"Piazze piene ed urne vuote". Il celebre commento del leader socialista Pietro Nenni del 1948 torna di attualità. Nei 24 Comuni della provincia di Frosinone alle urne, ha votato il 70,63% degli aventi diritto. La volta precedente la percentuale era stata del 74,19%. Sul campo è rimasto il 3,56%, vale a dire poco più di 3.800 voti. Un Comune intero.

Certamente l'effetto Covid sta pesando in questi anni, perché quelli che non sono fortemente schierati magari decidono di restare a casa. Ma c'è un altro elemento che fa riflettere. In questa campagna elettorale c'era stata l'impressione di una maggiore partecipazione. I comizi del leader della Lega Matteo Salvini a Sora e ad Alatri e quello di Giuseppe Conte a Sora avevano fatto registrare una forte presenza di pubblico. Ma più in generale dappertutto il rapporto diretto con gli elettori è tornato ad assumere una certa rilevanza. Però alle urne si sono recati meno aventi diritto. O partiti e candidati non sono stati convincenti oppure ha prevalso la curiosità rispetto alla militanza. O entrambe le cose.

Ad Alatri la volta scorsa aveva votato il 78,23% degli aventi diritto. Stavolta il 71,08%. Il 7,15% in meno. Un arretramento notevole. A Sora cinque anni fa la percentuale alle urne era stata del 69,34%. Ora del 67,11%. Una contrazione del 2,23%. Casalattico in controtendenza: ha votato il 41,01% rispetto al 32,9% della volta scorsa. Anche a Castrocielo un aumento dei votanti: 80,18%. Mentre cinque anni fa l'affluenza era stata del 79%. Pure a Torrice ci sono stati più elettori ai seggi: 74,01% rispetto al 73% di cinque anni fa. A Vicalvi 58,47% (contro il 55,5% precedente), a Viticuso 59,64% (57,2% cinque anni fa).

Comunque l'affluenza è diminuita in modo sensibile e di questo dovrebbe essere tenuto conto. Usiamo il condizionale perché quasi mai partiti e coalizioni fanno i conti con il risultato elettorale. Figuriamoci con l'affluenza. Fra l'altro alle amministrative le liste civiche riescono a intercettare voti di persone che altrimenti alle urne non andrebbero. Però l'effetto valanga degli anni scorsi non si vede. Quanto ai partiti, da tempo hanno abdicato al loro ruolo. Spesso provano a mimetizzarsi nelle civiche. Mentre in altri casi le liste faticano a raggiungere risultati importanti. C'è un problema diffuso di classe dirigente sul territorio.

Ma nessuno pare volersi davvero interrogare su questo. Poi c'è l'aspetto riguardante le competizioni interne ai vari partiti. Anche questo è un elemento che alla fine può disorientare l'elettore. D'altronde siamo ormai abituati alla logica dei leader politici di "contarsi" relativamente all'area di appartenenza. In previsione delle successive candidature alla Camera, al Senato, alla Regione. Infine c'è l'aspetto relativo alla sfide del futuro.

Governare un Comune significherà anche provare ad intercettare i finanziamenti europei e quello del Pnrr. E poi bisognerà risolvere le problematiche legare ai servizi, all'ambiente, allo sviluppo. Non è semplice. La diminuzione dell'affluenza però non è soltanto un segnale. È anche un giudizio degli elettori. "Piazze piene ed urne vuote". Appunto.