In Italia le elezioni sono come le ciliegie: una tira l'altra. E per la politica nostrana non c'è niente di meglio che stare in una perenne campagna elettorale. Meglio promettere che mantenere, meglio annunciare che governare. La crisi dell'esecutivo Draghi è molto seria e comunque vada a finire mercoledì, il filo si è spezzato. Con la conseguenza, inevitabile, che l'Italia ha già perso quella "magia" che l'ex Governatore della Bce ha assicurato al Paese in tutto questo tempo. Ma a ben vedere, le dinamiche nazionali stanno confermando diverse verità emerse nel corso della recente campagna elettorale per le comunali di Frosinone.

Il Campo Largo non esiste più: tra Pd e Cinque Stelle il feeling si è perso da tempo. E anche a livello locale i Democrat pagano lo scotto di non avere più una coalizione di centrosinistra. Il Psi di Schietroma e Iacovissi ha ballato da solo, Azione doveva "scomunicare" Alessandra Sardellitti per la nomina ad assessore nella giunta Mastrangeli. Non è andata così. Anzi, l'autosospensione è stata congelata. Carlo Calenda guarda agli scenari nazionali e regionali, sa bene che nel Lazio il sistema elettorale a turno unico impone ragionamenti differenti. I Dem si sono avvitati in ragionamenti completamente sganciati dalla realtà sulla candidatura alla presidenza della Regione. Riuscendo nell'impresa di demotivare Daniele Leodori e Alessio D'Amato, di isolare Bruno Astorre e di lasciare Enrico Gasbarra in una posizione molto scomoda. Come se volesse essere imposto. Poi l'accelerazione di Giuseppe Conte ha spostato il discorso sul Governo, aumentando però le distanze politiche. A Frosinone il Campo Largo è stato costruito di corsa (non solo in corsa) e senza una strategia. Con tutti i limiti che sono emersi al ballottaggio. Anzi, Domenico Marzi ha compiuto un'impresa ad arrivarci.

Il caos calmo all'interno del centrodestra
Se a livello nazionale è soltanto Giorgia Meloni (Fratelli d'Italia) a volere davvero le elezioni anticipate, sul piano locale Riccardo Mastrangeli ha saputo trovare un equilibrio solido in giunta. Ma questo non deve e non può far dormire sonni tranquilli a nessuno. Il documento antiribaltone, in base al quale cambi di casacca e scomposizioni dei gruppi non potranno mettere "a rischio sfiducia gli assessori", è un segnale di debolezza. Non l'unico per la verità. Per il momento regge la tregua tra Lista Ottaviani e Fratelli d'Italia. Però qualche scricchiolio si avverte già. Vedremo quando si tratterà di riproporre Solidiamo come stanno realmente le cose. Fra l'altro eventuali elezioni politiche ad ottobre potrebbe anticipare alcuni scenari. Perché si è partiti con l'idea di effettuare un "tagliando" tra un anno. Dopo cioè le candidature alla Camera, al Senato e alla Regione. Ma se alle urne per le politiche si andrà ad ottobre, certi ragionamenti saranno necessariamente anticipati. Mastrangeli è riuscito a trovare la "quadra" grazie al senso di responsabilità della sua lista civica, capace di effettuare un passo indietro fondamentale sulla giunta. Ci sono stati dei momenti di forte fibrillazione: sul vicesindaco e sulle deleghe. Domani la prova del nove, con l'elezione del presidente del consiglio comunale. Il designato è Massimiliano Tagliaferri, della Lista Ottaviani. Un test amministrativo e soprattutto politico.

Centrosinistra alla ricerca dell'identità perduta
Per la terza volta di fila il centrosinistra si accomoda nei banchi dell'opposizione al Comune capoluogo. Nel 2012, dopo lo scontro fratricida tra Domenico Marzi e Michele Marini, nessuno si prese la briga di provare a ricucire. Cinque anni di silenzi e di rimozione della sconfitta che portarono, nel 2017, al tracollo al primo turno. Anche in quel caso non si fecero riflessioni vere. Nel 2022 è andata diversamente, ma soltanto in parte. Per via dell'impegno diretto di Francesco De Angelis e del carisma di Domenico Marzi. Però il "gap" con il centrodestra rimane evidente. Bisognerà vedere che tipo di opposizione verrà impostata stavolta e soprattutto bisognerà vedere se si lavorerà alla definizione di una candidatura a sindaco condivisa. Evitando di arrivare all'ultimo istante utile con la necessità di costruire la coalizione e di "inventarsi" un candidato. Il fattore Frosinone pesa sull'intera provincia, nel bene e nel male. Dopo la sconfitta del 2012 la coalizione non è stata più la stessa e si è visto in tanti altri Comuni. Il centrosinistra non ha più la maggioranza degli amministratori. Alle provinciali del dicembre scorso De Angelis è stato abile nel gioco delle alleanze con il Polo Civico e con la Piattaforma Civica, che però non sono forze politiche organiche al centrosinistra. Più che le politiche saranno le regionali a definire i nuovi equilibri e i futuri rapporti di forza in Ciociaria: per i candidati che verranno messi in campo e soprattutto per gli eletti. Dalla Regione è nato l'asse tra Iannarilli, Pallone, Formisano e Foglietta. E anche quello tra De Angelis e Scalia. Oggi è tutto più difficile per gli spazi ridotti. Solo posti in piedi in paradiso.