"Grande è la confusione sotto il cielo, quindi la situazione è eccellente!". Mao Zedong si riferiva al caos della società cinese che avrebbe favorito il suo moto rivoluzionario. Però la frase fotografa bene anche il momento politico che stanno attraversando le forze politiche in Ciociaria. Per un solo motivo: la candidatura alla presidenza della Provincia. Ente di secondo livello soltanto sulla carta evidentemente. Centrodestra lacerato, Partito Democratico pure. Dominano le manovre trasversali.

Guerra di nervi nel Pd
Il segretario provinciale dei Democrat Luca Fantini ha diffuso la seguente nota: «In merito ad alcune ricostruzioni apparse sui media inerenti la modalità di scelta delle tempistiche sulle elezioni per il rinnovo del presidente della Provincia di Frosinone, a tutela dell'immagine dell'intera comunità democratica e al fine di ristabilire la verità dei fatti, preciso che quanto emerso sulla conclusione del mandato del presidente uscente, Antonio Pompeo, è assolutamente lontano dalla realtà. Ho atteso la riunione svoltasi ieri (ndr: l'altro ieri per chi legge), alla presenza dello stesso Pompeo, prima di intervenire nel merito. Ribadisco, dunque, che la Federazione provinciale non ha chiesto all'attuale presidente di ritardare le sue dimissioni così come lo stesso non ha rimesso nelle mani del partito il suo mandato. In questo modo si rischia di minare il percorso portato avanti in questi anni. Il Pd provinciale sta lavorando, ora dopo ora, per l'unità e proseguirà a lavorare in tal senso».

Non c'è bisogno di interpretazioni per capire che la presa di posizione di Fantini apre una fase di confronto acceso con lo stesso Antonio Pompeo. Sullo sfondo, inevitabilmente, la scelta del Partito Democratico in merito al candidato alla presidenza della Provincia. Fra le altre cose ieri diversi sindaci del cassinate (servizio a pagina 13) hanno espresso il «pieno e unitario sostegno al sindaco di Roccasecca Giuseppe Sacco, al quale chiedono la disponibilità di candidarsi alla presidenza della Provincia di Frosinone». A questo punto bisognerà vedere cosa succederà nei Democrat. Nella legge Delrio c'è una norma che stabilisce che non possono candidarsi alla presidenza della Provincia i sindaci con meno di diciotto mesi di mandato. E questo di fatto impedisce a molti primi cittadini del Pd di scendere in campo. Una circostanza che non è affatto secondaria in un simile scenario.

L'intervento di De Angelis
In serata a prendere l'iniziativa è stato il leader del Partito Democratico Francesco De Angelis. Il quale, soppesando ogni singola parola, ha rilevato: «Tutte le iniziative di questi giorni (a proposito del tema della candidatura alla presidenza della Provincia) sono state promosse e partecipate dai sindaci e dagli amministratori del territorio. Ed è giusto che sia così. È giusto cioè che siano gli amministratori a far sentire la loro voce. Perché sono loro i protagonisti di questo voto. I partiti e la politica non c'entrano assolutamente nulla. Dico di più: su questo tema, mi riferisco alla questione della presidenza della Provincia, non c'è stato e mai ci sarà un accordo politico tra il Partito Democratico e Fratelli d'Italia. Tutte le ricostruzioni fatte in questi giorni sono fantasiose e non rispondono alla verità dei fatti». Francesco De Angelis traccia una rotta finalizzata non solo alla tregua ma anche ad una possibile via di uscita politica. Provando a sganciare i partiti da un contesto di divisioni e colpi bassi. Anche perché si profila una "conta" di tutti contro tutti impossibile da controllare.

Le ipotesi sul tavolo
Si parla da settimane di "soluzione istituzionale". In pole position c'è il sindaco di Roccasecca Giuseppe Sacco, nome che non dispiace a Fratelli d'Italia di Massimo Ruspandini. E forse nemmeno a Forza Italia, considerando soprattutto la posizione di Claudio Fazzone. Mentre nel Pd Antonio Pompeo e il sindaco di Cassino Enzo Salera insistono per una "soluzione identitaria". Vuol dire indicare un esponente di partito o comunque riconducibile ad un contesto di centrosinistra. Ma c'è pure l'opzione di Luca Di Stefano, sindaco di Sora dal profilo civico, che però i Dem hanno già appoggiato alle comunali. Uno dei possibili "punti di caduta" ipotizzati è quello di una indicazione di Di Stefano come "soluzione istituzionale". Ma c'è un elemento da tenere in considerazione: il due volte parlamentare e leader politico di Fratelli d'Italia Massimo Ruspandini non "chiuderebbe" mai sul nome di Luca Di Stefano. Significa che l'opzione del primo cittadino di Sora non potrebbe avere una dimensione trasversale.

Partita a scacchi
Al momento ci sono tre nomi sul tavolo: Riccardo Mastrangeli (Frosinone), Giuseppe Sacco (Roccasecca) e Luca Di Stefano (Sora). Ma il vero nodo del contendere sono le alleanze. Nel centrodestra la frattura tra FdI e Lega non appare ricomponibile. La sensazione è che Fratelli d'Italia non voterà comunque per Mastrangeli. Neppure se dovesse tramontare la "soluzione istituzionale". In realtà alla Provincia gli accordi trasversali hanno spesso dominato la scena: a cominciare dal 2014, quando Antonio Pompeo vinse il duello tutto interno al Pd con Enrico Pittiglio. Con il sostegno pure di Forza Italia e Nuovo Centrodestra.
Allora però la spaccatura riguardava soltanto il Partito Democratico, tra Francesco Scalia e Francesco De Angelis. Quest'anno invece la frammentazione è trasversale e il tasso di "ostilità politica" ha raggiunto "picchi" dai quali sarà complicato perfino provare a tornare indietro. Ed è inevitabile che ci saranno dei riflessi ad ogni livello: nei Comuni ma pure nell'ormai prossima corsa alle regionali.