«Ora unità e rapidità, serve guida autorevole.
E gli amministratori locali restano un modello vincente per il partito». Così Antonio Pompeo, presidente della Provincia e dell'Upi Lazio. Ha partecipato al vertice del coordinamento nazionale dei sindaci del Pd.
Considerato ormai come una vera e propria area politica.

Il tema è quello dello scenario che si sta profilando nel partito dopo le dimissioni da segretario nazionale di Nicola Zingaretti. Il 13 e 14 marzo prossimi l'assemblea dei Dem si riunirà, sulla piattaforma Zoom, per decidere il da farsi. Le varie correnti si stanno organizzando.

Antonio Pompeo fa parte di Base Riformista, la componente che fa riferimento a Lorenzo Guerini, Luca Lotti e Andrea Marcucci. Ma in questo momento l'area degli amministratori (all'in terno della quale ci sono diversi esponenti di Base Riformista) rappresenta uno dei possibili punti di "caduta".

Sia nel caso si decide di indicare un reggente che porti il partito a congresso entro il 2021, sia se dovesse prevalere l'opzione di indicare un segretario fino al 2023. Sempre che Nicola Zingaretti non decida di tornare sui propri passi. Opzione che però il diretto interessato ha escluso.

Gli amministratori Dem
Domenica sera dunque si è tenuta, in modalità videoconferenza, la riunione del coordinamento nazionale dei sindaci del Pd, guidati da Matteo Ricci di Pesaro. E che ha visto la partecipazione, tra gli altri, del sindaco di Bari Antonio Decaro, di Bergamo Giorgio Gori, di Firenze Dario Nardella e di Michele De Pascale, primo cittadino di Ravenna e presidente dell'Unione Province d'Italia. Presente anche Antonio Pompeo, sindaco di Ferentino, presidente della Provincia e dell'Upi Lazio.

Spiega Antonio Pompeo: «Il coordinamento dei sindaci del Pd, all'unanimità, ha espresso grande preoccupazione per la situazione che si è venuta a creare con le dimissioni di Zingaretti». Quindi aggiunge: «Chiediamo ora responsabilità e unità a tutto il gruppo dirigente, come la nostra gente ci chiede ovunque».
Argomenta: «Le divisioni interne hanno troppo spesso portato alle dimissioni del segretario del nostro partito (in 14 anni ben 7segretari), e nei giorni scorsi più volte abbiamo chiesto a Zingaretti di ripensarci.

Ora occorre fare presto e ripartire subito confermando lo svolgimento dell'assemblea di domenica. I sindaci sono un'energia straordinaria per il Pd e spesso hanno retto il partito, e l'intero centrosinistra, nei territori. Abbiamo sempre vissuto con sofferenza un partito troppo basato sulle correnti interne e vogliamo essere protagonisti anche in questo passaggio così delicato, con responsabilità e nell'interesse della nostra comunità.

C'è e c'è stata, sottolineata anche da Zingaretti, una difficoltà culturale prima ancora che politica a costruire e a viversi in una cultura politica davvero democratica».
Considerando anche l'esperienza di Nicola Zingaretti, sono 8 i segretari del Pd che si sono alternati. Rileva ancora Antonio Pompeo: «Troppi vivono ancora dentro gli schemi del passato. In questi anni i sindaci invece hanno cambiato pelle, hanno assunto la vocazione maggioritaria per aprirsi e vincere perché chiudendosi avrebbero perso. Al Pd serve una guida autorevole che ci consenta di preparare con forza le prossime elezioni amministrative e che rimetta subito al centro l'Italia, affrontando immediatamente i temi centrali e imprescindibili: la campagna di vaccinazione e la lotta al Covid, la crisi economica e sociale, il piano nazionale di ripresa e resilienza con il Recovery Plan».

Il riferimento alla vocazione maggioritaria dei sindaci non è casuale. Perché anche sul versante della nuova legge elettorale, il proporzionale sta perdendo terreno, mentre il maggioritario avanza. Nota Pompeo: «Occorre, inoltre, ridefinire presto il nostro profilo politico, la nostra identità, la nostra missione nel governo Draghi, così come il sistema di alleanze in vista delle amministrative. È altresì evidente che è fondamentale svolgere un congresso vero di rilancio strategico appena ci saranno le condizioni politiche e di sicurezza sanitaria». La traduzione è semplice: è tutto in gioco. Dalla segreteria alle alleanze. C'è una parte del Pd che non intende guardare in modo prioritario ai 5 Stelle.

La posizione di Zingaretti
Il segretario dimissionario dei Democrat Nicola Zingaretti ha ribadito i concetti espressi nel corso del collegamento con la trasmissione condotta da Barbara D'Urso su Canale 5. Affermando: «Basta polemiche.
C'è stato in questi mesi un gruppo dirigente vicino a m. A cominciare da Orlando, Franceschini, D'Elia, Cuperlo, Zanda, Cuppi, Bettini, De Micheli, Oddati e Chiara Braga e tanti altri e tanti sindaci amministratori e dirigenti nei territori. Ho fiducia che ci sarà la forza e l'autorevolezza per fare chiarezza dove io non sono riuscito e a rilanciare insieme un progetto per l'Italia».
Il concetto è chiaro. Nicola Zingaretti vuole sottolineare che le scelte compiute dal Pd sono state condivise.
Il bivio è stato rappresentato dalla caduta del Governo Conte. Zingaretti ha difeso quell'esperienza. Altri invece ne hanno preso le distanze. A dimostrazione che c'è un contrasto forte sull'identità politica del Pd del futuro.