Fabio Leone, presidente dellâassociazione Peppino Impastato di Cassino, spettatore per caso della presentazione dellâultima fatica letteraria di Gene Gnocchi, provoca lâennesima freddura del comico sulla vicenda che vede protagonista dom Pietro Vittorelli. Dopo lâaforisma apparso sul âRompipalloneâ della Gazzetta dello Sport, Gene Gnocchi è dunque tornato sullâex abate. E stavolta lo ha fatto dallâex Real Collegio di Lucca, dove venerdì pomeriggio ha presentato il suo ultimo libro dal titolo âCosa fare a Faenza quando sei mortoâ. Un intervento non preparato, ma sollecitato dallâintervento di un lettore, che ha chiesto al comico lâopinione in merito alla scelta fatta dallâex governatore del Lazio, Marrazzo, di ârinascereâ a nuova vita a Montecassino, sotto la guida dellâallora abate Vittorelli. «Ci mancava solo che lo facessero abate», il commento dellâattore. Ha poi chiesto la parola un altro spettatore, Fabio Leone, appunto, che ha invitato Gene Gnocchi nella città martire. «Se resta qualcosa dellâotto per milleâ¦Â», ha risposto il comico di Fidenza tra lâilarità generale.
Intanto continuano le frecciatine allâindirizzo dellâex abate del monastero benedettino, diventato il protagonista del siparietto âI segreti di Montecasinoâ del tg satirico Striscia la Notizia. Ma non solo sui social impazzano aneddoti, freddure e vignette sulle abitudini âpoco benedettineâ del monaco e sulle sue folli spese e compagnie. In particolare il presunto uso di sostanze stupefacenti ha dato adito a una serie di âcopertineâ improbabile su visioni e allucinazioni divine. Ma anche le folli spese per lâabbigliamento e i prodotti di
profumeria. Non poche le allusioni alla passione per le prelibatezze eno gastronomiche e i salami pregiati. Tutte allusioni poco velate alle strane frequentazioni portate avanti da Vittorelli nonostante lâabito e lâonore di essere il successore di San Benedetto. A punzecchiare lâabate emerito ci stanno pensando un po' tutti, giovani e meno giovani, giornalisti e opinionisti. Oltre 1500 anni di storia e di preghiera cancellati in meno di sei anni da un monaco che ha ceduto ai vizi e alle debolezze personali trascinando in un precipizio un monastero che era rinato dopo terremoti, cataclismi e i terribili bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. La struttura è lì, ma lo spirito di chi ci vive è ferito