Il "pathos" che ha caratterizzato le operazioni di spoglio per l'intera giornata di ieri dice soprattutto una cosa: il capoluogo è tornato centrale nelle dinamiche politiche del territorio. Il che rafforza uno scenario in particolare: il sindaco di Frosinone sarà quasi sicuramente candidato alla presidenza della Provincia. Il 31 ottobre prossimo scadrà il secondo mandato del presidente Antonio Pompeo, che entro novanta giorni dovrà fissare le elezioni.

Non è un particolare di poco conto, anche e soprattutto in considerazione del fatto che Frosinone, da quando è entrata in vigore la legge Delrio, è rimasta a guardare. Il sistema è quello del voto ponderato e alle urne si recano gli amministratori, sindaci e consiglieri comunali. Naturalmente si tratta di un'opzione che dovrà essere approfondita, ma è sul tavolo. Per essere eletto presidente della Provincia bisogna avere dalla propria parte la maggioranza degli amministratori e si tratta di un elemento che poi ha un peso pure sul versante degli enti intermedi. Per esempio la Saf, che va al rinnovo nel 2023. Per quanto riguarda invece tutto il resto, a cominciare dalle candidature alle politiche e alle regionali, il discorso cambia.

Perché le logiche secondo le quali vengono effettuate le scelte coinvolgono anche i livelli nazionali. E con 345 seggi parlamentari in meno, scatterà sicuramente la corsa a blindare i big. Con un effetto che la provincia di Frosinone conosce bene, quello dei "paracadutati". Inutile farsi troppe illusioni.