A sindaco di Sora è stato eletto con uno schema "civico" ma con il sostegno del Partito Democratico. Per la presidenza della Provincia il sistema elettorale è differente e soprattutto a votare sono gli amministratori, vale a dire sindaci e consiglieri comunali. E ci saranno le fasce di ponderazione. Luca Di Stefano ha scelto anche in questo caso un profilo "civico" e sa che a fare la differenza sarà la capacità di convincere in modo trasversale. Con lui c'è Pensare Democratico, l'area del Pd che fa riferimento a Francesco De Angelis. Mancano sette giorni all'appuntamento con le urne. È una campagna elettorale diversa, nella quale ci si rivolge agli addetti ai lavori. Ma sempre di campagna elettorale si tratta.
Allora Di Stefano, lei si sta rivolgendo a tutti gli amministratori (sindaci e consiglieri), ma è anche sostenuto dall'area maggioritaria del Pd, quella di Francesco De Angelis, dal Terzo Polo e perfino da esponenti del Movimento Cinque Stelle. Un laboratorio di nuovo Campo Largo oppure no?
«Il nostro vuole essere un laboratorio di idee, incentrato su un metodo di lavoro diverso dal passato, attento alle esigenze dei cittadini e alle loro città di appartenenza. Vogliamo rinnovare il metodo di governo, innovando l'azione amministrativa slegata dai vecchi schemi, dando voce e visibilità a tutti i territori della Provincia. Nell'idea di Provincia che ho maturato, mi piacerebbe consolidare questo ente, su uno scenario di respiro regionale, diventando il riferimento per tutte le altre province della Regione. Le buone idee e le buone prassi amministrative saranno il nostro punto di forza».
Perché è importante guidare la Provincia? Favorevole o contrario al ritorno all'elezione diretta di presidente e consiglieri?
«Guidare la Provincia è importante in un'ottica di coordinamento e supporto ai tanti piccoli Comuni che compongono il territorio provinciale, il mio intento è quello di armonizzare le tante istanze provenienti dai vari territori. Quello del Frusinate è un territorio complesso con esigenze peculiari, che variano nel giro di pochi chilometri da Comune a Comune. L'obiettivo generale che mi sono posto, che dovrebbe avere un buon presidente di Provincia, è di prestare attenzione alla qualità della vita dei cittadini. Per tutta una seria di ragioni storiche e geografiche abbiamo la possibilità di creare un territorio provinciale pieno di eccellenze, spiccando il volo verso un futuro radioso».
Se vince è un trionfo e se perde una disfatta? E ci sarebbero conseguenze nella giunta o nella maggioranza del Comune di Sora?
«Comunque vada, per me sarà una vittoria, dopo un anno da sindaco essere stato scelto per questa candidatura, nata in maniera spontanea, condivisa da così tanti miei colleghi, è già un ottimo risultato. Sono sicuro che il lavoro svolto quest'anno nel mio Comune è stato apprezzato dall'opinione pubblica e dagli addetti ai lavori. Per quanto riguarda la compagine che condivide con me l'Amministrazione del Comune di Sora non ci sarà nessuno sconvolgimento. I componenti della maggioranza, saputo di questa opportunità, mi hanno sostenuto immediatamente. Essere un gruppo giovane, coeso e motivato mi fa stare tranquillo, continueremo fino alla fine del mandato, in questa azione che sta cambiando il volto della nostra città».
Lei ha un passato politico nella Lega ma si è costantemente mosso in un'ottica civica e trasversale. Può rappresentare questo un valore aggiunto? Quanto contano davvero gli amministratori locali nelle dinamiche politiche provinciali?
«Le esperienze passate sono quello che mi hanno fatto diventare l'amministratore che sono oggi. Ho fondato il mio percorso politico sulla passione, sono stato umile e attento alle vicende che vivevo, ho allacciato relazioni importanti. Ho conosciuto dall'interno la vita dei partiti, le dinamiche che si generano. Ho imparato i pregi e i difetti dell'essere uomo di partito. Oggi la mia priorità è ridare voce ai tanti amministratori, bravi e competenti, che ogni giorno si recano nei Comuni di questa Provincia ad affrontare le questioni che affliggono i cittadini, che con difficoltà arrivano a fine mese. Voglio dare a questi amministratori la possibilità di contare veramente e farmi portavoce delle loro istanze».
Da presidente della Provincia quali sarebbero le sue priorità?
«In parte l'ho già detto, vorrei che questa provincia diventasse il fiore all'occhiello nel panorama regionale, abbiamo la possibilità di essere un territorio virtuoso. I nostri cittadini sono guidati da valori sani, sono dei lavoratori infaticabili, dobbiamo costruire una macchina amministrativa che possa dare loro un posto dove abbiano eccellenti opportunità. Dobbiamo creare i presupposti per offrire ai nostri concittadini una vita all'insegna del benessere, aumentando le occasioni di crescita economica, valorizzando le proprie aspettative per il futuro, offrendo servizi di qualità, al passo con i tempi, approfittando delle tecnologie che la scienza e la tecnica ci offre. Dobbiamo porre particolare attenzione alle fasce più deboli, ai senza lavoro, agli anziani e ai bambini».
Nel segreto dell'urna può succedere di tutto? Quanto sarà importante poi interloquire in modo proficuo con la Regione Lazio?
«È vero: nel segreto dell'urna tutto è possibile. Questa è una tornata elettorale a tutti gli effetti vera. Gli aventi diritto al voto, i delegati, sono rappresentativi dell'intero corpo elettorale. In campagna elettorale si incontra tanta gente, si ha la possibilità di spiegare e di illustrare le proprie idee. Mi sto spendendo molto incontrando i consiglieri comunali e i sindaci di questa provincia. Sono impegnato in un giro dei territori per far conoscere la mia visione di governo, la mia idea di futuro per questo territorio, per portare dalla mia parte chi non ha scelto e si vuole affidare ad una persona dinamica e competente. Posso affermare senza ombra di dubbio che continuerò ad avere un rapporto rispettoso e proficuo con l'ente regionale, in primis perché sono già sindaco di un'importante città della provincia di Frosinone, ma soprattutto conosco a pieno le opportunità che può offrire l'ente regionale se si allaccia un rapporto costante e rispettoso dei propri ruoli e competenze».