«L'opzione del Consorzio unico regionale industriale, in sostituzione dei consorzi locali o delle aree produttive attrezzate, può costituire un valore aggiunto sotto il profilo delle economie di scala, ripartendo però le funzioni e i compiti tra l'organizzazione di vertice e le amministrazioni periferiche e territoriali». L'apertura è politicamente significativa, perché arriva da Claudio Durigon, sottosegretario al Mef e coordinatore regionale della Lega.

La sintesi possibile
Claudio Durigon motiva il suo convincimento. Così: «In altri termini, un soggetto pubblico-economico di grandi dimensioni può intercettare con maggiore facilità i finanziamenti e le opportunità europee, mentre a livello locale è opportuno che rimangano le competenze di carattere urbanistico e amministrativo, connesse all'assegnazione delle aree industriali, alle nuove localizzazioni o ai cambi di destinazione d'uso, in ragione della maggiore rapidità ed elasticità delle risposte che devono essere date al mondo delle imprese, con la tempestività di ogni singolo caso».

Una posizione che può rappresentare anche il punto di caduta tra il profilo iniziale del Consorzio unico e le richieste del sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani, che peraltro è coordinatore provinciale del Carroccio.
Il quale aveva chiesto proprio garanzie sulle competenze di carattere amministrativo e urbanistico.
Nel senso che continuino ad avere un ancoraggio locale. Nota Durigon: «Le province del Lazio sono assolutamente fondamentali nell'ambito della ripresa economica del post pandemia. Le imprese e gli enti territoriali possono recitare un ruolo fondamentale soltanto attraverso un'attenta pianificazione delle linee di programmazione dello sviluppo, cogliendo le opportunità più avanzate che coniugano le aspettative dei cittadini e delle aziende con i parametri qualitativi degli standard europei. Particolarmente significative, dunque, potranno rivelarsi le iniziative promosse attraverso le unioni dei Comuni, le aree vaste e i consorzi pubblici ed economici, in grado di intercettare le nuove opportunità che, come avviene dopo ogni guerra, saranno generate dalla rimodulazione della domanda e dal reset dei mercati nazionali ed europei».

La linea di De Angelis
Nei giorni scorsi Claudio Durigon aveva partecipato ad un convegno sulla riconversione dei siti dismessi come opportunità per il futuro. E in quella occasione Francesco De Angelis, commissario del Consorzio industriale regionale unico (oltre che presidente dell'Asi), aveva spiegato: «Invece di cinque consorzi avremo un ente attrattivo fortemente innovativo.
Non sarà una semplice fusione, ma un piano strategico.
Saremo in grado di gestire fondi, diventando un organismo intermedio di gestione delle risorse regionali, comunitarie e del Recovery Fund. Tra i nuovi compiti anche la promozione della costituzione di Aree produttive ecologicamente attrezzate (le Apea), la gestione degli incentivi a favore delle imprese e lo sviluppo di sinergie distrettuali. E poi partiremo subito con due dotazioni importanti, da cinquanta e da venti milioni di euro, sulle infrastrutture e sulla digitalizzazione». Il terreno di confronto, anche e soprattutto sul piano politico, è questo.

Quote e percorso
All'interno del Consorzio industriale regionale unico, questa la partecipazione degli attuali enti: il Consorzio Asi di Frosinone avrebbe il 37%, il Cosilam di Cassino il 9%. Poi il 26% del Sud Pontino, il 19% del Roma-Latina e il 9% di Rieti. Evidente quindi la maggioranza schiacciante degli enti del Basso Lazio. Questo spiega, in parte, la convergenza delle posizioni di Francesco De Angelis e Claudio Durigon. In questo momento la proposta del Consorzio industriale regionale unico è all'attenzione della competente commissione regionale.
Si tratta di esaminare diversi emendamenti. Riflettori puntati su quelli presentati dal consigliere regionale Pasquale Ciacciarelli (Lega). Il perché è evidente: si tratta di emendamenti che raccolgono anche i dubbi e le perplessità del sindaco Nicola Ottaviani.

E ormai è chiaro, soprattutto con riferimento all'Asi, che è la posizione del Comune di Frosinone quella strategica. Nel senso che se dovesse arrivare il via libera dal capoluogo ciociaro, il percorso sarebbe in discesa. Dopo l'esame della commissione il progetto tornerà all'attenzione della Giunta regionale, chiamata all'approvazione definitiva. Da quel momento in poi i singoli Consorzi avranno 45 giorni di tempo per riunirsi, discutere e poi mettere in votazione la fusione. Sarà quello il momento della verità, perché si saprà con esattezza quali enti faranno parte del Consorzio unico e quali no.

Il quadro politico
La presa di posizione di Claudio Durigon va comunque letta anche e soprattutto su un piano politico. Come del resto quella di Francesco De Angelis. Si tratta di due esponenti di primo livello della Lega e del Partito Democratico. Il concetto è che le situazioni e gli uomini passano, mentre il progetto e gli enti restano. Il Consorzio industriale unico potrebbe rappresentare una novità imprescindibile per le politiche di rilancio industriale del Basso Lazio. In questo momento la Regione Lazio è governata dal centrosinistra del presidente Nicola Zingaretti. Ma un domani potrebbe vincere il centrodestra. E fra le altre cose Claudio Durigon è uno dei nomi in pole position per la prossima candidatura a Governatore. C'è poi l'aspetto del Basso Lazio, con molti fattori che stanno andando in quella direzione. La Camera di Commercio di Latina e Frosinone è forse l'esempio più importante.
Pure per quanto riguarda l'aspetto politico bisognerà ragionare in questa ottica.

I nuovi collegi elettorali sono l'esempio più lampante di una "convivenza" tra le due province. Non è nemmeno casuale che Lega e Partito Democratico cerchino una legittimazione reciproca sul terreno delle regole e dei confini istituzionali. Perfino degli enti. In futuro Claudio Durigon e Francesco De Angelis potrebbero trovarsi perfino in competizione diretta. Per l'elezione alla Camera o al Senato per esempio. Adesso però è il momento di delimitare perimetri importanti.