Conflitti di interesse e favoritismi. Anche per ottenere assunzioni di familiari. È il quadro a tinte fosche che emerge dall’inchiesta della Procura della Repubblica di Frosinone sulle autorizzazioni integrate ambientali. Le indagini, coordinate dal procuratore Giuseppe De Falco e dal sostituto Rita Caracuzzo, condotte dal nucleo investigativo della Guardia Forestale, sono sfociate nell’iscrizione sul registro degli indagati, tra gli altri, dei dirigenti dell’Ente di Palazzo Iacobucci, Umberto Bernola, Ferdinando Riccardi e Eulalia Patini e della consulente Tiziana Ombres. Avvisi di garanzia anche per il direttore dell’Asi Massimiliano Ricci e per Claudio Ferracci, dirigente del Consorzio.

A capo del sistema, secondo accuse tutte da provare nei confronti dei sei indagati, l’allora commissario straordinario della Provincia Giuseppe Patrizi. L’input alle indagini è scattato dopo la rimozione dell’ingegner Antonio Fraioli. L’allora dirigente del settore ambiente, secondo l’informativa del Nipaf, «insieme al suo personale tecnico, con competenza e rigore, ha evidenziato disfunzioni, rilevato anomalie tecniche, prescritto adempimenti, revisionato procedimenti Aia e altri, segnalato alla polizia giudiziaria e alla stessa procura notizie di reato a carico non solo dei responsabili delle aziende interessate, ma anche dei pubblici funzionari addetti ai controlli». A chiedere maggiore velocità nel rilascio delle Aia è stata Unindustria. Una posizione però del tutto legittima, quella dell’organizzazione di categoria, dettata dal fatto che investimenti e sviluppo non possono essere bloccati dalla burocrazia. Tanto che l’associazione degli industriali non è minima- mente coinvolta nella vicenda giudiziaria. Ma in Ciociaria l’Ambiente è materia che scotta. Basti pensare che Frosinone è in testa alle classifiche per le polveri sottili e che la Valle del Sacco è stata ribattezzata la Valle dei Veleni.

«Unindustria - sostiene l’associazione di categoria - intende per l’ennesima volta precisare che il forte stato di disagio e preoccupazione del- le aziende associate, dalle multinazionali alle più piccole, in merito alle lungaggini e criticità procedurali per il rilascio delle autorizzazioni "ambientali" da parte della Provincia di Frosinone, è stato segnalato in tempi non sospetti, sia con atti formali che con comunicati e conferenze stampa. Questa attività, perseguita in maniera trasparente nei confronti di tutti gli Enti istituzionali coinvolti, dal Ministero dell’Ambiente alla Regione Lazio, dalla Provincia e Prefettura di Frosinone alla Direzione Regionale dell’Arpa Lazio, è stata sempre supportata da proposte molto articolate e non incentrate esclusivamente sul- le “prescrizioni”. In tutte queste occasioni, peraltro, si sono sempre paventati i rischi, al perdurare delle criticità evidenziate, di ripercussioni negative per la competitività del sistema produttivo, sia in termini economici, occupazionali e di attrattività».

Ad oggi, però, su questa problematica gli industriali non solo non hanno ricevuto nessuna risposta formale alle comunicazioni effettuate, «ma nessuna attività - sottolineano - è stata intrapresa per avviare un’ azione di miglioramento capace di fornire risposte certe ed in tempi ragionevoli alle imprescindibili esigenze di pianificazione delle aziende. Riscontriamo di contro i primi segnali dei rischi paventati, con la messa in discussione ad esempio dell’investimento della DPHar, nonché sentenze del Tar che hanno sospeso la gran parte delle prescrizioni previste nelle autorizzazioni Aia di tutte le aziende che in quel periodo hanno voluto intraprendere la strada dell’azione legale, condannando peraltro anche la Provincia di Frosinone, al pagamento delle spese. Queste aziende quindi, assieme a tutte le numerosissime altre che ancora non riscontrano la conclusione dell’iter istruttorio, continuano a vivere nell’incertezza indirizzando sempre più, soprattutto nel caso delle imprese multi-localizzate, in altri siti gli investimenti da effettuare».

Tale modus operandi, quindi, sta bloccando ingentissime risorse per investimento «per mancati adeguamenti impiantistici e tecnologici sottostanti alle autorizzazioni, per mancati ampliamenti e nuove iniziative, numerosissimi i percorsi e gli interventi di efficienza e di innovazione inibiti e/o ritardati». Unindustria pertanto, al fine di poter analizzare congiuntamente con tutti gli attori del territorio la situazione legata alle diverse problematiche ambientali, organizzerà un convegno nel corso del quale possano emergere tutte le criticità ma contestualmente anche possibili soluzioni ai problemi. L’associazione di categoria avverte: «Alla luce di quanto sopra esposto ed agli articoli di stampa dei giorni scorsi ci si riserva di verificare se sussistono i presupposti per avviare azioni legali a tutela della propria immagine».