Fabrizio Pignalberi non lascia. Anzi raddoppia e annuncia nuove iniziative per ottenere la riammissione di una lista, la lista "Pignalberi Presidente", a suo sostegno esclusa, nei giorni scorsi, dall'Ufficio centrale circoscrizionale presso il Tribunale ordinario di Frosinone per carenza di requisiti formali e conseguentemente per ottenere l'annullamento del provvedimento della Corte di Appello di Roma del 30 gennaio scorso con il quale è stata disposta l'esclusione della sua candidatura alla carica di presidente della Regione Lazio per il mancato collegamento a liste di sostegno in tre circoscrizioni elettorali.
Nella giornata di ieri, in un post pubblicato sulla sua pagina ufficiale di Facebook, Pignalberi ha dichiarato che «dopo circa 48 ore di silenzio durante il quale avevo deciso di ritirarmi dalla competizione, grazie al supporto dei dirigenti, dei candidati, degli amici e in particolar modo della famiglia, ho deciso di lottare per fare uscire fuori la verità sul giallo delle firme di Serrone, depositando un voluminoso ricorso al Tar per l'assalto finale. Avevo deciso di fare un passo indietro, ma solamente per prendere la rincorsa, non è importante il risultato elettorale, ma per me è vincere e superare questo giallo. Ora più che mai spingiamo!!!!!». Pignalberi ha deciso di ricorrere in proprio, chiamando in causa l'Ufficio centrale regionale della Corte d'Appello di Roma per l'elezione del Presidente della Regione Lazio, l'Ufficio Centrale Circoscrizionale presso il Tribunale di Frosinone, la prefettura di Frosinone e la prefettura di Roma.
Uno sviluppo della querelle che rischia di far slittare il voto nel Lazio, a poco più di dieci giorni dall'appuntamento elettorale, considerato che il ricorso deve essere ancora calendarizzato dal Tar di Roma.
Intanto, ieri, la sezione prima del Tar di Latina ha dichiarato estinti i giudizi per rinuncia al gravame dei ricorsi, che erano stati presentati da Pignalberi e dai delegati delle liste "Pignalberi Presidente" e "4º Polo per l'Italia", per l'annullamento delle decisioni dell'Ufficio centrale circoscrizionale presso il Tribunale ordinario di Frosinone con cui le due liste non erano state ammesse perché, entrambe, presentate da un numero di sottoscrittori inferiori a mille. Nel primo ricorso, la lista "Pignalberi presidente" lamentava la decisione della commissione di ricusare la lista a seguito dell'esclusione di 248 firme, oggetto d'indagine (da parte della procura frusinate), in quanto non superava più il numero minimo di 1.000 sottoscrizioni. Nel ricorso si chiedeva l'annullamento della decisione, ritenuta «illegittima», in quanto nonostante l'esclusione, stava scritto nell'atto, il numero minimo di firme sarebbe rispettato. In alternativa il ricorso chiedeva la «riconta dei certificati».
Nel secondo ricorso la lista "4º polo per l'Italia" lamentava la ricusazione a seguito dell'esclusione di 477 firme anch'esse oggetto d'indagine. Sempre perché, così, non superava il minimo delle 1.000 firme. Nel ricorso si chiedeva che la lista venisse «immediatamente riammessa, in quanto i disconoscimenti delle persone sulle firme sono relative ad una terza pec mai richiesta». E sollecitava l'ammissione in quanto «sussistono tutti i requisiti previsti in materia di presentazione della lista dei candidati».
I due giudizi sono stati dichiarati estinti. Le pronunce, però, di ieri del Tar con la dichiarazione di estinzione non chiudono la partita, che avrà una coda con un altro ricorso. Dalla decisione sulla riammissione delle liste dipende anche la presenza di Pignalberi quale candidato presidente in quanto, in caso di rigetto definitivo, verrebbe meno la presenza minima delle liste in tre circoscrizioni.