Non si sbottona Roberto De Donatis sul suo possibile mandato bis. Il sindaco dice di essere concentrato sui problemi della città e che in questo periodo di emergenza non pensa alla politica. O almeno non lo confessa. Intanto, però, i "suoi" lo tirano dentro in ragionamenti e strategie forse volte solo a disorientare lo scacchiere politico. Certo è che De Donatis non si sente rappresentato da alcun partito, non è più un uomo di sinistra. Ed è sul "mercato". L'abbiamo intervistato.

Molti amministratori la invitano a una nuova candidatura.
«La candidatura di un sindaco non è figlia della sola scelta personale. Fino a quando questo coro non esprimerà una musica chiara, non mi sbilancio.
Anche perché sono concentrato sul lavoro per portare a termine il programma».

Il consigliere Caschera entra nella Lega e la propone come prossimo sindaco espressione del centrodestra. Che ne dice?
«Con lui c'è un rapporto di amicizia e di stima reciproca. L'appartenenza politica è determinante perché più si va in alto nelle istituzioni più i contenuti dei programmi diventano scelte in grado di generare un'opportunità di espressione di un territorio. Ma l'ente locale vive ancora di logiche legate alla persona e non al partito».

Eppure quasi tutti i consiglieri di maggioranza sono tesserati.
«È un fenomeno fisiologico. Accade sempre nell'ultimo anno di amministrazione. Ma il sindaco è una figura super partes, specie in un momento storico nel quale deve tutelare ogni soggetto debole».

La sua maggioranza è orientata a destra?
«È vero che in Consiglio sono presenti tre partiti di centrodestra, ma anche sensibilità diverse. Collaboro con tutti».

Oggi si sente rappresentato da un partito?
«Vivo un periodo di riflessione. In questo momento non trovo in nessun partito una chiara indicazione di appartenenza, neanche in quello con cui ero tesserato».