«Ho accettato la candidatura a presidente della Regione Lazio con Unione Popolare, che ringrazio per la fiducia, impegnandomi a fare del mio meglio per apportare tutto il mio contributo. Molte e molti mi conoscono per la condivisione di lotte e iniziative comuni: dalla sanità pubblica all'ambiente, al lavoro, alla formazione professionale, ai trattati internazionali, all'autodeterminazione delle donne, alle proteste contro lo sfruttamento dell'immagine femminile, alla violenza contro le donne. La precocità ha caratterizzato la mia vita, ho iniziato a lavorare molto presto, studiavo la sera e leggevo "l'Unità" sui mezzi di trasporto».

Così Rosa Rinaldi, candidata di Unione Popolare alla presidenza della Regione Lazio. Si presenta in questo modo: «Sono nata a Monte Sant'Angelo, in provincia di Foggia, il 4 gennaio 1955. A 19 anni mi sono iscritta al Pci nella sezione di Nova Milanese, iniziando così un lungo percorso di battaglie politiche e sociali che sino ad oggi non si è mai interrotto». Unione Popolare è un movimento nato nel luglio 2022, sostenuto da vari partiti e associazioni tra cui DeMa, Manifesta, Potere al Popolo e Rifondazione Comunista, oltre a numerose persone della società civile. È guidato da Luigi de Magistris.

L'impegno politico, sindacale e sociale ha caratterizzato tutta la vita di Rosa Rinaldi, che rileva: «Nel 1993 mi sono iscritta a Rifondazione Comunista, con un folto gruppo di compagni e compagne della Cgil. Dopo incarichi istituzionali, ricoperti per Rifondazione Comunista, ho scelto di rientrare al lavoro, continuando la mia militanza nel Prc, divenendo nel 2009 responsabile della comunicazione. Nel 2010 sono entrata nella segreteria nazionale del Prc e dal 2012 ho assunto l'incarico di responsabile nazionale "Beni Comuni" della Federazione della Sinistra». Il riferimento agli "incarichi istituzionali" vuol dire che Rosa Rinaldi è stata vicepresidente della Provincia di Roma con Enrico Gasbarra, ma anche sottosegretario al lavoro nel Governo guidato da Romani Prodi. Racconta: «Nella seconda metà degli anni '70 ho presieduto il comitato di gestione del primo consultorio famigliare in Italia, quello di Desio-Nova-Muggiò, istituito per un piano di monitoraggio sugli effetti della contaminazione da diossina. Incontrai qui il movimento femminista e il Comitato tecnico scientifico autorganizzato. Ho contribuito a importanti campagne per la salute delle donne nelle assemblee in fabbrica e in quelle di caseggiato. È attraverso la partecipazione diretta delle donne che si riuscì a sviluppare la diffusione sul territorio dei servizi di prevenzione, per una maternità libera e consapevole e soprattutto per la prevenzione delle malattie». L'abbiamo intervistata.

Allora Rinaldi, quale significato politico e amministrativo assume la partecipazione di Unione Popolare alle elezioni regionali del Lazio?
«Quello di dare una alternativa alle maggioranze attuali e passate, quello di riattivare la partecipazione diretta di associazioni, cittadine e cittadini alla programmazione, gestione e controllo dei servizi pubblici. Insomma riaprire una stagione di partecipazione diretta dei servizi e delle scelte per le cittadine e i cittadini della regione. La pandemia dovrebbe avere insegnato che il governo della cosa pubblica riguarda direttamente le persone».
Quali fattori decideranno davvero queste elezioni regionali: l'affluenza, la capacità di mobilitazione, il vento nazionale, la situazione economica del Paese?
«La situazione economica del Paese e le scelte che verranno assunte dalle Regioni, si pensi all'uso dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, al reddito di cittadinanza che va salvaguardato visto l'impoverimento delle persone, le politiche abitative e del territorio. Va contrastata la scelta assurda del "mega inceneritore" perché un'altra politica dei rifiuti è davvero possibile».

Infrastrutture, lavoro, trasporti: quali le priorità nel suo programma su questi temi?
«Ci vuole un intreccio più virtuoso tra formazione professionale, lavoro, e domanda del territorio. A questo fine vanno indirizzate le politiche e i fondi sociali europei. Va incoraggiata la buona occupazione, ma anche la creazione di start up  o nuove "imprese". Quindi incentivi vanno destinati anche al consolidamento delle nuove imprese. Sui trasporti bisogna investire di più e meglio, va fatto un vero e proprio "piano regolatore" dei flussi e  degli orari in relazione alle esigenze di spostamento delle persone, verso il lavoro, lo studio, i servizi. Va rinnovato il "parco macchine" per alcune tratte: la situazione dei trasporti è inaccettabile, non ultima Roma».

