La verità della morte di Giuseppe e Amilcare Mattei è stata scritta nelle traiettorie dei colpi che hanno raggiunto e freddato senza pietà i due fratelli di Coreno. Per questo fondamentali, da mettere in correlazione con l’analisi medico legale, saranno gli elementi offerti dai militari del Racis, depositati nell’udienza di ieri. Proprio per consentire al giudice Lanna e agli avvocati Bruna Colacicco, Gianrico Ranaldi e Emiliano Mignanelli di valutare attentamente la corposa relazione, l’udienza è stata rinviata a lunedì prossimo. Il cerchio per conoscere cosa successe nella cava dei fratelli Mattei divenuta teatro della mattanza potrebbe chiudersi già a distanza di un anno dai terribili fatti.

Era il 7 novembre del 2014 quando gli uomini del maggiore Fabio Imbratta trovarono i corpi esanimi di Pino e Amilcare e Giuseppe Di Bello - trentacinquenne di Coreno - in gravi condizioni. Tre le pistole semiautomatiche, due delle quali regolarmente dichiarate e appartenenti alle vittime, quelle che i militari trovarono a terra: una calibro 9x21 a canna corta, presumibilmente impugnata da Amilcare il cui caricatore di 15 colpi sembrerebbe essere stato scaricato forse per aiutare suo fratello attinto - secondo le prime analisi - da un unico colpo mortale. Una calibro 9, anche questa con 15 colpi, con alta probabilità impugnata da Pino, da cui sarebbero stati sparati invece solo 3 colpi. E una 7,65 con 7 colpi dei quali 4 esplosi. Quelli che secondo le primissime indagini avrebbero ucciso i due imprenditori, morti per difendere la loro cava.

Nessuno fino a ieri ha però saputo raccontare come questi colpi siano stati esplosi. Saranno ora le valutazioni sulla traiettoria delle pallottole, contenute nella relazione depositata in udienza, a raccontare una verità ancora sconosciuta, che potrebbe supportare quanto riferito dalla perizia medico legale oppure offrire nuovi e imprevisti scenari rispetto a quanto ricostruito sinora dalle certosine indagini e dai fotogrammi del sistema di rilevazione ad infrarossi. Non si esclude, ma la prudenza è d’obbligo, che la verità balistica possa anche aprire un nuovo scenario in cui potrebbe farsi largo l’ipotesi di altre “presenze” sulla scena del delitto: una pista valutata nell’immediatezza, ma abbandonata velocemente.

Il report del Racis rappresenta un’integrazione eccellente alle preziose analisi di polizia scientifica condotte sul passamontagna, sulle taniche e sul materiale trovato dopo la mattanza e di tutti gli approfondimenti successivi che nel tempo hanno ricostruito tassello dopo tassello la morte dei due imprenditori pronti a rivendicare con la vita una proprietà violata da furti continui. Attesa per lunedì prossimo anche la decisione del giudice Lanna sulla costituzione di parte civile della Cooperativa Cavatori Coreno Arl nel processo - attraverso l’avvocato Angelo De Siena - a cui appartenevano entrambe le vittime. Forte l’emozione dei familiari che ieri speravano, forse, di arrivare ad una verità oggettiva. E che hanno nuovamente incrociato gli occhi del Di Bello trasportato con l’ausilio di unità medica.