«Non vedo nessun motivo per farlo».
Francesco De Angelis, il giorno dopo la bufera mediatica che ha trovato il Pd a seguito della pubblicazione del video della lite dello scorso 1° giugno, respinge al mittente la richiesta di dimissioni da presidente del consorzio industriale unico. A chiederle sono stati prima Fratelli d'Italia con Trancassini e ora la segreteria provinciale di Rifondazione comunista.
Albino Ruberti e la sua reazione focosa contro Vladimiro, il fratello di De Angelis, sono finiti sulle prime pagine di tutti i giornali di ieri. Ruberti ha presentato le dimissioni dall'ufficio di capo di gabinetto al Comune di Roma, mentre Francesco De Angelis ha rinunciato alla candidatura al Parlamento nel collegio romano. Una candidatura da molti considerata di servizio. La procura, dal canto suo, ha chiesto di acquisire il video per valutare se aprire o meno un'indagine.

Il giorno dopo De Angelis ribadisce la sua posizione: «Non c'è nessuna relazione tra la vicenda del video e il mio ruolo - afferma - Ho già spiegato cosa è successo: sono rimasto dentro al ristorante fino alla fine, sono uscito poi per dire "datevi una calmata". Una rissa verbale che poteva degenerare e che ha coinvolto tutti».
Una ventina i commensali quella sera a tavola, dopo il comizio del segretario nazionale Enrico Letta per le comunali di Frosinone. «La lite è davvero scoppiata per motivi calcistici - insiste De Angelis - Per il derby tra Roma e Lazio. Ricordo il passaggio della discussione sul calcio. Io ho parlato di Juventus».

C'è chi dice che si sia parlato di politica e di candidature per le prossime regionali.
«Io di certo ho sentito la discussione sul calcio. Eravamo una ventina, una grossa tavolata. Se qualcuno ha parlato anche di quello io non lo so dire».

Vi siete fatti un'idea del perché il video è stato diffuso solo ora, alla scadenza delle presentazioni delle candidature per il Parlamento?
«Non ci voglio nemmeno pensare. Per evitare strumentalizzazioni durante la campagna elettorale però ho preferito rinunciare alla mia candidatura».
Un danno di immagine enorme, però.
«Sì. C'è amarezza che tutto possa nascere per il calcio».

Così siete finiti sulle prime pagine di tutti i giornali.
«Non me l'aspettavo».
E ora? Chi sarà il candidato del Pd al suo posto?
«Non lo so. Ho letto di Panunzi di Viterbo».
Non ci sarà nessuno del nostro territorio?
«Non credo».
La lite, verbale, come tengono a precisare i protagonisti si è accesa per una frase attribuita a Vladimiro De Angelis e rivolta a Ruberti: "Mi ti compro". Con quest'ultimo poi andato su tutte le furie pretendendo che si inginocchiassero a lui e pronunciando parole di fuoco: "Li ammazzo!"

Frase che è stata ricostentualizzata in "Io non vivo di politica, vivo del mio lavoro" e quindi il "Mi ti compro". Frase che Ruberti ha considerato lesiva.
Vladimiro De Angelis su Askanews ha ricostruito così l'episodio: «Ho solo cercato di evitare che una discussione nata per futili motivi calcistici in una tavolata tra amici potesse degenerare» per poi aggiungere che si è trattato di uno sfogo infelice e che «nel momento delle riprese del video diffuso dal Foglio, io non ero nemmeno presente, ero già andato via». E si dichiara «parte lesa».