Un ristorante a Malaga, uno a Frosinone e un complesso immo- biliare a Ferentino. Così venivano reinvestiti i soldi dello spaccio. È l’ipotesi sostenuta dalla procura che ha ottenuto l’emissione di 52 misure cautelari, di cui 43 agli arresti, tra carcere e domiciliari, nell’operazione “Fireworks”. L’operazione prende il nome dai “botti” sparati all’arrivo dello stupefacente.

L’attività, secondo la ricostruzione di polizia e carabinieri, coordinati dal sostituto procuratore Adolfo Coletta, era piuttosto redditizia, con punte di 40.000 euro incassati al giorno. Nelle giornate di picco si registravano fino a cinquecento clienti. Questi pagavano venti euro per una dose di cocaina e dieci per marijuana o hashish. Gli incassi, come ricostruito nelle mille pagine dell’ordinanza, erano destinati «in parte per finanziare l’attività, per altra e cospicua parte in attività economiche lecite, in modo tale da far perdere le tracce della loro origine illecita».

Da qui la contestazione pure dei reati di autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di valori in concorso.

A coor- dinare l’attività di reinvestimento, per l’accusa, erano i Valenti, Mirko, il figlio, e Gerardo, ilpadre. Due i canali: un’attività di ristorazione vicino Malaga, in Spagna «gestita e direttamente riferibile ai Valenti», scrive il gip Pierandrea Valchera nell’ordinanza, e finanziamenti ad attività economiche, intestate a prestanome. Per finanziare l’impresa a Torre del Mar, nel ristorante “La Pergola” erano frequenti i viaggi aerei in Spagna. Chi portava il denaro faceva attenzione a non superare la soglia dei 10.000 euro, oltre la quale scattava il sequestro del denaro. «Il trasporto dei capitali avviene ad opera degli stessi sodali - si legge nell’ordinanza- o di loro prossimi congiunti pienamente consapevoli della provenienza dei capitali che trasportano».

Diversi i viaggi monitorati dalle forze dell’ordine. Con la collaborazione della polizia di frontiera, a conferma dei sospetti, si ottennero informazioni sui trasporti del denaro dalle stesse persone perquisite e trovate in possesso di somme variabili tra i 9.000 e i 10.000 euro, con banconote da 50 e 100 euro. Uno di questi trasportatori chiese in cambio una “palletta” di cocaina.

I controlli furono effettuati tra marzo e giugno del 2015. I fermati dichiararono che dovevano portare i soldi per la pizzeria e per l’acquisto di macchinari  finalizzati all’attività di ristorazione in terra andalusa.

Nell’ultimo viaggio, a giugno, in cinque, tra cui lo stesso Gerardo Valenti, trasportarono complessivamente oltre 33.000 euro. Del resto - come si osserva nell’ordinanza - il ristorante La Pergola è tema di molte conversazioni captate dagli investigatori. È lo stesso Mirko Valenti, al telefono con un conoscente di Alatri, a spiegare come ha ramificato le proprie attività. Valenti dice: «L’ho aperto il ristorante». E l’amico: «Hai aperto?... sta proprio lì in Spagna?». E Valenti di rimando: «Spagna e qua!». L’amico si interessa della cucina: «Chi cucina, Gerardo?». Valenti: «No, ci sta una signora! Questo è il mio e di mio cognato... e in Spagna è di mio figlio, non è il mio!... di Mirko...sta a Torre del mar a Malaga!... ma un ristorante ti dico!.., là si sta in grazia di Dio!... io sono rivenuto adesso e adesso rivado!... là è tutta un’altra cosa!...».

Peraltro lo stesso Gerardo si lamenta del figlio che, a Malaga, ha assunto tutti i dipendenti in regola così da non poterli licenziare a piacimento. Ad un altro amico confida che il figlio ha decimato la truppa, ovvero «ha licenziato tutti» e si mette a ridere.

In Ciociaria, invece, l’attività di reinvestimento, secondo l’accusa, è costituita «dal ristorante pizzeria “S1mone” sito in Frosinone - scrive il gip - il secondo rappresentato dal complesso immobiliare sito in Ferentino, località Pigna», formalmente intestato a terzi, e composto da quattro appartamenti, dati in locazione. E degli appartamenti e della pizzeria, gli indagati parlano più volte quando vengono intercettati da polizia e carabinieri.