Classe di ferro 1956, Giuseppe Cosimato (nato a Roma) è avvocato patrocinante in Cassazione. Una vita dedicata alla professione. Con la passione della politica: è stato consigliere comunale. Ora si candida a sindaco alla guida di una lista civica.
Si è mai chiesto chi me l'ha fatto fare? In fondo lei farà una battaglia forte anche di rappresentanza "culturale". Non sarebbe stato più semplice far parte del centrodestra visti i suoi trascorsi importanti con An?
«Debbo dire che la mia è stata una decisione ponderata, dopo un lungo tentativo per fare un progetto e una proposta politica all'interno di partiti. Ho notato che non vi è interesse per gli aspetti della vita culturale della città; interessa solo cosa può fare animazione, ma solo a scopo elettoralistico. La nostra è una battaglia forte per una città dove la cultura rappresenta un momento di aggregazione e di grande rilancio. La mia esperienza in Alleanza Nazionale risale ormai a oltre 15 anni fa; ormai i partiti si identificano in un leader, svuotando gli stessi di idee e programmi, in perenne bulimia elettorale. Non mi sono mai piaciute le scelte comode, preferisco le scelte coerenti. Scelte basate su idee, programmi, percorsi condivisi con chi crede nel progetto proposto e intende portarlo avanti con serietà e coerenza. È stata una decisione presa in perfetta consapevolezza e mai ho avuto ripensamenti in proposito, basti considerare che la mia candidatura è stata annunciata nel settembre 2021 quando tutti i candidati erano "in mente Dei". In molti hanno finto di non sapere, ma la nostra candidatura, ossia la candidatura decisa da un gruppo di persone, è arrivata puntuale e di sicuro ha sorpreso molti. In questo panorama politico la mia candidatura rappresenta l'unico elemento di novità in una politica immobile, che ha la faccia delle solite facce».
Cosa non la convince degli schieramenti maggiori? «Ricordo bene il valzer delle candidature, sia a destra che a sinistra. Per mesi il candidato sindaco del centrosinistra doveva essere Vicano, fintanto che dal cappello a cilindro è spuntata la candidatura di Domenico Marzi. Questo fa comprendere quante e quali anime si agitino nel centro sinistra e che tutto si riduce a una guerra guerreggiata tra componenti. Cosa non diversa è avvenuta nel centrodestra dove c'è stata una aspra battaglia tra i partiti componenti la coalizione; chi non ricorda le designazioni che dovevano avvenire sui vari tavoli provinciali o regionali, le rivendicazioni dei partiti componenti il centrodestra che a turno si intestavano la legittimità della propria candidatura, i penultimatum che platealmente comunicavano il punto ultimo (penultimo) di rottura. Qualcuno ha mai sentito parlare di programmi e di idee per la città? Solo propaganda e null'altro. I cittadini di Frosinone sono stanchi di questa vecchia politica e ci auguriamo abbiano voglia di cambiare e voltare pagina».
Il centrodestra è convinto di mo turno. Lei cosa pensa di questo?
«Le convinzioni, le intenzioni di voto, i dati dei sondaggi hanno ben poco peso in una campagna elettorale amministrativa dove il traino dei partiti e dei rispettivi leader conta ben poco. Non so rispondere assolutamente a questa domanda, ma dovremmo porcene un'altra: i cittadini andranno a votare? Perché la delusione e il disincanto verso certa politica la fanno da padrone».
Di cosa ha bisogno davvero Frosinone?
«Frosinone, città capoluogo, ha bisogno di tornare ad essere centrale nel dibattito politico, non può ne deve essere terreno di scontro funzionale a logiche personali e partitiche. Frosinone difetta di rappresentanza a livello sia nazionale che regionale, con i risultati che ben possiamo apprezzare. Perdita dell'aeroporto militare "Moscardini", perdita del Dea di secondo Livello, tagliati fuori dalle grandi infrastrutture, perdita di imprenditoria e posti di lavoro per difetto di rappresentanza e inadeguata risposta degli enti preposti. Noi rappresentiamola vera svolta per questa città, lasciamo andare il passato prossimo e quello remoto, pensiamo al presente e creiamo le giuste sinergie per assumere il ruolo di guida della provincia».
Mobilità, arredo urbano, Parco sul fiume Cosa: quali sono i programmi?
«Prima di parlare di mobilità, occorre rendere realmente fruibile la reteviaria, solo dopo poter affrontare un piano del traffico realistico e aderente alle reali necessità dei cittadini che gravitano nel capoluogo. Possibilmente rendendo la città gradevole alla vista grazie ad un arredo urbano discreto ma funzionale. Alcuni episodi di vandalismo e inciviltà degradano inesorabilmente intere zone. Quindi una città pulita e ordinata. Il "Parco Del Fiume Cosa", tanto reclamizzato ad ogni tornata elettorale, necessita di particolare attenzione. Per prima cosa bonifica delle sponde e degli argini, ai cui margini potranno essere realizzate piste ciclabili, con particolare attenzione alla sicurezza, che collegano aree attrezzate in località "Fontanelle" e raccordo con il parco del Matusa, nonché area attrezzata in località "Fontana Tonaca".
