La febbre alla vigilia della nomina del presidente della nuova Camera di Commercio di Frosinone e Latina cresce di giorno in giorno in vista dell'appuntamento col terzo turno di voto fissato per martedì, e da ieri qualcosa si muove all'interno delle associazioni di categoria che costituiscono l'ossatura del Consiglio della Camera di Commercio del Basso Lazio.
Ricordiamo che i consiglieri sono 33, ma al momento sono 32 perché si attende una sostituzione. Nelle prime due votazioni occorreva la maggioranza qualificata dei due terzi per eleggere il presidente. Martedì prossimo basterà quella assoluta.
Rispondendo all'appello lanciato da Confcommercio Lazio sud all'indomani della doppia fumata nera sulla candidatura dell'imprenditore ciociaro Marcello Pigliacelli, il presidente di Unindustria Lazio Angelo Camilli ha scritto a Giovanni Acampora e ai due presidenti di Unindustria di Frosinone, Miriam Diurni, e di Latina, Pierpaolo Pontercorvo, con una nota molto calibrata, chiara nella sostanza, ma la cui interpretazione potrebbe prestarsi a diverse chiavi di lettura.
Nel suo appello, Giovanni Acampora chiedeva a tutte le organizzazioni camerali, ma in particolare a Unindustria che ha proposto e sostiene la candidatura di Marcello Pigliacelli, di superare la frattura emersa dalle schede bianche nei primi due turni di voto per la nomina del presidente della Camera di Commercio, e di recuperare la serenità per una scelta condivisa e il più possibile rispondente alle reali necessità dei due territori che per la prima volta sono chiamati a costituire insieme un ente di primaria importanza per le economie locali.
Tradotto in parole povere, Acampora ha chiesto a Unindustria di fare un passo indietro sulla candidatura di Pigliacelli.
La risposta del presidente di Unindustria Lazio esordisce con la condivisione piena delle considerazioni di Acampora relativamente alle sfide e alle responsabilità cui sono chiamate le rappresentanze delle imprese, «non solo per rappresentare con autorevolezza e credibilità le legittime aspettative della imprenditoria che si riconosce nelle organizzazioni di cui siamo presidenti».
E Camilli va oltre, rispondendo anche alla richiesta di un passo indietro rispetto alle decisioni già assunte dalla sua associazione: «Sono convinto - scrive - che sarà possibile, nel rispetto delle autonomie territoriali e della conoscenza delle esigenze e potenzialità del territorio, avviare insieme tanti progetti condivisi, nell'interesse prioritario del rilancio di una parte così determinate del Lazio». Ha tutta l'aria di essere un'apertura importante verso le istanze promosse da Acampora, apertura apparentemente rinforzata dalle ultime tre righe della nota: «Sono convinto che tutti i consiglieri camerali troveranno la miglior governance, e almeno per quelli che sono espressione della mia associazione, verrà rispettato l'impegno che si sono dati di cercare la soluzione più ampia possibile e pienamente rispettosa degli equilibri territoriali».
Questo sembra il passaggio chiave dell'intera nota di Camilli, capace da solo di svuotare di significato e di senso tutto quello che è scritto prima, perché l'impegno che i consiglieri di Unindustria si sono dati, è quello di avanzare e sostenere la candidatura di Marcello Pigliacelli, ma in nessuna delle 18 righe che compongono la nota di Unindustria compare il nome del candidato Pigliacelli. Un segnale diretto proprio a lui? Oppure una strategia per tenere a bada fino al voto del 20 ottobre l'altra metà del gruppone di consiglieri che non vede di buon occhio la candidatura di Pigliacelli?