Cosa sia accaduto in quegli attimi a Renzo Cerro, quarantunenne di origini roccaseccane, nessuno forse riuscirà mai a saperlo. La sua vita è da sempre una giostra fatta di alti e bassi, problemi con la famiglia, con la salute. Poi alcuni anni fa era sparito dalla sua città. Qualcuno lo aveva rivisto a Termini, un volto tra migliaia, Renzo era diventato un clochard della Capitale. Già quando bazzicava il territorio Renzo aveva chiesto aiuto alla Caritas, per mangiare o semplicemente per avere una mano. E qualcuno lo ricorda, il suo atteggiamento aggressivo e schivo, la sua quotidianità contraddistinta da una profonda solitudine, Renzo non si fidava di nessuno.

Un sabato sera come tanti ha deciso di entrare nella Basilica di Santa Maria Maggiore di Roma, è andato spedito nella sagrestia dove ha aggredito con un coccio di vetro due preti. In un primo momento tutti hanno pensato che potesse trattarsi dell’ennesimo colpo di un senzatetto alla ricerca disperata di soldi. Poi Renzo è stato fermato e arrestato dai carabinieri della Compagnia di Piazza Dante della Capitale. È stato ai militari che Renzo ha spiegato che in realtà non avrebbe voluto aggredire i due uomini, ma punire la Chiesa che non lo aveva capito e non aveva compreso i suoi bisogni.

I due preti sono stati ricoverati in ospedale, padre Adolfo Ralph è stato colpito mentre era intento a difendere il suo sagrestano, padre Angelo Maria Gaeta di 52 anni che ha invece riportato una ferita molto grave al volto. Il primo è stato medicato e dimesso in serata, per il sagrestano le cure hanno richiesto il ricovero, il taglio profondo va dallo zigomo al mento, ma ieri mattina è stato dimesso e ha fatto subito ritorno nella Basilica.

Tanto lo sgomento dei presenti, sia quelli dentro Santa Maria Maggiore, che quelli, ancora più numerosi, che si trovavano fuori. Una negoziante che ha la sua attività proprio accanto alla Basilica ha detto che quell’uomo si vedeva ogni tanto, con la sua bottiglia di birra e che farneticava contro i turisti e i passanti. Uno come tanti che non aveva mai dato segnali di particolare squilibrio, se non quelli legati a qualche bevuta di troppo.

Ma per chi lo conosce bene la storia cambia. È fatta di amarezza per un uomo che non sarebbe stato aiutato, che sarebbe rimasto solo ad affrontare i suoi problemi, che nella vita ha fatto delle scelte, forse sbagliate, allontanandosi da tutto. Renzo se ne era andato senza dire niente a nessuno, aveva preferito vivere da solo, di espedienti, tra i fantasmi della stazione Termini piuttosto che rimanere tra i vicoli e le piazze della sua Roccasecca. Dopo l’arresto è stato trasferito nel carcere romano di Regina Coeli con l’accusa di lesioni gravissime. Per lui è previsto il processo con rito direttissimo.