Le elezioni regionali del Lazio e della Lombardia rappresentano il primo test per i partiti dopo le politiche del 25 settembre 2022. Inevitabile che avranno delle ripercussioni ad ogni livello. Perfino sul Governo. Il centrodestra è favorito, ma proprio per questo ha tutto da perdere. Il centrosinistra viene da dieci anni alla guida dell'ente della Pisana, con Nicola Zingaretti presidente. Il che vuol dire che una sconfitta non soltanto lascerebbe il segno ma sarebbe la fine di un ciclo. Sotto questo punto di vista anche Alessio D'Amato ha tutto da perdere. Diverso il discorso per il Movimento Cinque Stelle: la candidatura di Donatella Bianchi, voluta fortemente da Giuseppe Conte, di fatto ha segnato un cambio di prospettiva nel Lazio. Cinque anni fa in campo c'era Roberta Lombardi, protagonista poi dell'intesa con il Pd, con il conseguente ingresso in giunta. Quel modello non esiste più e ad archiviarlo è stato proprio Giuseppe Conte.
I confronti in televisione
Ci saranno nei prossimi giorni e uno sarà moderato da Bruno Vespa. Per alcuni addetti ai lavori possono rappresentare un'incognita. A quattordici giorni dal voto siamo nel periodo di divieto di diffusione e pubblicazione dei risultati dei sondaggi. Tutti quelli effettuati nelle scorse settimana davano Rocca in vantaggio. Anche per questo il candidato del centrodestra alla presidenza della Regione è fiducioso. E in questi giorni ripete questa frase: «Il giorno di San Valentino (ndr: 14 febbraio) festeggeremo tutti insieme alla Pisana». Naturalmente Alessio D'Amato non la pensa in questo modo. Ma pure Donatella Bianchi è determinata a giocarsi le sue carte fino in fondo. Ci sono poi altri candidati: Sonia Pecorilli (Partito Comunista Italiano), Rosa Rinaldi (Unione Popolare) e Fabrizio Pignalberi (Quarto Polo). Finora di programmi non si è parlato molto. Nei confronti televisivi sarà inevitabile farlo, ma per "bucare" il piccolo schermo saranno importanti anche gli slogan.
Il peso della Capitale
Il 5 febbraio a Roma, all'auditorium della Conciliazione, Giorgia Meloni (Fratelli d'Italia), Matteo Salvini (Lega) e Silvio Berlusconi (Forza Italia) interverranno a sostegno di Francesco Rocca. Non soltanto per lanciare un messaggio di unità della coalizione ma anche per "condividere" il risultato, qualunque esso sia. Perché una eventuale sconfitta sarebbe clamorosa e avrebbe degli effetti sul Governo. D'altronde il Lazio è sempre stato strategico nelle dinamiche nazionali: la vittoria di Francesco Storace mise in crisi l'esecutivo di Massimo D'Alema. Il risultato di Roma, come sempre, farà la differenza. Soprattutto Fratelli d'Italia ci punta molto. Alessio D'Amato deve tener presente il congresso del Pd alle porte. Per esempio sembra che Daniele Leodori potrebbe appoggiare Elly Schlein. Il punto è il seguente: l'altissimo tasso di competizione all'interno del Pd avrà un effetto moltiplicatore sulle preferenze oppure rappresenterà un problema? Anche Giuseppe Conte confida nel voto della Capitale. L'obiettivo è quello di provare a sorpassare il Partito Democratico a cinque mesi dal risultato delle politiche. In ogni caso, come dimostrano i precedenti, se a Roma dovesse esserci una situazione di sostanziale equilibrio, allora le province potrebbero diventare determinanti.
I precedenti
La prossima sarà la settima elezione diretta del presidente della Regione. Nelle precedenti sei occasioni il bilancio è di quattro vittorie del centrosinistra e due del centrodestra. Con poche eccezioni le sfide sono state sempre combattute. Nel 1995 Piero Badaloni (centrosinistra) vinse con il 48,14%. Alberto Michelini (centrodestra) arrivò al 47,97%. Nel 2000 successo di Francesco Storace (centrodestra) con il 51,29%. Piero Badaloni (centrosinistra) non andò oltre il 45,97%. Nel 2005 vittoria di Piero Marrazzo (centrosinistra) con il 50,69%. Francesco Storace (centrodestra) al 47,37%. Nel 2010 fu la volta di Renata Polverini (centrodestra), eletta presidente con il 51,14%. Mentre Emma Bonino (centrosinistra) arrivò al 48,32%. Nel 2013 la prima vittoria di Nicola Zingaretti (centrosinistra) con il 40,65%. Il candidato del centrodestra era Francesco Storace: 29,32%. Davide Barillari (Movimento Cinque Stelle) al 20,22%. Quindi il 2018: bis di Nicola Zingaretti (l'unico ad averlo centrato) con il 32,93%. Stefano Parisi (centrodestra) al 31,18%, Roberta Lombardi (Movimento Cinque Stelle) al 26,99%.