Quale il modello di sanità che avete in mente? E perché si parla così poco di scuola?
«La pandemia ci indica chiaramente che  va ricostituito il Servizio Sanitario Nazionale che unifichi il Paese nel nome del diritto alla salute previsto dalla Costituzione. Le Regioni debbono dotarsi di piani di programmazione per l'erogazione dei servizi. Soprattutto va lanciato un piano straordinario di assunzioni nella sanità in relazione con le Università dalle quali va abolito il numero chiuso nelle specializzazioni. Oggi vengono appaltati persino i turni di lavoro! La scuola e l'istruzione sono anch'essi diritti costituzionali, ritengo che i diritti costituzionali, come l'istruzione, la sanità e via di questo passo, vadano garantiti dallo Stato e non dall'autonomia regionale differenziata di cui si sta discutendo. Noi siamo contro ogni autonomia differenziata, ma per il ritorno della responsabilità nazionale. Certamente nell'ambito del diritto all'istruzione e  alla salute ma non solo».

Le province di Frosinone e Latina sono alle prese con una situazione occupazionale complicata. E secondo le previsioni andrà anche peggio nel prossimo futuro. Come si inverte la tendenza?
«Promuovendo tavoli di programmazione tra la Regione, le Province e le parti sociali, affrontando gli studi dei diversi settori produttivi, riconoscendo alcune "vocazioni" territoriali relativamente ai settori produttivi e dotandosi di piani di investimento e per l'occupazione partendo dalle realtà locali e con la partecipazione diretta dei soggetti sociali».

Perché le operazioni di bonifica della Valle del Sacco sono così complicate?
«L'inquinamento del Sacco e della sua valle da betaesaclorociloesano, risale almeno al 2005, anno in cui, se non ricordo male, ci fu la moria delle mucche. È evidente che la sostanza inquinante va tolta dal sedime del fiume. Avrebbero dovuto aprire confronti diretti con i Comuni e le Province interessate, come, feci io quando ero vicepresidente della Provincia di Roma, ma come spesso capita si rinviano le scelte più complicate, si lascia andare fino alla prossima emergenza. Ecco, bisogna ribaltare questo modo di pensare e di agire: il coinvolgimento delle istituzioni interessate e delle associazioni è indispensabile ai fini di una seria e accurata programmazione degli interventi necessari».

Economia del mare, infrastrutture, Roma-Latina: la ricetta per il rilancio dell'economia della provincia pontina è questa?
«Il mare è un bene da proteggere e rendere fruibile, le infrastrutture sono necessarie, ma va evitata ulteriore cementificazione e scelte ecologicamente discutibili. Pensiamo che vada messa in sicurezza la Pontina, che vada privilegiato il ferro per i trasporti delle persone e delle merci: treni e metropolitana leggera lungo la Pontina. Sarebbe la soluzione al traffico, all'inquinamento e soprattutto sarebbero infrastrutture che migliorano la qualità della vita e degli scambi delle cittadine e cittadini delle aree pontine».

Capitolo rifiuti. Nel Lazio mancano le discariche, in questi anni c'è stata una continua rincorsa all'emergenza, soprattutto per la situazione di Roma. Quindi c'è il tema del termovalorizzatore della Capitale, che ha determinato la frattura tra Pd e Cinque Stelle. Da cosa si riparte? Con quali obiettivi? E con quali tempi?
«La politica dei rifiuti si è basata soprattutto sulle discariche, Per decenni si è contenuto il costo del conferimento dei rifiuti in discarica  e sono stati privilegiati impianti tesi a bruciare i rifiuti. Nel 2004 ho fatto il piano per la raccolta differenziata mono materiale porta a porta della Provincia di Roma di cui ero vicepresidente. Un buon piano teso al recupero e riuso sviluppato anche con le aziende di diversi settori merceologici. Tutti i Comuni della Provincia di Roma aderirono tranne Roma e i risultati si vedono oggi. Costruire ed investire ingenti risorse per un inceneritore significa chiudere la stagione della raccolta differenziata, giacché l'inceneritore ha bisogno di rifiuti da bruciare. Sarebbe un grave danno, una scelta antiecologica, aumenterebbe l'inquinamento e, soprattutto penalizzerebbe quei territori, vedi per esempio i Castelli romani, che da anni sono virtuosi nella raccolta differenziata».

Che tipo di campagna elettorale sta facendo (social, comizi, incontri, porta a porta)?
«Sto girando ed incontrando, associazioni, cittadini e cittadine nel  territorio, abbiamo costruito e partecipato ad incontri anche specifici su temi, come i rifiuti, o la Roma-Latina, sulle questioni della privatizzazione dell'acqua costituendo aziende, nonostante il referendum. Utilizziamo i social per dare notizie sul programma, sulle iniziative e dove trovarci».

Quale la sua posizione sulla guerra e sul reddito di cittadinanza?
«Sono e siamo contro la guerra e va scongiurata una terzo conflitto mondiale, va rispettata la Costituzione che all'articolo 11 recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni". Sono favorevole al reddito di cittadinanza come strumento di civiltà e dignità  contro lo sfruttamento».