Mettiamola così: questa è la fase delle proposte, delle ambizioni, delle speranze, delle strategie, dei calcoli, perfino della scaramanzia. Ma anche della preparazione di assetti che saranno definiti sul serio a partire dal dieci agosto in poi. Soltanto dal venti al ventidue però si tireranno le linee che contano.

La situazione nel Lazio
Il Lazio è stato diviso in due circoscrizioni elettorali: la 1 e la 2. Il Lazio 2 comprende le province di Frosinone, Latina, Viterbo, Rieti. I collegi plurinominali (proporzionale) della Camera di questa circoscrizione sono 2, con 5 collegi uninominali (maggioritari). A questa circoscrizione sono stati assegnati 12 seggi: 7 plurinominali, 5 maggioritari. In totale quindi 12 deputati. Per il Senato invece al Lazio sono stati assegnati 6 collegi uninominali e 12 plurinominali: 18 seggi. Tornando alla Camera, c'è pure il Lazio 1 (Roma): 24 seggi in totale, 9 uninominali e 15 plurinominali. Ricapitolando: 36 seggi per Montecitorio (16 plurinominali e 20 uninominali), 18 per Palazzo Madama (12 plurinominali e 6 uninominali). Sulla carta, ma soltanto sulla carta, potrebbero sembrare tanti. In realtà no. Primo perché c'è stata una diminuzione per via del taglio di 345 seggi parlamentari. In secondo luogo c'è "l'effetto Roma": nessuna altra regione ha tanti big politici concentrati nello stesso territorio. Il peso della Capitale è enorme e questo comporta che chi non riesce a trovare spazi nel Lazio 1 può essere tenuto in considerazione per il Lazio 2. Una regola non scritta, che è valsa per tutti i partiti.

Centrosinistra
La federazione provinciale del Pd indicherà Francesco De Angelis per il primo posto nel listino del plurinominale Frosinone-Latina. L'obiettivo è farlo insieme alla federazione pontina del partito, in un contesto di territorio. Ci saranno pure altre designazioni, da verificare poi se di servizio oppure no. Discorso diverso per i quattro collegi maggioritari del Basso Lazio, che secondo l'Istituto Cattaneo sono da considerarsi blindati per il centrodestra. Significa che chi scende in campo in questo tipo di contesto chiederà una sorta di "paracadute" nel proporzionale. Per il resto, è ormai certa la candidatura di Nicola Zingaretti al Senato.

Sara Battisti, vicesegretario regionale e consigliere alla Pisana, ha detto nel corso della Festa dell'Unità a Roma: «Siamo chiamati ad una mobilitazione generale per affrontare i prossimi imminenti appuntamenti: le elezioni politiche in prima battuta, dalle quali passerà anche la prospettiva per la nostra Regione. Abbiamo il dovere e la responsabilità di valorizzare e tutelare il lavoro svolto in questi 10 anni di Amministrazione Zingaretti. In virtù di ciò, le elezioni primarie come strumento per la scelta del candidato alla presidenza, non possono diventare un congresso di partito». E ancora: «Siamo chiamati a costruire la migliore sintesi possibile per dare alla coalizione il candidato in grado di rappresentare il progetto per il Lazio che verrà. Dopo il 25 settembre cambieranno tante cose e anche il Campo Largo così come era stato costruito e declinato da Nicola Zingaretti nel Lazio, pur essendo irrinunciabile, ci porterà a confrontarci con interlocutori diversi e nuovi». C'è quindi la posizione di Antonio Pompeo: il presidente della Provincia intende concorrere alle regionali e da diversi settimane ha un contatto con Azione di Carlo Calenda. Non si escludono sorprese.

La scelta del Psi
Per le politiche i Socialisti parteciperanno alla lista con Pd, Articolo 1 e Demos. Gianfranco Schietroma, coordinatore regionale del partito, spiega: «Il fatto nuovo che ha determinato la svolta positiva nei rapporti tra Psi e Pd è stato l'intervento ampio ed articolato, di quasi un'ora, tenuto dal segretario del Pd Enrico Letta il 16 luglio scorso al congresso Psi che ha rieletto Enzo Maraio segretario nazionale. Nell'occasione l'onorevole Letta ha proposto a noi socialisti di partecipare da protagonisti alla realizzazione di un nuovo centrosinistra. In conseguenza di ciò i socialisti hanno deciso di essere presenti alle prossime elezioni politiche nella lista che si ispira ai valori e alla famiglia del socialismo europeo e che vedrà la partecipazione del Pd, del Psi, di Articolo 1 e di Demos».

Centrodestra
Fratelli d'Italia è il partito che ha meno problemi: sia perché ha percentuali altissime nei sondaggi (e questo peserà specialmente nel proporzionale), sia perché ha molti più collegi assegnati rispetto al 2018. Nel Basso Lazio i punti fermi sono i due senatori uscenti: Massimo Ruspandini e Nicola Calandrini. Per quanto riguarda la Lega, la priorità è rappresentata dalla blindatura di Claudio Durigon, deputato e coordinatore regionale. La volta scorsa fu eletto nel proporzionale: era al primo posto nel listino. Nel centrodestra, relativamente ai quattro collegi maggioritari del Basso Lazio, lo schema potrebbe essere questo: 2 a Fratelli d'Italia, 1 alla Lega, 1 a Forza Italia. Per il Carroccio circola il nome dell'ex sindaco di Frosinone e coordinatore provinciale Nicola Ottaviani. Ma anche quelli di Barbara Saltamartini e Simonetta Matone. La partita è aperta. In Forza Italia il senatore e coordinatore regionale Claudio Fazzone è tra gli uscenti. Il punto è rappresentato dagli spazi ristretti, anche per gli "azzurri".

Nel Lazio i big non mancano certamente: da Antonio Tajani a Maurizio Gasparri, dallo stesso Claudio Fazzone a Paolo Barelli (pure lui tra gli uscenti). In ogni caso i passaggi, perfino cronologici, saranno differenti: prima verranno definite le caselle (a chi spettano i singoli collegi nello specifico), poi bisognerà scrivere i nomi. Ed è in quel momento che si scatenerà l'inferno.