Quattro giorni all'ora della verità. Parliamo dell'elezione del presidente della Provincia, che sta assumendo una valenza politica enorme. E i tre candidati continuano a incontrare sindaci e consiglieri comunali, gli unici che alle urne possono fare la differenza. Riccardo Mastrangeli, Luigi Germani e Luca Di Stefano non stanno tralasciando nulla. Le prossime ore saranno determinanti, anche e soprattutto per capire se potranno esserci degli accordi dell'ultimo minuto. Improbabile però, specialmente per una ragione: tutti e tre sono convinti di vincere. E dunque nessuno intende interpretare il ruolo del gregario.

Dopo le politiche e prima delle regionali, le provinciali rappresenteranno anche il "termometro" dei diversi partiti. Dal 2014 ad oggi tutte le elezioni provinciali (sia quando si è votato per il presidente, si quando invece si è trattato di indicare i consiglieri) sono state caratterizzate da una importante percentuale di voti ponderati attribuibili ai "franchi tiratori".
L'esempio più clamoroso è stato quello del 2018, quando Antonio Pompeo fu confermato presidente con 51.768 voti ponderati. Mentre il candidato del centrodestra, l'allora coordinatore provinciale e sindaco di Pofi Tommaso Ciccone, si fermò a quota 34.442. Diversi esponenti del centrodestra votarono per Pompeo.

Sul piano temporale, invece, il precedente più vicino è quello dello scorso anno. Sempre il 18 dicembre. La lista del Pd ottenne 29.231 voti ponderati, eleggendo 4 consiglieri. Il centrosinistra schierò la coalizione del Campo Largo, della quale facevano parte anche il Polo Civico (13.592 voti ponderati e 2 consiglieri eletti) e Provincia in Comune di Luigi Vacana (10.717 voti ponderati e un consigliere). Nel centrodestra, la Lega mise in fila 19.883 voti ponderati, portando in aula 3 consiglieri. Per Fratelli d'Italia 15.368 voti e 2 consiglieri. Infine Forza Italia: 6.130 voti ponderati e nessun seggio.

Complicato (quasi impossibile per la verità) fare previsioni per l'elezione del presidente. Intanto perché è una corsa a tre e in secondo luogo la mappa delle alleanze è molto articolata. Riccardo Mastrangeli, sindaco di Frosinone, si è definito «un civico in quota Lega», ma anche «l'unico candidato del centrodestra in campo». Ha naturalmente l'appoggio del Carroccio e dell'area di Forza Italia che si riconosce nelle posizioni di Adriano Piacentini. Mastrangeli si sta però muovendo a tutto campo.

Il sindaco di Arce Luigi Germani è sostenuto dalla componente del Pd di Antonio Pompeo. Per lui si è impegnato moltissimo il sindaco di Cassino Enzo Salera. Con Germani c'è altresì Fratelli d'Italia di Massimo Ruspandini. Oltre naturalmente a molti esponenti dal profilo "civico". Tra i quali, per esempio, Luigi Vacana. Con Germani anche la parte di Forza Italia di Rossella Chiusaroli e Daniele Natalia.
Quindi il sindaco di Sora Luca Di Stefano, che alle comunali fu sostenuto dal Pd. Stavolta con lui c'è Pensare Democratico, la componente maggioritaria del partito, quella che fa riferimento a Francesco De Angelis. Di Stefano in ogni caso si sta rivolgendo a tutti gli amministratori locali.

I risultati saranno esaminati sotto un duplice punto di vista. Intanto relativamente ai tre candidati alla presidenza. Poi con riferimento ai partiti, che saranno attenti a cercare di individuare eventuali "franchi tiratori". In questi ultimi giorni i leader cercheranno di serrare le file il più possibile. Va tenuta presente una considerazione: in ogni Comune ci sono maggioranza e opposizione. Il che vuol dire che il voto ponderato non può essere considerato tutto da una parte. Resta da capire se i big si confronteranno sul da farsi oppure no. La posta in palio è diventata altissima per i partiti. Forse perfino in grado di determinare qualche candidatura alle regionali.