Allagamenti, frane, smottamenti. Il maltempo che imperversa anche in Ciociaria dalla settimana scorsa ha lasciato un morto, alcuni feriti e danni in quantità tanto che sono già sette i comuni che hanno chiesto lo Stato di calamità naturale. Sono Paliano, dove è avvenuta la tragedia della frana killer che ha ucciso Giorgio Padovani, Sora, Filettino, Cassino, Acuto, Anagni e Trevi nel Lazio, ma c’è da scommetterci che la lista si allungherà già da oggi considerando l’altra ondata di maltempo di ieri. Danni ancora da calcolare a infrastrutture come strade e ponti, ma anche a proprietà private.

«Richieste che saranno ascoltate se il Governo dichiarerà lo stato di emergenza», spiega il responsabile della protezione civile comunale di Frosinone Ruggero Marazzi. «L’esperienza mi dice che vi sono ampi margini che ciò avvenga dato che le aree colpite sono ampie e toccano buona parte del centro e sud Italia tra cui città importanti come Roma, Firenze, Salerno, Benevento. Non dimentichiamo che si sono contate anche diverse vittime».

Sulla gestione dell’emergenza Marazzi è decisamente soddisfatto: «Il territorio – dice - non si è fatto trovare impreparato. Mercoledì scorso è caduta sulla città di Frosinone e su buona parte della provincia tanta pioggia quanta in media ne cade durante tutto il mese di ottobre. I provvedimenti adottati come la chiusura dei sottopassaggi e il presidio di strade a rischio da parte di 50 volontari di protezione civile oltre a vigili urbani e personale dell’ufficio tecnico comunale hanno permesso di gestire al meglio la situazione». Sulla tragedia di Paliano ha detto: «Quello di Paliano è stato un caso limite, una tragedia che non poteva essere preventivata».

Per avere un quadro di quanta acqua sia caduta quel giorno la protezione civile ha reso pubblico dati e grafici sul sito del Comune di Frosinone. Dati che sottolineano come su un metro quadro siano caduti oltre 120 litri d’acqua in un periodo compreso tra le ventiquattro e le quarantotto ore. «L’allerta non è cessata e si è attestata su un allarme arancione». Quindi la guardia resta alta dato che le piogge che cadranno, seppur meno intense delle precedenti, troveranno territorio che le assorbiranno con maggior fatica. Il rischio frane, resta quello che più di altri preoccupa.

«Il viadotto Biondi crollato a Frosinone – continua il disaster manager – è la fotografia di cosa significhi il rischio frane e del pericolo che si corre in caso di cedimenti strutturali o di terreni, in particolare se non si interviene per tempo. Un rischio che sul territorio è tutto mappato e ogni area, con gli aspetti geologici che la caratterizzano, è segnalata alla Regione Lazio. Rimanendo sulla città di Frosinone, ci sono zone ad alto rischio e ben conosciute, come piazza San Tommaso D’Aquino, viale Mazzini e le aree periferiche di via San Liberatore della zona Maniano». Una situazione da tenere continuamente monitorata.