Ha messo nel mirino il bis al consiglio regionale, è già in piena campagna elettorale. Sara Battisti non risparmia delle autentiche bordate nei confronti del Movimento Cinque Stelle. Allo stesso tempo però è critica anche nei confronti di alcune scelte effettuate dal partito, soprattutto per le tempistiche congressuali. Però il confine lo delimita in maniera forte: «L'avversario è la destra, non dimentichiamolo». E i sondaggi che vedono favorito Rocca? Spiega Sara Battisti: «Lasciamo stare i sondaggi, contiamo i voti».

Allora consigliera Battisti, il Pd provinciale ha approvato la proposta di lista dei candidati alle regionali. Come la giudica?
«Ringrazio la segreteria, la direzione provinciale, chi ha lavorato per costruire una lista che giudico forte e competitiva. Siamo riusciti ad andare oltre lo steccato del Partito Democratico, aprendoci a personalità esterne che possono garantire sia l'allargamento del consenso nella competizione, sia un'apertura del nostro campo in vista del congresso. Bene la presenza di Antonio Pompeo e Maria Concetta Tamburrini, due importanti amministratori del territorio, così come quella di Libero Mazzaroppi che ha dimostrato in questi anni grandi capacità alla guida della sua comunità. Andrea Querqui è un giovane che sta svolgendo al meglio il suo ruolo nei banchi di opposizione alle destre, che stanno fallendo nel governo della città di Ceccano. Questa lista unisce competenze, capacità di amministrazione, realtà territoriali e sensibilità politiche diverse. Sono onorata di essere alla guida come capolista, daremo sicuramente il nostro contributo a sostegno di Alessio D'Amato presidente».

Una bella sfida essere capolista. Ma anche una grande responsabilità.
«Per guidare una lista ci vuole grande senso di responsabilità, soprattutto nella lealtà che si deve a tutti i componenti. Sono orgogliosa e motivata, tento sempre di ricucire divisioni, come ho fatto anche in queste settimane, attraverso il dialogo con l'obiettivo di tenere unito il Pd. Gli avversari sono le destre».

La sfida tre lei e Pompeo è una partita nella partita? Ora, va bene il ruolo di capolista ma la competizione tra le due aree politiche, Pensare Democratico e Base Riformista, è nei fatti.
«Non ci sono sfide interne, lavoreremo tutti nella stessa direzione per far vincere Alessio D'Amato. Ho lavorato cinque anni a stretto contatto con il territorio, abbiamo raggiunto tanti obiettivi grazie alle diverse sinergie instaurate. Sto incontrando i cittadini, gli amministratori, le associazioni, gli imprenditori, i rappresentanti di diverse categorie. Il confronto è assolutamente proficuo, segno che in questi anni il dialogo è stato costante e ha prodotto risultati. Dobbiamo proseguire».

Francesco Rocca, candidato del centrodestra, ha definito fallimentare l'esperienza di Zingaretti in questi dieci anni di Regione.
«Vede, c'è la polemica politica, legittima. Ma poi ci sono i dati, i numeri e i risultati incontestabili. Potrei raccontare tante esperienze, mi soffermo su alcuni esempi: l'uscita dal commissariamento della sanità dopo aver ereditato 700 milioni di debiti dalle destre, le seimila assunzioni di personale sanitario, la gestione della pandemia, il sostegno a famiglie e imprese durante il Covid, il rinnovo completo del parco dei mezzi pubblici, i numeri sul turismo. Sono risultati oggettivi. Con la destra il cambio di passo? Le dico che stiamo già pagando caro le scelte del governo nazionale: Salvini si immolava contro l'aumento dei pedaggi autostradali, la Meloni prometteva di tagliare le accise sulla benzina. Sappiamo bene come stanno oggi le cose».

A livello di alleanze sembra che non ci siano più margini per un accordo con il Movimento Cinque Stelle. È proprio così?
«Giuseppe Conte ha commesso un errore inspiegabile, ma non del tutto inaspettato. A livello nazionale sono stati al governo con tutti i partiti, in Regione Lazio sono passati dalla opposizione ferrea all'ingresso in maggioranza. Tuttora, giova ricordarlo, le due assessore che non si sono mai dimesse sono ancora in giunta. Il Movimento che voleva aprire le istituzioni come scatole di tonno oggi è il peggior esempio di partito, sempre più legato ai giochi di potere. Sarà responsabilità loro spiegare agli elettori perché, ad esempio, in Lombardia si sono alleati con il Partito Democratico mentre nel Lazio non hanno voluto sostenere il miglior rappresentante della giunta di cui loro stessi, come detto, hanno fatto e fanno parte».

Dopo le regionali un altro appuntamento molto importante, il congresso nazionale. Senza un attimo di tregua.
«Il partito non ha tenuto conto di un passaggio decisivo come le elezioni nel Lazio e in Lombardia, tra le regioni più importanti del Paese. Bisognava necessariamente costruire una leadership che guidasse il Pd durante questa fase o rimandare l'appuntamento a dopo le elezioni. Credo sia stata un'occasione sprecata. Per quanto mi riguarda sosterrò convintamente Stefano Bonaccini. Il mio è un riconoscimento sia inerente alla piattaforma, sia per il ruolo che Bonaccini da governatore dell'Emilia Romagna ha avuto in questi anni. Sarà la guida giusta per il Pd in una nuova fase costituente».

Bonaccini o Schlein, dopo Letta e dopo Zingaretti. Come per la Regione, per certi versi.
«I 10 anni di Nicola sono stati straordinariamente importanti. La Regione non aveva interlocuzioni con i territori, con le imprese, con le scuole, con le università, con le amministrazioni. Oggi è un'istituzione centrale, credibile. Un ente vicino alle imprese e ai cittadini. Alessio è il miglior candidato per proseguire questa esperienza, ha guidato il Lazio durante una delle fasi più critiche della storia con il Covid, siamo certi di poter vincere queste elezioni. Sto definendo alcune punti programmatici, che trasformerò, in caso di elezione, in proposte di legge. Dall'implementazione del "modello Stirpe", per eliminare il mismatch tra domanda e offerta di lavoro e agevolare l'occupazione dei giovani, all'università nella Asl di Frosinone, fino a nuovi progetti strategici per il turismo in provincia, per dar seguito a quanto fatto fino ad oggi, con la Ciociaria finalmente divenuta meta turistica appetibile e competitiva».