Le sofferenze del sistema bancario italiano valgono 186,7 miliardi di euro lordi.In nessun altro Paese dell’Ue la dimensione complessiva dei crediti deteriorati ha raggiunto tale importo. Lo denuncia l’ufficio studi della Cgia, l’associazione degli artigiani di Mestre che ha voluto calcolare il peso delle sofferenze delle grandi aziende. Numeri importanti sui quali pesa il miliardo di euro di sofferenze del Frusinate.

A livello provinciale - scrive la Cgia - il primo 10% degli affidati ha in capo l’86,9% delle sofferenze a La Spezia: record nazionale rispetto a una media italiana dell’81,1%. Al secondo posto con l’86,6% Roma, al terzo con l’86,5% Verbania. In coda con il 69,8% Varese, con il 69,7% Sondrio e con il 65,5% Lodi. Frosinone, in questa graduatoria, si colloca al 76esimo posto con una quota di sofferenze pari al 76,9%. Un po’ peggio fa Latina, 61esima, con una percentuale di sofferenze del 78,2%. Nella parte bassa Viterbo (101esima) con il 72,5% eRieti (104esima) con il 72,1%.

Dando uno sguardo ai numeri di Frosinone si nota che la quota di finanziamenti ottenuti dai primi dieci affidatari è al 64% contro una media nazionale del l’81. A dimostrazione del fatto che le aziende sono soprattutto medio-piccole. A Latina la quota è anche più bassa (60,7%) per non parlare di Rieti, sotto il 50%.

Secondo la Cgia, queste sofferenze, che hanno messo in seria difficoltà le banche italiane e tutta l’economia sono riferite alle grandi imprese. In base a dati della Banca d’Italia, l’80 per cento circa dei finanziamenti per cassa è erogato al primo 10% degli affidati. «Soggetti, questi ultimi, di segmento alto che sicuramente non appartengono alle categorie dei piccoli commercianti, degli artigiani o dei lavoratori autonomi - scrive la Cgia - Per contro, la quota di sofferenze causate dal primo 10 per cento degli affidati è stata pari a poco più dell’81%. Questa situazione ha provocato una forte contrazione dei prestiti. Non essendo in grado di recuperare una buona parte dei prestiti erogati, le banche hanno deciso di non rischiare più e hanno chiuso i rubinetti».