Truffe aggravate in danno di istituti di credito e in danno dell'Erario per oltre 100 milioni di euro. 

Una vera e propria associazione a delinquere per la consumazione di reati tributari, quella scoperta dagli uomini della Guardia di Finanza del Comando provinciale di Pescara, che ieri hanno provveduto ad eseguire 12 ordinanze di custodia cautelare, arrivando fin nel Cassinate. Tra i destinatari della misura dei domiciliari, infatti, anche due professionisti nel campo delle consulenze tributarie di Pontecorvo. 

Le porte del carcere si sono invece aperte per il "dominus" indiscusso dell'inchiesta, il noto imprenditore pescarese Mauro Mattucci e per Antonio Gentile. Secondo quanto accertato dagli uomini del colonnello delle Fiamme gialle Francesco Mora, attraverso una fitta rete di società sparse tra Abruzzo, Molise, Lazio, Campania, Puglia, Trentino Alto Adige e Sardegna, il "re del Tortuga" (un noto locale del lungomare di Pescara), Mattucci, avrebbe violato tutte le norme in materia penale-tributaria, realizzando truffe da quasi 100 milioni di euro. 

Gli indagati

Settanta gli indagati finiti nelle maglie dell'operazione "Banco - Matt" il cui nome non è certo casuale: secondo i finanzieri Mattucci avrebbe utilizzato oltre 100 società «distraendo a suo piacimento beni e liquidità quasi fossero dei veri e propri bancomat personali» dichiarano dal Comando provinciale. Tra i professionisti, sotto la lente del colonnello Mora, anche i due commercialisti della città fluviale le cui posizioni, come riferito proprio dagli inquirenti, risulterebbero (nel quadro complessivo ) del tutto marginali. Per i due commercialisti di Pontecorvo - chiamati a rispondere a vario titolo di associazione finalizzata alla commissione di reati tributari - le contestazioni dei magistrati pescaresi sarebbero infatti riferibili proprio ad alcune attestazioni su regolarità fiscali, soprattutto in ragione di rimborsi Iva per le società collegate al Mattucci. Per questo ieri mattina, su delega della Guardia di Finanza di Pescara, gli uomini del colonnello Fortino del Reparto di Cassino hanno dato esecuzione anche nei loro confronti alla misura cautelare dei domiciliari. 

Edilizia&Rottami ferrosi

Per i finanzieri di Pescara il modus operandi era oltremodo chiaro e riguardava direttamente i settori dell'edilizia e del recupero di rottami ferrosi: «Si procedeva nella creazione o nell'acquisto di una società "pulita", alimentando e favorendo relazioni con clienti e fornitori grazie alle quali ottenere aperture di linee di credito presso istituti bancari. Poi, ad attività ben avviata, si passava alla creazione di fatture false, emesse da società del gruppo Mattucci o sulle quali lo stesso aveva di fatto un'influenza dominante, per azzerare il carico fiscale (Iva, Ires, Irpef, contributi, Irap) prima dello "svuotamento" delle stesse società con cessioni di rami d'azienda, di quote sociali o azioni, scissioni e compravendite immobiliari, in favore di altre società del gruppo create all'occorrenza ovvero già esistenti (le cosiddette "good company"). L'operazione vanificava così eventuali iniziative di recupero da parte di creditori, banche e fisco». 

I sequestri e la difesa

In questa galassia di società "fantasma" secondo gli inquirenti «Mattucci, prima di procurare il depauperamento, usciva formalmente dalla compagine societaria». Un patrimonio da nababbi quello "congelato" dalla Finanza tra depositi titoli, cassette di sicurezza, conti correnti e immobili (oltre 100). A Pontecorvo le Fiamme gialle hanno sottoposto a sequestro preventivo quote societarie per circa 10.000 euro «riconducibili – come ha ha spiegato il colonnello Mora – a una società che aveva la sede legale proprio presso lo studio dei due professionisti».