Altre aree dovranno individuarsi in prossimità della stazione di valle dell'ascensore inclinato e in località "Schioppo"».
Ascensore inclinato. Funzionerà mai davvero? «L'ascensore inclinato per un periodo ha funzionato e spero possa tornare a funzionare, anche in ottica di collegamento tra la parte bassa del capoluogo e la parte alta, anche in funzione deflattiva del traffico. Se funzionerà mai davvero non posso dirlo, nel caso meglio pensare subito a soluzioni alternative (scale mobili). Perdere un'opera di quel genere non è un bene per la città».
Di quali facoltà universitarie avrebbe bisogno davvero Frosinone?
«Il nostro primo punto del programma recita: "Creazione di un polo culturale universitario, comprendente una facoltà di Infermieristica, una facoltà di Ingegneria Informatica e una facoltà di Ingegneria Gestionale. Senza dimenticare il contributo allo sviluppo del Conservatorio di Frosinone e dell'Accademia di Belle Arti, con spazi gratuiti dedicati all'esposizione e strutture per gruppi musicali e teatrali che intendano fare attività di didattica e di prova." Le attività dell'Accademia di Belle Arti e del Conservatorio debbono entrare in sinergia con il Museo di Frosinone e tutte le attività che possono assumere carattere museale».
Quanto influisce il voto disgiunto in un Comune come quello di Frosinone?
«Le vecchie logiche partitiche cercano di bloccare il risultato puntando su una miriade di liste e candidati. All'amico, al parente, al familiare non si può dire di no, ma esiste la possibilità del voto disgiunto e di protesta, ma tutto sarà collegato all'affluenza e a fattori assolutamente non controllabili».
Di cosa ha bisogno davvero Frosinone?
«Frosinone ha bisogno di essere governata, con attenzione e cura particolari. Ha bisogno di una Amministrazione e di una burocrazia rapida e agile, in grado di dare risposte pronte e in tempi ragionevoli e compatibili con le attività che regola e controlla. L'informatizzazione e la digitalizzazione devono essere un imperativo se si vuole aspirare a diventare una città razionale, commessa e rispondente alle esigenze dei cittadini e delle attività imprenditoriali e commerciali presenti nel territorio comunale».
La giunta Ottaviani ha fatto un elenco lunghissimo di opere realizzate. Lei quante gliene riconosce, dallo stadio al Palazzo Comunale?
«Non ho problemi a riconoscere quello che vedo, se sono opere completate e funzionanti. Quanto allo stadio e al palazzo comunale, vorrei semplicemente analizzare i costi e i benefici per la città. Certo avrei preferito vedere un ascensore inclinato efficiente e funzionante e una città curata e mantenuta ordinata, pulita e decorosa. Con particolare attenzione agli impianti sportivi e alle aree verdi, cura e manutenzione di tutti gli spazi verdi che debbono esser sempre fruibili per l'intera cittadinanza, con particolare riguardo alle aree verdi attrezzate allo stato completamente abbandonate, con piantumazione di nuove essenze».
Al Grande Capoluogo ci crede? E come si realizza nel concreto?
«Nel progetto della città intercomunale non si può prescindere dall'idea del Grande Capoluogo, anche e soprattutto nell'ottica dell'attrazione dei benefici del Pnrr.
Senza sinergia tra il Comune capoluogo e le aree e i Comuni limitrofi siamo limitati dalla dimensione. È il caso di dire che l'unione fa la forza».
Il capoluogo ha perso residenti. Solo una questione di denatalità?
«Che Frosinone perda residenti può essere fisiologico, di sicuro nulla viene fatto in relazione agli incentivi per che risiede o decide di risiedere nel capoluogo. Vi è sicuramente un problema di denatalità, ma dobbiamo pensare a cosa possiamo fare per incentivare le famiglie residenti. Si parla tanto di pari opportunità, cosa si fa per le donne-mamme? La maternità è un valore, non un problema per le famiglie».
Se dovesse diventare sindaco, chi ringrazierebbe nell'ordine? E quali sarebbero i suoi primi provvedimenti? «Qualora diventassi sindaco, ringrazierei tutti i cittadini di Frosinone. Per il coraggio e la voglia di cambiare che hanno dimostrato, dando un calcio alla vecchia politica e alle solite facce. Nessun provvedimento eclatante, semplice attuazione del programma amministrativo presentato, con un occhio particolare alla digitalizzazione, organizzazione e razionalizzazione dell'attività amministrativa».
Cosa rappresenta per il capoluogo la sua lista civica? «Siamo nati come lista civica e tale rimaniamo e rimarremo, non vogliamo avere contiguità con modi di amministrare che non abbiamo condiviso. Giudicheremo poi l'operato del sindaco e della sua amministrazione in base alle proposte e ai progetti».
Che tipo di campagna elettorale farà? Social o porta a porta? E soprattutto quanto conta di spendere?
«La mia campagna elettorale, come quella della lista sarà sia social che porta a porta. Ma sappiamo che quello che conta è il contatto diretto con gli elettori. Le spese faraoniche in pubblicità che finisce puntualmente a ingrossare la differenziata non ci interessa. Ci manterremo rigidamente negli importi preventivati, tenuto conto che la campagna elettorale è completamente autofinanziata».