Ha fatto i conti con attenzione per fugare ogni dubbio possibile. Dopodiché ha alzato il telefono, ha chiamato il collega Enzo Salera, sindaco di Cassino, e gli ha detto: «Si può fare». Luigi Germani, primo cittadino di Arce, è un amministratore di esperienza, una di quelle figure che ha saputo resistere alle mareggiate e alle transizioni della prima, della seconda e ora della terza Repubblica. Nella sua vita, ha fatto ben 11 campagne elettorali: un "nonno" della politica locale, una di quelle persone capaci di sentire il vento e valutare verso quale direzione spira già prima che i giochi entrino nel vivo. Per questo quando Salera e i sindaci a lui vicini volevano lanciare un segnale forte a Francesco De Angelis e a tutta la componente di "Pensare Democratico" sono immediatamente convenuti su di lui, consumando una rottura che ha diviso il Pd in due fazioni: una a sostegno di Luca Di Stefano, sindaco di Sora; e l'altra, appunto, al fianco di Germani .

Luigi il federatore
«Abbiamo stilato una rosa di nomi e abbiamo cercato quello dove c'era maggiore convergenza», ha riferito Salera quando gli hanno chiesto lumi su come si è arrivati alla scelta di Germani. La sua strategia, caldeggiata dal presidente della Provincia uscente Antonio Pompeo, che ha mosso torri e cavalli per chiudere il cerchio sul sindaco di Arce, è stata chiara: «Mi sono fatto interprete di una posizione condivisa anche da altri sindaci, ovvero quella di cercare un candidato di area». Ecco spiegate le ragioni del "disarcionamento" di Giuseppe Sacco, sindaco di Roccasecca, un civico ma da sempre vicino alla destra, la cui investitura a candidato era frutto di un accordo tra De Angelis e il deputato di FdI Massimo Ruspandini.
A far saltare la mosca al naso di Salera, non è stato solo un accordo con gli acerrimi avversari di una vita, quanto la ritrosia ad accettare un candidato non condiviso «con la base dei sindaci del partito».
E allora si è fatto interprete di un malessere condiviso da altri venti sindaci e ha deciso di seguire tutte le tappe formali.

Il risultato? Il cambio della prospettiva: l'accordo con FdI c'è stato comunque, almeno con una parte, ma il candidato è espressione del Pd. «Non mi sono autocandidato – spiega Germani – il mio nome è il frutto di una condivisione con altri amministratori, i quali mi hanno espresso la volontà di convergere su di me per queste elezioni, dicendomi: "Tu puoi aggregare e inoltre sei un amministratore di lungo corso: puntiamo su di te." E io non mi sono tirato indietro».

Il sostegno
«Per come la vedo io, non ci dovrebbero essere problemi». Parla già con la sensazione di indossare la fascia azzurra, Germani. «In soli due giorni – continua – abbiamo raccolto tutte le firme necessarie, grazie all'impegno di tanti amministratori che ci stanno sostenendo». E chi sarebbero? Oltre alla componente di Base Riformista, la corrente Pd che fa capo a Pompeo, e a Salera, in campo ci sono quattro consiglieri provinciali che questo weekend hanno girato in lungo e in largo la provincia per incassare le 172 firme necessarie: Gaetano Ranaldi e Antonella Di Pucchio per il Pd, Luigi Vacana (Provincia in Comune) e Alessandro Cardinali (Polo Civico).