Una telecamera piazzata nel punto giusto e nascosta dentro una scatola di fazzolettini. Doveva immortalare le dipendenti di un ufficio, nel pieno centro di Frosinone, nei momenti di intimità, in bagno. Nei guai, per violazione della privacy, finisce così un professionista di 45 anni del capoluogo.

A puntare l'indice contro l'uomo è una sua dipendente sulla quale il professionista, secondo il suo racconto, aveva messo gli occhi. È lei ad avere rifiutato le avance del titolare dello studio è lei ad avere ritrovato la telecamere con tanto di memoria inserita nel dispositivo elettronico, pronto a registrare. Trentatré anni, piuttosto avvenente, residente alle porte del capoluogo, la ragazza era finita al centro delle attenzione del datore di lavoro, un frusinate di 45 anni. Ma lei aveva altri programmi e altri progetti per la sua vita sentimentale. Tuttavia, mai avrebbe pensato di essere osservata da occhi indiscreti nei momenti in cui si concedeva una pausa in bagno.

Un mese fa il ritrovamento. La donna va in bagno. Poi, con un gesto quasi meccanico, fatto mille e più volte, inserisce la mano nel contenitore di cartone dei fazzolettini. Il contenitore è quasi vuoto. La mano affonda e tasta qualcosa di metallico. La donna si insospettisce subito. Tira fuori l’apparecchio e scopre che si tratta di una telecamera, la apre ed estrae la memoria. Quindi corre da un avvocato al quale consegna il tutto e con il quale prepara una dettagliata denuncia. Lei scrive che era oggetto delle attenzioni del capo e sospetta che la telecamera serviva a riprendere proprio lei. Anche se, in quell’attività lavorano altre donne.

Delle indagini vengono incaricati i carabinieri che compiono i primi accertamenti. La procura dispone anche un accertamento tecnico sulla telecamera per capire da quanto tempo era in funzione e che cosa ha immortalato. Le indagini vanno avanti in maniera serrata per cercare di ricostruire quanto accaduto negli ultimi tempi all’interno dello studio professionale.