Fa riflettere, e molto, il fatto che il Prefetto Ignazio Portelli abbia dovuto inviare una circolare ai 91 sindaci della provincia per auspicare «che non vengano assunti comportamenti illogici, irrazionali ed irresponsabili in questa delicata fase dell'emergenza epidemiologica». Bene ha fatto Portelli, ma la sua iniziativa sta a significare che si fatica a comprendere la gravità di una pandemia che in Ciociaria ha fatto registrare quasi 400 morti e 19.000 contagi. Ha contratto il virus una persona ogni 26 residenti e il tasso di letalità è del 2,04%. Vuol dire che c'è stato un decesso ogni 49 persone contagiate. Inoltre è da un anno che tutto il mondo è in queste condizioni. Non si può neppure più parlare di emergenza.

Il Prefetto Ignazio Portelli è uno abituato a pesare le parole. Scrive: «Si è diffusa in questi giorni la notizia che si starebbero in qualche modo organizzando, anche con i sotterfugi, i tradizionali festeggiamenti del Carnevale». C'è poco da girarci intorno: c'è chi ancora fatica a comprendere i rischi del Covid-19. E questo fa davvero cadere le braccia. «Lo scherzo peggio riuscito - ha sottolineato la Prefettura - sarà senza dubbio alcuno quello di farsi contagiare dal Covid-19».

Non è più questione di negazionismo o di complottismo. Il punto vero è che la curva dei contagi continua ad essere alta, come dimostra il tasso di positività, vale a dire il rapporto tra i tamponi effettuati e i casi riscontrati. Medici, infermieri, sanitari e ausiliari sono stanchi e sfibrati: da un anno combattono in trincea contro un virus pericoloso e infido. Cosa deve succedere per far scattare un senso di responsabilità collettivo? Per evitare che si formino assembramenti come quelli che spesso si vedono nelle strade delle nostre città? E poi davvero, come si può pensare di organizzare feste di Carnevale a cuor leggero? Come se niente fosse? Non è tempo di maschere e coriandoli. È tempo di mascherine e di vaccini.

L'effetto-Draghi
sugli scenari 
di casa nostra

Dunque Mario Draghi ce l'ha fatta, riuscendo a formare un Governo che sarà sostenuto da Pd, Cinque Stelle, Italia Viva e Leu (gli stessi che appoggiavano Giuseppe Conte), ma anche da Lega e Forza Italia. Si illude chi pensa che non cambierà nulla a livello locale. È già cambiato tutto. Intanto nel centrodestra. In provincia di Frosinone, come già successo a Latina, Lega e Fratelli d'Italia sono molto distanti. La recente nomina del senatore Massimo Ruspandini a commissario provinciale di FdI è anche una risposta a Nicola Ottaviani coordinatore provinciale della Lega.

Tra i due non c'è feeling e quando si andrà al voto (ormai nel 2023) saranno inevitabilmente in competizione. Alle politiche o alle regionali. Nel frattempo nei Comuni succederà di tutto. In particolare a Frosinone, tra un anno. Ma anche a Sora, ad Alatri e poi dappertutto. Le liste civiche rappresenteranno la "leva" sulla quale puntare per cambiare gli equilibri, questa è la realtà. E non la vede solo chi non la vuole vedere. I partiti sono in difficoltà da anni alle comunali. Salvo poche eccezioni.

E sono in difficoltà per due motivi. Il primo è perché non riescono a rispondere alle richieste vere e concrete della gente normale. Il secondo è perché non esiste il ricambio della classe dirigente. Salvo pochissime eccezioni. È complicato per tutti i partiti mettere in campo liste competitive e forti per le amministrative. O si candidano sempre gli stessi oppure succede che in diversi collezionano pochissime preferenze. Le liste civiche sono più agili e hanno la licenza di poter essere trasversali. "Datemi una maschera e vi dirò la verità" scriveva Oscar Wilde. Sotto alcuni punti di vista le liste civiche consentono una libertà di manovra impossibile nei partiti.


L'insostenibile
leggerezza
della classe dirigente

Le indiscrezioni circolate nei giorni scorsi davano come altamente probabili gli ingressi nella squadra del Governo Draghi di Antonio Tajani e Fabio Panetta. Il primo in Ciociaria ha avuto per anni la sua roccaforte, il secondo è originario di Pescosolido e svolge un ruolo importante e delicato nella Bce. Ragione per la quale Mario Draghi ha preferito lasciarlo dove sta. Per Tajani invece il discorso è diverso. Forza Italia ha puntato su Brunetta, Gelmini e Carfagna. Ma sono state decisive soprattutto le scelte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il punto però è che si allunga il periodo di assenza di esponenti ciociari nel Governo nazionale. L'ultimo fu Gianfranco Schietroma, sottosegretario negli esecutivi guidati da Massimo D'Alema e Giuliano Amato. Ma parliamo di esperienze concluse nel 2001. Quindi sono passati venti anni. E questo dovrebbe far riflettere tutti sulla mancanza di "peso" politico di generazioni di classi dirigenti. E forse non è un caso che in questi venti anni (ma anche da prima) la provincia di Frosinone abbia perso quella centralità politica che ha avuto invece negli anni precedenti.

Come si può invertire il trend? Probabilmente investendo ancora sulle infrastrutture. Cercando di mettere "a sistema" l'interazione tra le fermate dell'Alta Velocità, l'autostrada e la superstrada Ferentino-Frosinone-Sora. Ma puntando anche sulle infrastrutture immateriali, quelle che riguardano le moderne tecnologie di comunicazione. Imprescindibili nel mondo moderno. Alla fine però la considerazione è semplice: per contare davvero bisogna stare nella stanza dei bottoni. Dove si approvano i progetti e si indirizzano gli stanziamenti. Se la classe dirigente politica di questo territorio da più di venti anni non esprime una rappresentanza al Governo qualcosa significherà. Ma nessuno si pone davvero il problema.