La notizia è caduta su Frosinone come fosse un chicco di grandine grosso come un macigno: il prefetto Emilia Zarrilli indagata. Il tam tam è partito da Roma e, a metà mattinata, anche a Frosinone tutti erano informati delle indagini su presunte irregolarità commesse per permettere l’ingresso in Italia a cittadini cinesi, 24 le persone coinvolte.

Secondo il Corriere della Sera, che sulla vicenda ha elementi dettagliati, tra questi vi sarebbe un solo caso che riguarda l’attuale prefetto di Frosinone. I fatti, per i quali si sono chiuse in questi giorni le indagini, risalgono al 2009, quando l’odierno rappresentante del Governo in Ciociaria era direttrice dello Sportello unico dell’immigrazione di Roma. Un viaggio a Dubai, tutto spesato, per lei e per altre due amiche funzionarie di polizia, per un costo di circa 8mila euro, sarebbe stato sostenuto da un’agenzia di servizi capitolina come ricompensa per aver facilitato il ricongiungimento familiare di una coppia cinese. Indagati nella vicenda: il direttore dell’agenzia, ex funzionario di polizia e il suo socio nell’impresa.

Sarebbero stati loro ad avvicinare il prefetto Zarrilli per sbloccare la vicenda dei cinesi grazie alla vacanza premio, o meglio, alla vacanza ricompensa. Tra le persone rimaste di sasso, la stessa Zarrilli che ieri mattina aveva un calendario fitto di conferenze stampa. Tra l’una e l’altra, è stata avvicinata dai giornalisti, appena qualche minuto dopo aver letto la notizia, mostrando tutta la sua incredulità e sorpresa. Dal finestrino della sua auto, prima che partisse per Sora, ha esclamato: «Il fatto che non ne sapessi nulla la dice lunga. L’ho appreso leggendo il giornale. Sono amareggiata». Ha poi anche aggiunto di confidare nella magistratura.

Intanto, adesso la prassi vuole che nei prossimi 20 giorni potrà fornire sue memorie alla procura di Roma per smontare le accuse ed evitare il rischio di una richiesta di rinvio a giudizio