Una lunga esperienza politica alle spalle e un vissuto professionale che le offre un punto di vista privilegiato sul mondo della sanità, il cui potenziamento mette in cima ai suoi obiettivi. Nadia Belli, candidata di Fratelli d'Italia alle elezioni regionali del Lazio ha le idee chiare sulla regione che vorrebbe. È stata vicesindaco del comune di Pontecorvo, assessore per circa sette anni e ora consigliera comunale e si definisce "orgogliosamente infermiera". Con lei abbiamo fatto il punto sulle idee che mette in campo per questa tornata elettorale.

Quali sono i punti di forza della sua campagna elettorale?
«Ho elaborato un programma sulle tematiche che ritengo essere prioritarie alla luce del contesto attuale. Prima fra tutte la sanità. Ma anche le politiche sociali, perché ci sono molte persone che vengono lasciate indietro, finanziamenti europei e imprenditoria».

Partiamo dalla sanità. Un mondo che vive quotidianamente grazie al suo lavoro...
«La mia esperienza professionale mi ha sicuramente accresciuto dal punto di vista umano, ma mi ha anche messo di fronte a una dura realtà. Finanziamenti insufficienti, macchinari obsoleti, lunghe liste d'attesa e, soprattutto, la necessità di implementare il servizio di emergenza-urgenza del 118 che al momento non è adeguato. In merito alle lunghe liste d'attesa, poi, basti pensare che se oggi si prenota una visita cardiologica bisogna aspettare il 2024 per poterla effettuare. Trovo che sia semplicemente ingiusto. È necessario, poi, potenziare le strutture ospedaliere del Basso Lazio e sviluppare la sanità di prossimità. Per esempio la nutrizione parentelare esiste soltanto a Frosinone e deve far fronte alla necessità di tantissimi comuni. Bisogna ripristinare le prestazioni sanitarie ordinarie, gli screening preventivi e prevedere, in provincia di Frosinone, degli ambulatori che si occupino di sterilità per far fronte al problema della scarsa natalità. Tra i miei obiettivi c'è anche l'aggiornamento e l'implementazione del registro dei tumori, che sono in aumento, e la promozione degli screening per quelli più diffusi, come linfomi e leucemie».

Come interverrebbe sulla gestione dei rifiuti?
«Serve un incremento della raccolta differenziata. Bisogna promuovere il riciclo e il riuso. Una pratica che permette di creare ricchezza perché quelli che erano rifiuti, una volta riciclati diventano beni primari».

Tra i suoi interessi ha citato l'imprenditoria. Cosa manca all'industria del territorio?
«Qualche giorno fa ho incontrato imprenditori che mi hanno raccontato di grosse difficoltà nel trovare personale. La nostra provincia, inoltre, è ricca di opportunità, ma vanno sviluppate. Abbiamo molti prodotti d'eccellenza, che però non sono tutelati. Pensiamo a prodotti dop come il peperone di Pontecorvo, il tabacco, i vini, gli oli. Bisognerebbe formare delle cooperative che facciano vendere il prodotto. Per fare un esempio ci sono molte aziende produttrici di Cesanese del Piglio, ma non c'è una cooperativa che faccia fronte comune sul prodotto. Sono tante, poi, le imprese che manifestano la necessità di ripartire dall'istruzione, promuovendo gli istituti tecnici professionali. Ciò aiuterebbe le aziende e, al tempo stesso, i giovani a trovare uno sbocco professionale».

Di cosa ha bisogno il mondo della politica?
«Le persone hanno perso la fiducia nella politica e questo spiega anche parte dell'astensionismo al voto. Bisogna ristabilire il contatto con i cittadini, riportandoli al centro. Io immagino un cerchio lungo il cui perimetro ci sono i politici. È un cerchio chiuso, ma dobbiamo riaprirlo. Dobbiamo parlare con la gente. Serve una politica che ridisegni strutturalmente la regione e restituisca ai cittadini la dignità e rispetto che sono stati persi».