Dalla guerriglia psicologica a quella vera. Da minacce ad agguati, pestaggi e sparatorie. Per stabilire una supremazia, quella sulla piazza dello spaccio locale, attraverso il terrore. Lâunico modo per scacciare il gruppo rivale, imporre tangenti a coloro che volevano spacciare ma anche a chi osava approvvigionarsi autonomamente da altri âfornitoriâ.
à questa la pista seguita dai carabinieri della Compagnia di Cassino, la stessa che ieri ha portato allâesecuzione di 19 misure: 12 ordinanze di custodia cautelare in carcere e 7 ai domiciliari. Oltre allâesecuzione di 9 decreti di perquisizione (nei confronti di 8 indagati residenti in zona e un cassinate - poi arrestato - residente a Conegliano Veneto) che hanno portato allâarresto contestuale per droga di altri due giovani di Cassino di 18 e 20 anni,trovati in possesso di 36, 63 grammi di cocaina. I destinatari delle ordinanze sono ritenuti a vario titolo responsabili di spaccio di sostanze stupefacenti (per 9 è stata avanzata lâipotesi anche del vincolo associativo); 4 chiamati a rispondere anche di detenzione o cessione di armi. Tutti di concorso in spaccio.
Tutti i pezzi del puzzle
Sono stati gli uomini del maggiore Silvio De Luca e del tenente Grio, agli ordini del colonnello Tuccio - coordinati dalla Procura di Cassino - a mettere insieme i vari episodi che avrebbero sostanziato la guerra tra bande per lâaffermazione di un gruppo, quello Ferreri-Panaccione, su tutti. Oggetto del contendere, la gestione di piazza Labriola: così giovani sodali (sempre nelle ipotesi della dottoressa Siravo) originari di Cassino, Cervaro, Villa Santa Lucia, Piedimonte, S. Giorgio, S. Vittore ed Esperia si sarebbero schierati dando vita a una guerra senza esclusioni di colpi.
à in questa matrice che gli inquirenti hanno inserito a partire dal primo episodio - quello del 7 ottobre del 2014, quando un componente di uno dei due gruppi venne malmenato con una mazza da baseball in piazza Labriola - la sequenza dei fatti di sangue: quello del 3gennaio 2015,con la seconda aggressione fisica da parte dei componenti della fazione dominante, nei confronti di alcuni giovani che frequentavano la piazza. Il giorno dopo la risposta: un raid, con armi bianche e da fuoco, che si concludeva con un minore ferito e il danneggiamento delle auto di proprietà del gruppo aggredito. E lâesplosione, secondo alcuni testimoni, di colpi dâarma da fuoco. Ancora, 24 ore dopo, una sparatoria alla stazione: colpi diretti allâauto del rivale fermo allâincrocio. Allâarrivo dellâArma verranno trovati solo vetri rotti e bossoli.
Sarà poi lâintuizione di un carabiniere (che riuscì a carpire elementi chiave da alcuni avventori di un bar) a permettere la svolta: lâauto crivellata da 6 proiettili sarà scoperta poco dopo con perquisizioni a tappeto. Fino a risalire al movente dellâatto intimidatorio: la fuoriuscita dal gruppo egemone di un loro âuomo di fiduciaâ che si era innamorato della figlia della fazione avversa. Le manette scattarono ai polsi di Elio Panaccione, per unâipotesi di tentato omicidio, danneggiamento aggravato, porto abusivo di arma da fuoco e spari in luogo pubblico. Ma le violenze non si placarono: il 27 marzo e il 18 aprile 2015 due pusher vennero aggrediti per aver spacciato âsenza permessoâ. Le indagini si concentrarono su Ferreri, 42 anni di Napoli - fuoriuscito del clan Licciardi - e Panaccione (genero e suocero) che avrebbero permesso lâarrivo in città di grosse partite di droga gestendo di fatto, sempre per gli inquirenti,la riscossione dei crediti; la copertura per le spese legali e 250 euro a settimana in caso di arresto dei sodali; lâimposizione di 250 euro per piazzare la droga acquistata autonomamente. Dopo gli arresti di ieri ora si attende la fissazione degli interrogatori con un pool di avvocati (tra cui Carbone, Corsetti,Giuliano, Persichino) pronti ad affilare le armi.
Un territorio impegnativo
«Occorreva intervenire con determinazione per ripristinare la legalità in centro a Cassino, proprio di fronte al tribunale» ha dichiarato il procuratore DâEmmanuele, complimentandosi con i carabinieri. «La laboriosa indagine, che ha portato allâarresto anche di uno dei giovani coinvolti nel tentativo di penetrare allâinterno del tribunale, ha evidenziato una cosa importante: la complessità di un territorio come quello di Cassino in cui confluiscono la criminalità campana e laziale, fondendosi. Lâoperazione ha permesso di dare un forte segnale» ha aggiunto il procuratore.