La creazione del cosiddetto Campo largo era iniziata a dicembre scorso, con il Pd impegnato a costruire una coalizione il più inclusiva possibile, tale da proporre un'alternativa credibile all'amministrazione comunale di centrodestra uscente. Manovre politiche, in vista delle elezioni comunale previste nella primavera 2023, tutte in salita fin dall'inizio. A partire dallo smarcamento del consigliere comunale Fernando Fioramonti, ex 5 Stelle e attualmente a capo della civica Città tre punto zero, che non ha voluto aderire al progetto dem, scegliendo di coalizzarsi con "Il coraggio delle idee" di Serenella Poggi. A distanza di cinque mesi dai primi incontri, che hanno portato con fatica alla nascita di una coalizione con l'intento di allargarla ulteriormente proprio per arrivare al tanto perseguito Campo largo, il Partito democratico resta quasi da solo.
Il Movimento Crescita Comune, LiberAnagni gruppo civico, Comitato Possibile Anagni e Sinistra Italiana Anagni lasciano il sodalizio elettorale e annunciano di proseguire autonomamente il percorso verso il voto. «Al momento - scrivono in una nota congiunta - non ci sono le condizioni per collaborare con il Pd e con quelle realtà di area che in questi mesi si sono mostrate condizionate da scelte improponibili di partito prese a livello provinciale». Uno strappo che porta alla nascita della coalizione LiberAnagni, che lavorerà «per individuare un candidato sindaco e una squadra di amministratori che esprimano tutto il lavoro svolto e i valori condivisi».
Una rottura in piena regola che ridimensiona di molto la coalizione finora messa in piedi dal segretario dem Egidio Proietti, praticamente dimezzata. La neonata coalizione LiberAnagni non lo dice esplicitamente, ma devono aver pesato parecchio sulla rottura le ultime vicende sull'area Sin, in particolare la sospensione richiesta dal governatore Zingaretti. Decisione che, secondo il comitato "No biodigestore", potrebbe favorire la realizzazione dell'impianto. E del comitato che si oppone all'impianto fanno parte tutti i movimenti usciti dalla coalizione guidata dal Pd, che a sua volta ha ritirato l'adesione al movimento del no dopo gli attacchi proprio sul Sin.