Mai come in questo periodo di emergenza sanitaria, c'è bisogno nel Lazio di una Rete oncologica regionale. Un problema che il capogruppo comunale della Lega e delegato al Consiglio nazionale Anci, Danilo Magliocchetti, ha sottoposto con lettera all'assessore regionale alla Sanità, Alessio D'Amato.

«Come è noto - si legge nel testo - manca nel Lazio una Rete oncologica onnicomprensiva concretamente strutturata, come invece accade in altre regioni quali Toscana o Piemonte, dove sta fornendo risultati positivi per efficacia ed efficienza delle cure». Questa carenza, sottolinea Magliocchetti emerge maggiormente in questo periodo drammatico, determinato dal Covid.

Un problema evidenziato di recente dai responsabili dell'Aiom, Associazione Italiana Oncologia Medica, in rapporto alle criticità riscontrate durante l'epidemia.
«Certamente la nostra Regione paga lo scotto di non avere una rete oncologica - scrive il consigliere frusinate - E questa mancanza ha creato grande confusione, perchè inizialmente non si sapeva che cosa fare. Pertanto, l'Aiom sollecita interventi affinchè le unità dei medici occupate nei reparti Covid, siano distinte da quelle che curano i pazienti oncologici».

Magliocchetti aggiunge che fino a oggi nel Lazio «si è lavorato molto e in maniera significativa sulla gestione singola della rete del cancro della mammella, del colon retto, della prostata, del polmone. Ma, di fatto, manca una rete oncologica onnicomprensiva con risorse specifiche anche riguardo il personale, per ampliare il collegamento con il territorio e in particolare con i presidi oncologici locali».

In proposito, il capogruppo del Carroccio cita il presidio della Asl frusinate, «ma il collegamento è necessario con tutte le Asl del Lazio». Un altro esempio concreto, secondo Magliocchetti, proviene da alcuni Direttori delle Uoc di Oncologia di vari ospedali laziali: «Dobbiamo riuscire a portare al domicilio dei pazienti le somministrazioni orali o sottocutanee evitando loro percorsi inutili - dicono - È veramente indispensabile che ogni mese un paziente debba fare 30 o 40 chilometri in macchina per venire in ospedale, prendere le compresse, vedere che tutto sta andando bene e ritornare a casa? La telemedicina o la digitalizzazione in questo tipo di attività potrebbe aiutarci, se però ci fosse una normativa che consente la consegna dei farmaci oncologici presso il domicilio del paziente».

Ne consegue che, come spiega il consigliere, «una rete oncologica regionale unica, con una normativa idonea, risolverebbe anche questi problemi. Quindi, c'è assoluto bisogno di questo centro di riferimento, localizzandolo magari nell'Ifo, Istituto Nazionale dei Tumori "Regina Elena". Una rete regionale per accelerare ulteriormente le attività di screening, purtroppo rallentate nel Lazio durante la pandemia».

Magliocchetti conclude ricordando che nella
nostra regione c'è una presenza elevata di pazienti oncologici, e secondo gli ultimi dati Istat «si arriva alle soglie critiche delle province di Latina e Frosinone, che
raggiungono i 9,9 decessi per neoplasie tumorali ogni 10mila abitanti. Senza considerare l'ulteriore criticità ambientale della Valle del Sacco e la sua correlazione con i tumori». Dunque, urge la Rete oncologica, nonostante il Covid.