L’esame del Dna rischia di incastrare due dei tre imputati per una violenza di gruppo ai danni di una prostituta. La violenza, del giugno del 2012, vede sotto accusa due fratelli di Ceccano e un loro amico. Stando alle accuse raccolte dai carabinieri, la ragazza, di nazionalità romena, considerata una delle più belle tra quante si prostituivano sull’asse attrezzato venne ingaggiata da uno dei tre che, perse tempo con la scusa di non avere i soldi, e chiamò gli amici.

La donna, a turno, venne violentata a bosco Faito e rapinata dell’auto, di seicento euro e del telefono cellulare. La svolta delle indagini ci fu nel 2014 quando scattarono tre arresti e la denuncia di altre due persone, che hanno scelto il rito abbreviato. Ieri in aula sono stati ascoltati i carabinieri del Nucleo investigativo e del Nucleo radiomobile di Frosinone per gli accertamenti sul traffico telefonico.

Dai tabulati sono stati ricostruiti i contatti, la notte del 21 giugno, tra gli imputati, tranne uno. Si è detto anche del telefonino della vittima rivenduto dalla sorella di uno degli imputati. La testimonianza più importante è stata di un capitano del Ris, chiamato a riferire sugli accertamenti del Dna sui reperti sequestrati nell’auto della donna, dove si consumò la violenza. Per il teste tracce di liquido biologico vennero rinvenute sulle salviettine (di due imputati e la vittima), sui profilattici (per uno solo e la ragazza), sul pantaloncino e su perizoma della donna (di un quarto uomo, già giudicato). Tracce di due imputati su un mozzicone di sigaretta. La donna si è costituita parte civile con gli avvocati Giampiero Vellucci e Riccardo Masecchia. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Rotondi, La Pietra e Falcone.