"Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?". Il celebre dilemma di Nanni Moretti sembra riproporsi in questa fase della campagna elettorale per le regionali del Lazio. Il tema è quello dei confronti diretti dei candidati alla presidenza. Non soltanto televisivi. Ormai il dado è tratto e le differenze, politiche e programmatiche, sono evidenti. Infatti ognuno si sta regolando secondo la propria strategia. Sullo sfondo rimane il nodo dell'affluenza.
La sensazione forte è che le regionali non siano riuscite a "scaldare i cuori" dell'elettorato. Almeno finora. E il fatto che i candidati al consiglio regionale stiano lavorando sulle preferenze più che sui voti è indicativo. D'altronde è sempre stato così, anche per come è strutturato il sistema elettorale: impronta maggioritaria per il voto al presidente, proporzionale per quanto riguarda i partiti. Quindi le preferenze: se ne possono indicare (scrivendo il cognome sulla scheda) una o due. Ma nel secondo caso bisognerà rispettare il principio dell'alternanza di genere: un uomo e una donna o viceversa. Per quanto riguarda la provincia di Frosinone, i seggi da consigliere previsti sono 4. In campo ci sono 17 liste e 102 candidati.
Pd e Cinque Stelle
Tra i temi politici più rilevanti delle regionali del Lazio c'è la frattura profonda tra Partito Democratico e Movimento Cinque Stelle, che pure hanno governato insieme nell'ultimo scorcio della legislatura. D'altronde il botta e risposta dei giorni scorsi tra Donatella Bianchi e Alessio D'Amato non lascia adito ad interpretazioni. Ha affermato la Bianchi: «Purtroppo il candidato di Renzi e Calenda, Alessio D'Amato, insiste nella sua masochistica campagna di autogol. Reiterando l'errore di Enrico Letta alle politiche, continua a chiedere il voto agli elettori del Movimento Cinque Stelle, dopo che però il suo Pd li ha snobbati, facendosi "commissariare" dal Terzo Polo anziché rispondere alla proposte di Conte di un confronto programmatico come è avvenuto in Lombardia. Forse D'Amato dovrebbe interrogarsi sui voti persi a causa di questi atteggiamenti propri di una politica vecchia, fatta di alleanze di comodo che ha indotto una parte dell'elettorato Dem ad affidarsi al nuovo corso di Giuseppe Conte. In un modo o nell'altro, noi abbiamo le idee chiare: corriamo per dare ai cittadini un'idea nuova del "fare politica". A D'Amato lasciamo l'elemosina del voto al nostro elettorato, anche se non possiamo nascondere un certo imbarazzo nel vederlo così in confusione». Alessio D'Amato ha replicato: «Bianchi afferma di candidarsi per fare un test. O, come diceva Jannacci, per vedere di nascosto l'effetto che fa. I cittadini del Lazio meritano di più. La competizione è tra me e il mondo antico di Rocca. Gli elettori hanno la possibilità di utilizzare il voto disgiunto. L'unica alternativa credibile al mondo antico è votare me come presidente». Ieri il candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione ha rilevato: «Il Pd per la sua storia e la sua vocazione deve saper parlare a tutti, ma sulla questione Giarrusso non sta a me decidere ed è distante dalla mia storia. Sono lontano anni luce dalla politica spettacolo, mi occupo dei problemi concreti dei cittadini e della mia regione». Alessio D'Amato in più occasioni ha rivolto un appello al voto utile. E anche a quello disgiunto, che consiste nella possibilità di votare per un candidato presidente e per una lista a lui non collegata. La strategia è quella di provare ad entrare nell'elettorato dei pentastellati. La reazione di Donatella Bianchi va inquadrata in questo tipo di contesto politico.
Il centrodestra
Il sistema elettorale per il Consiglio aiuta molto, specialmente in provincia di Frosinone. Gli eventi unitari sono pochi e quindi ogni partito procede per proprio conto. Peraltro con un alto tasso di competizione interna, visto che in campo ci sono sei candidati per lista. In questi ultimi mesi le distanze tra Fratelli d'Italia e Lega sono apparse incolmabili. Per esempio in occasione delle elezioni per il presidente della Provincia: vero che hanno votato gli addetti ai lavori (sindaci e consiglieri), ma in ogni caso il risultato ha avuto una valenza e degli effetti politici. Sia FdI che il Carroccio si giocano molto il 12 e 13 febbraio. E Forza Italia vuole dimostrare di avere un proprio peso. Udc, Noi Moderati e lista "Rocca presidente" cercano un risultato degno di nota. Francesco Rocca, candidato Governatore, mostra sicurezza. E non perde occasione per ribadire di essere certo della vittoria. In ogni caso, e il discorso riguarda tutti, le elezioni regionali (del Lazio e della Lombardia) sono il primo appuntamento dopo le politiche del 25 settembre scorso. Rappresenteranno un test a livello nazionale ma pure territoriale.