Si vota, dalle 7 alle 23. Per eleggere sindaci e consiglieri di 8 Comuni, tra i quali il capoluogo. Oltre che per cinque referendum. Ma sono le amministrative il piatto forte, specialmente quelle di Frosinone. Mai come stavolta ci sono tante implicazioni, oltre a quella principale del governo della città. Sia nel centrodestra che nel centrosinistra c'è la consapevolezza che il prossimo primo cittadino (il ventiduesimo dal dopoguerra) concorrerà per la presidenza della Provincia: il secondo mandato di Antonio Pompeo scade il 31 ottobre prossimo e le consultazioni dovranno essere fissate nei successivi novanta giorni. Massimo per la fine di gennaio 2023 quindi.

Riccardo Mastrangeli e Domenico Marzi sono già stati individuati dalle rispettive coalizioni. Alla Provincia c'è il sistema del voto ponderato e alle urne vanno soltanto gli addetti ai lavori, cioè sindaci e consiglieri. Il centrosinistra ha sempre vinto, in entrambi i casi con Antonio Pompeo. La prima volta (2014) pur essendo spaccato tra Scalia e De Angelis, la seconda con una forte compattezza interna. Con una costante: l'assenza di strategie vere da parte degli avversari. Nel 2014 sia il Nuovo Centrodestra che Forza Italia sostennero Pompeo. Nel 2018 l'alleanza fu letteralmente fatta a pezzi dai "franchi tiratori" che affondarono il candidato alla presidenza. Stavolta il centrodestra non vuole sbagliare perché ha capito che quell'elezione rappresenta il fulcro della supremazia del centrosinistra (del Pd in particolare) negli enti intermedi.

Avere la maggioranza degli amministratori locali significa puntare poi alla presidenza della Saf e a tutto il resto. Dal canto suo il Pd non intende cedere terreno. Anche per questo tipo di considerazione la sfida al Comune di Frosinone sarà determinante. 

I leader politici stavolta guardano al capoluogo
Il Campo Largo a Frosinone lo hanno voluto il presidente Nicola Zingaretti e il segretario regionale dei Dem Bruno Astorre. Entrambi hanno cambiato in corsa il candidato a sindaco: Domenico Marzi al posto di Mauro Vicano. E Francesco De Angelis ha fatto letteralmente il diavolo a quattro per mettere insieme quella che lui stesso ha definito "la lista del Pd più forte di sempre". Una mossa dalla valenza poliedrica: per intestarsi la vittoria o per gestire la sconfitta. Un risultato importante del Partito Democratico avrebbe comunque un valore. Oltre che a Frosinone, nel Lazio si vota pure a Viterbo e a Rieti. Prove generali in vista delle regionali del prossimo anno. Per capire chi potrà essere il candidato migliore alla presidenza e con quale coalizione. Complicato immaginare che Carlo Calenda possa stare dalla stessa parte dei Cinque Stelle. Inoltre le comunali di Frosinone serviranno altresì a definire le gerarchie interne nel Pd. Francesco De Angelis è fuori concorso, ma si tratta di capire chi conta maggiormente tra Sara Battisti, Mauro Buschini e Antonio Pompeo. Nel centrodestra il discorso è parzialmente diverso. La valenza regionale c'è comunque, ma numeri e percentuali nel capoluogo definiranno equilibri e rapporti di forza: tra Fratelli d'Italia e Lega innanzitutto. Con Nicola Ottaviani, coordinatore provinciale del Carroccio, che si conterà però sulla sua civica. Ci sono altri tre candidati a sindaco, nessuno dei quali ha la vocazione del gregario. Intanto se si andasse al ballottaggio, il gioco delle alleanze diventerebbe fondamentale. In secondo luogo la candidatura a sindaco di Vincenzo Iacovissi sancisce, ipso facto, non solo la fine dell'asse di ferro tra Pd e Psi ma perfino tra Francesco De Angelis e Gianfranco Schietroma. Quel tipo di centrosinistra non esiste più. Mauro Vicano ha il sostegno di Azione: non si tratta di un dettaglio, perché Carlo Calenda nel Lazio conta parecchio e alle regionali può dire la sua. Una scelta nell'eventualità del ballottaggio può pesare molto considerando che parliamo di un capoluogo di provincia. Giuseppe Cosimato ha fatto una battaglia civica, che però non è soltanto di rappresentanza.

Le grandi tematiche e l'ordinaria amministrazione
Sono stati affrontati temi come l'aeroporto civile, il progetto della città intercomunale, il futuro dell'Alta Velocità in Ciociaria, l'assetto dell'area industriale con riferimento alla perimetrazione del Sin della Valle del Sacco. Vedremo, a risultati acquisiti, quanti di questi temi resteranno nel dibattito cittadino e verranno portati avanti. Si tratta di argomenti che determinano la centralità e il peso politico di un capoluogo che continua inesorabilmente a perdere residenti e attrattività. Un elemento che dovrà essere affrontato senza indugi dal prossimo sindaco ma anche dal consiglio comunale. Perché Frosinone ha bisogno di una visione e di una prospettiva. Altrimenti sarà impossibile perfino pensare a future idee di sviluppo. Quindi c'è l'aspetto dell'ordinaria amministrazione: la manutenzione, il decoro urbano, l'efficienza dei servizi, la percezione di città. Rimarrà sempre questo l'aspetto preponderante. Fare il sindaco di una città come Frosinone è uno dei "mestieri" politici più complicati. Tutti si rivolgono al primo cittadino, per qualunque tipo di argomento. Finita la campagna elettorale, la gente vorrà risposte quotidiane e concrete. Riparare la buca sotto casa sarà comunque più urgente di programmare il Grande capoluogo. È con questa consapevolezza che chi si presenta per la carica di sindaco concorre. Poi c'è il consiglio comunale, grande assente da decenni nel dibattito politico e amministrativo. Dipenderà dai diretti interessati però: alzare (o meno) la mano sulle delibere è importante. Ma è francamente riduttivo.