Non una riunione come tutte le altre, quella della direzione provinciale del Pd in programma per stamattina presso il ristorante Memmina. Una seduta allargata alla partecipazione degli amministratori per decidere la linea politica sulla candidatura alla presidenza della Provincia. Le opzioni principali sono soprattutto due: la prima conduce all'indicazione di un esponente del Pd, magari perfino in un'ottica di Campo Largo. La seconda invece potrebbe prevedere una sorta di "libertà di scelta" ai singoli amministratori. Nel mezzo naturalmente ci stanno altre possibili soluzioni, non necessariamente di compromesso. La priorità però sembra essere quella dell'unità del partito. A qualunque costo.

Le posizioni in campo
Francesco De Angelis ha indicato la strada qualche giorno fa. Rilevando: «Tutte le iniziative di questi giorni (a proposito del tema della candidatura alla presidenza della Provincia) sono state promosse e partecipate dai sindaci e dagli amministratori del territorio. Ed è giusto che sia così. È giusto cioè che siano gli amministratori a far sentire la loro voce. Perché sono loro i protagonisti di questo voto. I partiti e la politica non c'entrano assolutamente nulla. Dico di più: su questo tema, mi riferisco alla questione della presidenza della Provincia, non c'è stato e mai ci sarà un accordo politico tra il Partito Democratico e Fratelli d'Italia. Tutte le ricostruzioni fatte in questi giorni sono fantasiose e non rispondono alla verità dei fatti». Una presa di posizione finalizzata ad aprire una possibile via di uscita. Non è un segreto che sul tavolo c'è anche l'opzione di Giuseppe Sacco, sindaco di Roccasecca. Un'opzione che piace pure a Fratelli d'Italia. Nei Democrat però non sono tutti d'accordo. Il sindaco di Cassino Enzo Salera (sostenuto dal presidente della Provincia Antonio Pompeo) ha più volte ribadito di essere contrario a questa ipotesi, avanzando la proposta di una designazione cosiddetta "identitaria". Di partito cioè.

Domenico Alfieri, sindaco di Paliano e già segretario dei Dem, ha detto no ad ogni possibile convergenza tra Pd e Fratelli d'Italia. Pure se a livello di singoli amministratori. Sullo sfondo anche il durissimo botta e risposta a distanza tra Antonio Pompeo e il segretario Luca Fantini su alcune ricostruzioni circa gli scenari per calibrare le dimissioni in previsione delle provinciali. Si annuncia un dibattito dai toni accesi e partecipati.
Se non dovesse passare il nome di Giuseppe Sacco, quali potrebbero essere le altre opzioni? Una porta al sindaco di Sora Luca Di Stefano, già appoggiato dal Pd alle comunali. Non è l'unica però. Nelle ultime ore si parla moltissimo di Emiliano Cinelli, primo cittadino di Monte San Giovanni Campano. Potrebbero esserci anche Gianfranco Barletta (Supino) e Mauro Bussiglieri (Collepardo). Bisognerà vedere come evolverà la discussione.

I segnali nel centrodestra
Negli ultimi due giorni si nota un certo silenzio all'interno della coalizione. Soprattutto a Roma sarebbero in corso dei tentativi per cercare di ricomporre il quadro. Dopo la schiacciante vittoria alle politiche e con le regionali alle porte è chiaro che eventuali spaccature (perfino in un ente di secondo livello) non sarebbero facilissime da argomentare e da motivare. Sul territorio però prevale la diffidenza. D'altronde la spaccatura è stata forte. Il sindaco di Ceccano e dirigente provinciale di Fratelli d'Italia Roberto Caligiore ha commentato così la discesa in campo di Mastrangeli: «Apprendiamo con sorpresa che il sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli sta raccogliendo le firme per la propria candidatura a presidente della Provincia. L'iniziativa appare del tutto sganciata dai principi di rispetto, lealtà e correttezza che regolano il buon funzionamento della coalizione, grazie alla quale, giova ricordarlo, Riccardo Mastrangeli è stato eletto primo cittadino di Frosinone e si è riusciti ad ottenere uno straordinario risultato alle recenti elezioni politiche».

E il sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli, da parte sua, ha risposto: «Una posizione chiara, equilibrata e rispettosa degli alleati e della coalizione. La mia è stata una comunicazione costruttiva, esternata con umiltà e senza mettere in discussione la coalizione di centrodestra. Il fuoco di sbarramento che arriva da Fratelli d'Italia mi lascia pensare che stanno tentando di distruggere un intero percorso di coalizione a livello provinciale». In ogni caso la sensazione che siano in corso delle grandi manovre è forte. Resta da capire se e quando potrà esserci un confronto all'interno della coalizione. Intanto i giorni passano e il tempo stringe. Mancano otto giorni al termine ultimo per la presentazione delle candidature.

Numeri e date
Saranno 1.147 i grandi elettori che il prossimo 18 dicembre eleggeranno il presidente della Provincia. Alle urne andranno 91 sindaci e 1.056 consiglieri comunali. Le verifiche del corpo elettorale e l'apporto delle eventuali modifiche sarà continuo, fino al 17 dicembre. Per la candidatura a presidente della Provincia occorrono 172 sottoscrittori. Le designazioni dovranno essere presentate il 27 e 28 novembre. Nel primo dei due giorni dalle 8 alle 20, nel secondo dalle 8 alle 12. Poi, dal 29 novembre al 3 dicembre, ci sarà l'esame delle candidature da parte dell'ufficio elettorale costituito presso la Provincia. Si voterà in un'unica giornata, il 18 dicembre dalle 8 alle 20. Per l'elezione a presidente della Provincia occorre superare quota 50.000 voti ponderati. Come emerge dai due precedenti che ci sono stati finora. Nel 2014, anno dell'entrata in vigore della legge Delrio, Antonio Pompeo vinse la sfida con Enrico Pittiglio: 50.174 voti ponderati contro 43.159. Nel 2018 conferma di Antonio Pompeo con 51.768 voti ponderati, mentre Tommaso Ciccone ne totalizzò 34.442.