Spaccio al Casermone, sarà battaglia davanti al tribunale del Riesame. Da una parte gli avvocati difensori che puntano all’annullamento o a un’attenuazione delle misure cautelari, dall’altra la procura di Frosinone che ha richiesto gli arresti domiciliari per chi, con la nuova ordinanza, ha avuto “solo” l’obbligo di firma.

Ieri e l’altro ieri, infatti, i ricorsi delle difese sono stati dichiarati inammissibili in quanto presentati contro la prima ordinanza, ormai decaduta. Infatti, il gip Pierandrea Valchera a 42 dei 52 indagati ha contestato il reato associativo. E perciò la competenza era passata alla Dda di Roma. Il gip capitolino Pierluigi Balestrieri aveva dovuto riemanare l’ordinanza. Nel rinnovarla aveva attenuato la misura restrittiva nei confronti dei 27 che, originariamente, erano stati mandati agli arresti domiciliari (ma non nel complesso di viale Spagna), disponendo il solo obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Per i 16 in carcere aveva confermato la misura.

Nel frattempo, le difese avevano già predisposto il ricorso al Riesame, a sostegno delle ragioni anche di chi è rimasto in carcere. Il ricorso era stato calendarizzato per ieri e giovedì. A quel punto, essendo stata emessala nuova ordinanza, gli avvocati hanno dovuto prendere atto che il primo ricorso non poteva essere più esaminato e procedere con un’altra impugnazione, sempre al Riesame, per contestare il secondo provvedimento. A questo punto c’è stato un ulteriore colpo di scena. Il sostituto procuratore Adolfo Coletta, che ha coordinato le indagini condotte dai carabinieri del Nucleo radiomobile della compagnia di Frosinone e dai poliziotti della squadra mobile, ha, a sua volta, impugnato l’ordinanza del gip di Roma.

Nello specifico il pm frusinate non ha ritenuto sufficiente l’obbligo di firma per i 27 che prima erano ai domiciliari e ha chiesto al Riesame di ripristinare la vecchia misura. I due ricorsi saranno riuniti. Con i giudici che dovranno decidere se attenuare ulteriormente le misure cautelari, come richiedono le difese, oppure se accogliere l’istanza della procura e ripristinare gli arresti domiciliari per chi se li è visti revocare.

Nello specifico il gip Balestrieri aveva ritenuto integralmente condivisa la prima ordinanza, lunga ben mille pagine, salvo «in taluni casi, in relazione alla scelta della misura da irrogare». Poi aveva distinto due blocchi di indagati, il primo, quello dei promotori e dei vertici dell’associazione, ai quali è contestata un’associazione dedita allo spaccio di grandi entità, contestando agli altri (per lo più vedette), invece, lo spaccio di lieve entità. Per quanto desumibile dagli atti, argomentava il magistrato romano, «sembra allo stato doversi escludere che il sodalizio, pur dedito al piccolo spaccio in uscita, si approvvigionasse a sua volta con consimili, marginali modalità in entrata».

Il gip ha sottolineato che «elevata è la capacità del sodalizio di rispondere alle crisi determinate dagli interventi repressivi della p.g. e le conversazioni captate attestano che l’attività di spaccio in tali casi ha subito una mera decelerazione, per riprendere vigore». Gli indagati sono difesi dagli avvocati Raffaele e Marco Maietta, Giampiero Vellucci, Riccardo Masecchia, Vittorio Vitali, Gianluca Masi, Rosario Grieco, Tony Ceccarelli, Nicola Ottaviani, Luigi Tozzi e Fiorella Testani.