. E l'endorsement del presidente del consiglio Giorgia Meloni non poteva essere più netto: «La sinistra non sta spiegando gli errori fatti in questi anni. Questa è una regione che ha Roma al suo interno, ed è rimasta indietro rispetto alle sue potenzialità». Il Movimento Cinque Stelle per la fine della campagna elettorale ha scelto il quartiere Pigneto, al cinema Nuovo Aquila. Con la candidata Donatella Bianchi, tra gli altri, Giuseppe Conte (deputato e presidente dei pentastellati) e l'ex ministro Sergio Costa.
Rosa Rinaldi (Unione Popolare) e Sonia Pecorilli (Partito Comunista Italiano) cercheranno un risultato politico significativo.

Un risultato che peserà
Le regionali arrivano dopo le politiche del 25 settembre 2022, che hanno ridisegnato la mappa dei rapporti di forza e delle prospettive. Il centrodestra non vuole fermarsi, ma il tema sarà pure quelli degli equilibri tra Fratelli d'Italia e gli alleati della Lega e di Forza Italia. Nel campo progressista il puzzle è completamente saltato. Negli ultimi diciotto mesi Partito Democratico e Movimento Cinque Stelle sono stati alleati e i pentastellati hanno perfino espresso due assessori in giunta: Roberta Lombardi e Valentina Corrado. La rottura politica affonda le radici in quella avvenuta a livello nazionale, tra il segretario del Pd Enrico Letta e il presidente dei Cinque Stelle Giuseppe Conte.

Nel Lazio con i Democrat c'è il Terzo Polo di Carlo Calenda (Azione) e Matteo Renzi (Italia Viva). Considerando che il 26 febbraio ci saranno le primarie per la segreteria nazionale del Pd, sono tanti i nodi che dovranno essere sciolti. C'è inoltre un aspetto che riguarda in modo specifico il Lazio. Negli ultimi dieci anni a guidare la Regione è stato Nicola Zingaretti. Con lui un pezzo importante di classe dirigente del centrosinistra: Alessio D'Amato, Daniele Leodori, Massimiliano Smeriglio. Tanto per fare dei nomi. Il voto di domani e lunedì rappresenterà un test per tutti. Su questo non possono esserci dubbi.

Come è andata nel 2018
Cinque anni fa, il 4 marzo 2018, Nicola Zingaretti fu confermato Governatore nello stesso giorno in cui il centrosinistra a guida Pd a livello nazionale subì una sconfitta politica pesantissima. Nicola Zingaretti (centrosinistra) vinse con il 32,93% dei consensi, che furono 1.018.736. Stefano Parisi, candidato del centrodestra, ottenne 964.757 voti, pari al 31,18%. La candidata dei Cinque Stelle era Roberta Lombardi: 835.137 voti, il 26,99%. Le liste del centrodestra ottennero 922.664 preferenze, raggiungendo il 36,37%. Il centrosinistra raccolse invece 867.393 voti, il 34,19%. In provincia di Frosinone, però, a prevalere fu Stefano Parisi: 102.129 voti, il 35,73%. Per Nicola Zingaretti 90.816 preferenze, il 31,77%. Roberta Lombardi di consensi ne raccolse 75.242 (26,32%).

Questi i risultati dei partiti: Movimento Cinque Stelle primo partito al 20,90%, con 52.702 voti. Quindi Partito Democratico al 20,21% (50.966 voti), Forza Italia al 17,57% (44.311), Lega all'11,21% (28.259), Fratelli d'Italia al 5,59% (14.100). Il quadro politico è radicalmente cambiato. Il sistema elettorale è a turno unico, non è previsto il ballottaggio. Vince chi prende anche un solo consenso in più. Se per il presidente si vota in una logica maggioritaria, per le liste l'impostazione è proporzionale (infatti ogni partito corre per sé). Infine l'elettore potrà indicare una o due preferenze, scrivendo il cognome sulla scheda. Nel caso di due indicazioni dovrà essere rispettata l'alternanza di genere: un uomo e una donna. O viceversa. È prevista altresì l'opzione del voto disgiunto, ovvero votare un candidato presidente e una lista non collegata che sostiene un altro competitor.