Per candidarsi nel collegio maggioritario di Frosinone-Sora Antonio Pompeo dovrebbe dimettersi da sindaco di Ferentino entro domani. La norma infatti stabilisce che nell'ipotesi di scioglimento anticipato delle Camere rispetto alla scadenza quinquennale, la causa di ineleggibilità fra la carica di sindaco e quella di deputato e senatore non ha effetto se la funzione cessa entro i sette giorni successivi alla data di pubblicazione del decreto di scioglimento delle Camere nella Gazzetta ufficiale. Difficilmente Pompeo rimetterà anticipatamente il mandato da sindaco, senza peraltro avere certezze sulla candidatura. In una fase peraltro nella quale è complicato perfino capire dove soffia il vento.

Perché se è vero che il centrodestra appare favorito, bisognerà aspettare l'esito del confronto in programma oggi tra Giorgia Meloni (Fratelli d'Italia), Matteo Salvini (Lega) e Silvio Berlusconi (Forza Italia). Con al centro il tema della premiership. Alla direzione nazionale di ieri il segretario del Pd Enrico Letta ha detto: «Il due di agosto il lavoro istruttorio dei segretari regionali deve terminare. Tra il 9 e l'11 agosto convocheremo la direzione nazionale e andremo alla chiusura delle scelte». Aggiungendo: «Sarà una campagna elettorale difficilissima. Si vota per un Senato con 200 componenti, con una legge maggioritaria. Bisognerà correre. La campagna elettorale dobbiamo farla perché la maggior parte dei collegi ce la dovremo giocare casa per casa. Con dei candidati sul territorio, non candidati astratti. Lo dico anche ai nomi importanti, perché nome importante significa grande responsabilità. Se ognuno di voi si approccia a questa vicenda su come posso essere utile è una cosa, se pianta un chiodo e dice vediamo come me la risolvono è differente. Possono volare stracci. Io non ho avuto la fortuna di partecipare alla direzione nazionale che approvò le liste la volta scorsa. Facevo un altro lavoro. Io farò di tutto perché non sia così, perché tutti i nodi siano sciolti. Non ho da candidare miei amici, dobbiamo scegliere il candidato giusto».

Il passaggio politico cruciale è il seguente: «La campagna elettorale dobbiamo farla perché la maggior parte dei collegi ce la dovremo giocare casa per casa. Con dei candidati sul territorio, non candidati astratti». Vedremo se e quanto peserà il "fattore territorio". Nel Pd Francesco De Angelis cercherà di ottenere una candidatura eleggibile. Puntando al proporzionale, ma senza escludere il maggioritario a questo punto. Ricordiamo che alle urne si andrà con l'attuale sistema elettorale, il Rosatellum. In base al quale il 37% dei seggi (148 alla Camera e 74 al Senato) viene assegnato con il sistema maggioritario attraverso i collegi uninominali. Mentre il restante 63% (244 a Montecitorio e 122 a Palazzo Madama) con il sistema proporzionale nei collegi plurinominali.

Il Rosatellum stabilisce delle soglie di sbarramento, vale a dire delle percentuali al di sotto delle quali non si viene ammessi alla ripartizione dei seggi. Per le singole liste la soglia è del 3%, mentre per le coalizioni è del 10%. È nei collegi maggioritari che si farà la differenza. Questo vuol dire però che sia il centrodestra che il centrosinistra dovranno trovare per 222 (148 alla Camera, 74 al Senato) volte l'accordo negli uninominali. Non sarà semplice.
Il vertice dei leader del centrodestra oggi sarà importante per la questione della premiership ma non solo. Sarà ancora più decisivo il criterio per la divisione dei collegi. Fratelli d'Italia chiede che il parametro sia quello dei sondaggi, secondo i quali a Fratelli d'Italia spetterebbero metà dei collegi. Mentre Forza Italia e Lega insisteranno sulla valutazione pure dei risultati storici. Per il resto tutti dovranno attendere le decisioni dei leader nazionali sulle candidature. Di certo c'è che con 345 seggi in meno ci saranno tantissimi scontenti.