Il fuoco cova sotto la cenere. Ma è destinato a divampare dal 19 dicembre in poi. Dopo il risultato dell'elezione del presidente della Provincia, qualunque esso sia (il risultato). Gli schemi sono saltati, le tradizionali alleanze pure: a questo punto è diventato anche e soprattutto un confronto tra i leader, all'interno dello stesso schieramento ma anche di un singolo partito. Inevitabile. Nel Pd l'area di Francesco De Angelis sostiene la candidatura alla presidenza di Luca Di Stefano, quella di Antonio Pompeo è posizionata su Luigi Germani. Nel centrodestra la sfida a distanza è soprattutto tra i parlamentari Massimo Ruspandini e Nicola Ottaviani, leader rispettivamente di Fratelli d'Italia e della Lega. FdI appoggia Germani, mentre il Carroccio è con Riccardo Mastrangeli. Dappertutto soffiano venti di resa dei conti nei Comuni.

Da Frosinone a Cassino. Non sarà semplice gestire il "dopo voto". Anche se poi bisognerà iniziare la campagna elettorale per le regionali del Lazio, che si terranno il 12 e 13 febbraio. Dove invece gli schieramenti dovranno avere una connotazione "classica": centrodestra, centrosinistra e Movimento Cinque Stelle. Da non sottovalutare la partita nella partita, quella delle candidature nelle liste provinciali. L'esercito degli scontenti è destinato a moltiplicarsi.
In più c'è da fare i conti con le tensioni, le polemiche e gli inevitabili strascichi relativi alla vicenda degli Egato, gli enti di gestione dell'ambito territoriale ottimale dei rifiuti. Il rinvio delle assemblee dei sindaci a dopo le elezioni, stabilito dal presidente vicario della Regione Daniele Leodori, riguarda tutte le province del Lazio, tranne Frosinone, dove invece si è votato e alla presidenza è stato eletto Mauro Buschini, consigliere regionale del Pd.

Il dibattito politico è incandescente in questi giorni. Nicola Ottaviani, deputato e coordinatore provinciale della Lega, torna alla carica. Ribadisce: «Ancora una volta la Ciociaria viene ridicolizzata a livello nazionale per le scelte operate da una parte del Pd del Lazio, come già avvenuto l'estate scorsa e negli ultimi anni. In altre province del Lazio si era capito da subito dove avrebbe potuto portare questa vicenda e si sono bloccate le nomine di platino negli Egato. Non si comprende perché la stessa dignità non debba meritarla anche la provincia di Frosinone, ancora una volta utilizzata come cavia per esperimenti in barba ai sindaci e ad oltre mille amministratori locali. Questa ennesima brutta figura sugli Egato andrà chiarita e non solo politicamente. Ci aspettiamo posizioni chiare dalla sinistra a riguardo».

In ogni caso domenica 18 dicembre si vota per la presidenza della Provincia, dalle 8 alle 20. A seguire lo spoglio. Gli indici di ponderazione non sono cambiati rispetto allo scorso anno. Mentre i "grandi elettori" toccano quota 1.147, uno in più rispetto a qualche giorno fa. Precisamente: 91 primi cittadini e 1.056 consiglieri comunali. Dicevamo degli indici di ponderazione. Nella fascia verde, la più "pesante", ci sono Frosinone e Cassino. L'indice è pari a 287. Vuol dire che ogni singolo voto dei 2 sindaci e dei 56 consiglieri (58 "grandi elettori" in totale) vale 287 punti.
Quindi ci sono i 9 Comuni della fascia rossa: Alatri, Anagni, Ceccano, Ferentino, Isola del Liri, Monte San Giovanni Campano, Pontecorvo, Sora e Veroli. La fascia di ponderazione è 228. Gli aventi diritto 153: 9 sindaci e 144 consiglieri.

Nella fascia della scheda grigia i Comuni sono 12: Aquino, Arce, Arpino, Boville Ernica, Ceprano, Cervaro, Fiuggi, Paliano, Piedimonte San Germano, Ripi, Roccasecca, Sant'Elia Fiumerapido. L'indice di ponderazione è 115. I votanti sono 156: 12 sindaci e 144 consiglieri comunali.
Quindi i 16 Comuni della scheda arancione: Amaseno, Atina, Castelliri, Castro dei Volsci, Castrocielo, Esperia, Morolo, Patrica, Pico, Piglio, Pofi, San Giorgio a Liri, San Giovanni Incarico, Serrone, Supino, Torrice. Indice di ponderazione: 62. E i "grandi elettori" sono 208: 16 primi cittadini e 192 consiglieri.
Infine, i 52 Comuni della scheda azzurra. Indice di ponderazione: 30. Gli aventi diritto sono 572: 52 sindaci e 520 consiglieri comunali.

I prossimi saranno giorni di vertici a raffica ma anche di campagna elettorale senza sosta. Tutti calcolatrice alla mano per cercare di capire su quanti voti ponderati si può contare. Studio concentrato pure sui precedenti. Nel 2014, anno dell'entrata in vigore della legge Delrio, Antonio Pompeo vinse la sfida con Enrico Pittiglio: 50.174 voti ponderati contro 43.159. A sostegno di Pompeo c'erano I Democratici per Pompeo (32.111 voti ponderati), Forza Italia (22.677), Ncd-Udc (13.008). Con Pittiglio il Partito Democratico (22.610). Nel 2018 invece duello fra i due schieramenti: da una parte il centrosinistra guidato da Antonio Pompeo, dall'altra il centrodestra che schierò l'allora coordinatore provinciale di Forza Italia e sindaco di Pofi Tommaso Ciccone. Vinse Pompeo con 51.768 voti ponderati, mentre Ciccone ne totalizzò 34.442.
In entrambi i casi però la sfida era fortemente polarizzata. Stavolta invece in corsa ci sono tre candidati. Una novità.

Mentre l'anno scorso, sempre il 18 dicembre 2021, si votò per l'elezione dei 12 consiglieri. La situazione non è cambiata poi di molto, come dimostra il fatto che gli indici di ponderazione sono rimasti gli stessi. La lista del Pd ottenne 29.231 voti ponderati. Nella coalizione del Campo Largo c'era il Polo Civico: 13.592 voti ponderati. E anche Provincia in Comune: 10.717 voti ponderati. Nel centrodestra la Lega raccolse 19.883 voti ponderati. Fratelli d'Italia 15.368, Forza Italia 6.130.
Ma potrebbe esserci un'alleanza tra due dei tre candidati per cercare di unire le forze nel segreto dell'urna? In tanti se lo stanno chiedendo in queste ore. L'ipotesi appare improbabile, perché tutti e tre sono convinti di poter vincere. Nel segreto dell'urna tutto può succedere. Ma le partite che si giocheranno sono due: una per la presidenza e l'altra per la leadership politica. Nel Pd e nel centrodestra. Oltre che sul territorio.