Proseguono gli interrogatori di garanzia dopo la retata di âDonât Touchâ, lâoperazione della Squadra Mobile che ha smantellato il gruppo criminale che spadroneggiava a Latina tra droga, usura, furti e altri affari. Nel carcere di Velletri, davanti al gip Francesco Falco e ai pubblici ministeri Luigia Spinelli e Claudio Lazzaro, è comparso Davide Giordani, lâimprenditore di Ferentino accusato di aver trasportato droga per conto di alcuni componenti del clan di Latina. Assistito dallâavvocato Giampiero Vellucci, Giordani, come tutti gli altri arrestati, si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Allâimprenditore è contestato il ruolo avuto âda staffettaâ nel trasporto di cocaina da Roma a Frosinone, passando per Latina. In quella circostanza - che per gli inquirenti non era lâunica - scattò lâarresto. Era il 26 gennaio. A Giordani è contestato il trasporto, in collaborazione con i fratelli Travali, di quasi un chilo di droga (994 grammi) pari a 2.900 dosi medie. Lâepisodio, sospettano gli investigatori, potrebbe essere la prova di collegamenti più stretti tra il gruppo criminale pontino e la Ciociaria. A comprova dei contatti con il Frusinate ci sono viaggi, incontri per pianificare le operazioni perfino in discoteca e tanti dialoghi captati dagli investigatori con le intercettazioni.
Oggi invece davanti al giudice e ai magistrati comparirà lâaltro ciociaro arrestato nellâambito dellâoperazione âDonât touchâ. Si tratta del carabiniere in servizio presso la Compagnia di Aprilia, Fabio Di Lorenzo, 52 anni, di SantâAndrea del Garigliano. Il militare dellâArma è finito in carcere con le accuse di corruzione e rivelazione di segreto dâufficio. Stesse ipotesi di reato mosse nei confronti di un collega. I due, secondo quanto emerso nel corso delle indagini, approfittando del loro ruolo, hanno rivelato notizie riguardanti le indagini ad Angelo Travali, ritenuto uno dei boss della banda criminale di Latina sgominata ieri. Un comportamento che, si legge nellâordinanza firmata dal gup del Tribunale pontino Giuseppe Cario, «ha messo a repentaglio» le indagini, soprattutto il lavoro con le intercettazioni.
Il giudizio degli inquirenti sulla condotta dei militari è impietoso: «Hanno fatto mercimonio della loro funzione. Sono stati a libro paga della delinquenza». Uno dei criminali ai quali il militare dellâArma ha venduto le notizie sulle indagini è giunto a dichiarare che «sarà rovinato quando il carabiniere andrà in pensione». La Squadra Mobile di Latina è riuscita a documentare la dazione di denaro corrisposta al carabiniere ciociaro.