Soluzione identitaria o istituzionale? Questo è il dilemma. Dalla scelta dipenderà non soltanto l'esito delle elezioni del prossimo presidente della Provincia, ma anche gli equilibri e gli assetti futuri delle coalizioni. Nel Partito Democratico la consapevolezza della posta in palio è totale.

Il summit di ieri
Nel pomeriggio di ieri lungo confronto in federazione tra i big del Partito Democratico. C'erano il segretario Luca Fantini, il consigliere regionale Mauro Buschini, il presidente della Provincia Antonio Pompeo e Francesco De Angelis, leader di Pensare Democratico e presidente del Consorzio industriale unico del Lazio. In collegamento Sara Battisti (consigliere e vicesegretario regionale del partito) ed Enzo Salera, sindaco di Cassino. Non c'è bisogno di interpretazioni per dedurre l'importanza del summit. Evidente che le posizioni sono lontane. Così come il pepato botta e risposta tra Francesco De Angelis e Antonio Pompeo ha evidenziato che i nervi sono scoperti. Enorme pure la distanza tra la posizione di Enzo Salera e quella della federazione provinciale.

La soluzione istituzionale vede l'opzione come possibile candidato alla presidenza il sindaco di Roccasecca Giuseppe Sacco, sul quale potrebbe convergere Fratelli d'Italia. Un'intesa tra Pd e FdI rappresenterebbe una notizia in sé. Il ragionamento alla base di questa ipotesi è il seguente: la Provincia è un ente di secondo livello, già in passato ci sono state alleanze "anomale" e il Partito Democratico non ha molte soluzioni di partito da proporre. Per via della norma che impedisce ai sindaci con meno di diciotto mesi di mandato davanti di concorrere. C'è poi il precedente del 2014, quando i Dem si divisero: da una parte Francesco De Angelis, dall'altra Francesco Scalia. Con il "derby" per la presidenza tra Enrico Pittiglio e Antonio Pompeo.

Vinse quest'ultimo, appoggiato altresì da Forza Italia e Nuovo Centrodestra. E alcuni esponenti del Pd hanno voluto sottolinearlo anche ieri. Con una frase del genere: "Non è che se noi raggiungiamo intese istituzionali con forze di centrodestra è un inciucio e se lo fanno altri va tutto bene". Un altro punto di contrasto è rappresentato dalla possibilità di un'indicazione di partito. Un conto è se ci sono i numeri per poter vincere, altro discorso invece è se non esistono certezze. Il vertice si è chiuso con una sostanziale fumata nera. Antonio Pompeo ed Enzo Salera hanno mantenuto la loro posizione. Come del resto Francesco De Angelis. Trovare una quadra non sarà affatto semplice e la riunione di domenica della direzione provinciale del partito, allargata agli amministratori, sarà sicuramente indicativa.

Le direzioni del bivio
La domanda è: esiste un possibile punto di caduta condiviso? I nomi sul tavolo al momento sono due: Giuseppe Sacco e Luca Di Stefano. Sul primo non chiuderebbero Enzo Salera e Antonio Pompeo. Il secondo, sindaco di Sora, è stato già sostenuto dai Democrat alle comunali. Bisognerebbe valutare se la sua indicazione sarebbe però in quota al partito oppure con un profilo istituzionale. Ed è su questo che i leader del Pd rifletteranno nei prossimi giorni. C'è un ulteriore elemento da tenere in considerazione: in Pensare Democratico c'è anche chi ritiene che alla fine la posizione di Pompeo e Salera possa finire con favorire la candidatura di Riccardo Mastrangeli, che è un esponente della Lega.

In un modo o nell'altro cioè il Pd potrebbe ritrovarsi a fare accordi con partiti del centrodestra. Il sindaco di Paliano Domenico Alfieri ha scritto sui social nei giorni scorsi: «Il Partito Democratico vive una crisi senza precedenti. A cosa è dovuta? Probabilmente l'elettore non comprende più la linea del partito e non capisce le proposte di cui si fa partecipe. Insomma, non capisce l'identità di un partito che negli anni è stato troppo impegnato e concentrato sull'obiettivo di governare a tutti i costi. L'esempio di ciò che sta avvenendo in questi giorni nella nostra provincia per l'elezione del presidente. A costo di vincere e governare, il cosiddetto Campo Largo da noi si trasforma in possibile alleanza con Fratelli d'Italia. E poi ci chiediamo perché l'elettorato non ci vota o non ci comprende». Insomma, dibattito acceso all'interno del Pd.

Gli indici di ponderazione
Saranno 1.147 i grandi elettori che il prossimo 18 dicembre eleggeranno il presidente della Provincia. Alle urne andranno 91 sindaci e 1.056 consiglieri comunali.
Gli indici di ponderazione non sono cambiati rispetto a dodici mesi fa, quando, sempre il 18 dicembre, si votò per eleggere i 12 consiglieri. Vediamo dunque la situazione. L'indice di ponderazione maggiore è quello della scheda verde, che riguarda i Comuni di Frosinone e Cassino. In totale 58 aventi diritto: 2 sindaci e 56 consiglieri. La fascia di ponderazione è pari a 287. Per semplificare, il voto di ognuno dei 58 aventi diritto varrà 287 "punti" nel conteggio finale. Quindi ci sono i 9 Comuni della fascia rossa: Alatri, Anagni, Ceccano, Ferentino, Isola del Liri, Monte San Giovanni Campano, Pontecorvo, Sora e Veroli. L'indice di ponderazione è 228.

Gli aventi diritto sono 153: 9 sindaci e 144 consiglieri. Proseguendo, nella fascia della scheda grigia i Comuni sono 12: Aquino, Arce, Arpino, Boville Ernica, Ceprano, Cervaro, Fiuggi, Paliano, Piedimonte San Germano, Ripi, Roccasecca, Sant'Elia Fiumerapido. Al voto in 156: 12 sindaci e 144 consiglieri. L'indice di ponderazione adesso è di 115. Quindi i 16 Comuni della scheda arancione: Amaseno, Atina, Castelliri, Castro dei Volsci, Castrocielo, Esperia, Morolo, Patrica, Pico, Piglio, Pofi, San Giorgio a Liri, San Giovanni Incarico, Serrone, Supino, Torrice. Grandi elettori a quota 208: 16 sindaci e 192 consiglieri. Indice di ponderazione: 62. Infine, i 52 Comuni della scheda azzurra: 52 sindaci e 520 consiglieri. In totale 572 votanti. Indice di ponderazione: 30.