Una lesione per un edificio è come la febbre per l’uomo. È una manifestazione di sofferenza. Lo sa bene il presidente dell’Ance Frosinone Domenico Paglia. Certo i cedimenti più gravi non hanno bisogno di alcuna spiegazione. Ma le crepe, più o meno gravi, che si sono aperte nelle case di tanti italiani portano con sé il seme della paura e il dubbio sul da farsi. Soprattutto considerando che la Ciociaria è terra a rischio.

Per il numero uno degli edili bisogna partire dalla scuole e centri storici. «Non è facile far comprendere a tutti che bisogna intervenire. Per rispettare i morti, come disse il presidente Pertini quando andò in visita ai terremotati dell'Irpina, bisogna pensare ai vivi». E poi aggiunge: «Non è detto che le case costruite prima dell’entrata in vigore delle nuove normative siano quelle più a rischio. Il suggerimento è di rivolgersi ad imprese specializzate in grado di fare un'indagine strutturale di un’abitazione».

Nel Frusinate, secondo il presidente Ance, occorre effettuare una mappatura statica di tutti gli edifici. «Le lesioni – argomenta – vanno tutte indagate e verificate». Anche perché quelle che tutti chiamano comunemente crepe sono sintomi di sofferenza. «Quindi, prima del collasso, è importante stabilire il tipo di lesione: è grave se riguarda un pilastro. Così, come sostiene Renzo Piano, bisogna fare una diagnosi propedeutica alla cura. Nel Frusinate abbiamo ingegneri e architetti ad alto livello, la gran parte dei quali, visto il periodo di crisi, sta lavorando all’estero. Bisognerebbe evitare anche la fuga dei cervelli, così come quella delle nostre maestranze. Le migliori d’Italia».

Ed ora l’associazione dei costruttori edili sta lavorando a un progetto di prevenzione. Una sorta di accordo tra imprese, banche e tecnici, il cui scopo è quello di permettere a chiunque di mettere in sicurezza la propria casa, ottenendo una consulenza e il relativo finanziamento a tassi agevolati. «Prevenire – evidenzia Domenico Paglia – è sempre meglio che curare. Bisogna, però, agire anche sulle strutture pubbliche. Il punto è che gli enti pubblici non possono effettuare i bandi di gara in virtù del fatto che l’Anac non ha ancora fornito le linee guida per sbloccare la situazione di impasse relativa agli appalti pubblici. Per questo auspichiamo che si completi al più presto il quadro normativo con l’emanazione di decreti attuativi e linee guida, e si conceda una proroga alle stazioni appaltanti che consenta, fino al prossimo 31 dicembre, di esaurire e appaltare i progetti definitivi così come previsto dalla vecchia normativa».

La messa in sicurezza potrebbe produrre una boccata d’ossigeno per la difficile situazione che stanno attraversando le imprese edili territoriali. Analizzando i numeri dell’ultimo anno, si registra ancora un crollo delle imprese: quelle attive sono 1.271 a fronte delle 1.354 dello scorso anno. Diminuzioni riguardano anche il numero dei lavoratori: a settembre del 2015 erano 5.976 e adesso sono 5.875. Calano anche gli impiegati: si è passati da 351 a 272.

«Fondamentale – chiosa il presidente Ance – è l’applicazione, nella nuova ricostruzione, delle white list. Sul fronte della regolarità chiediamo un maggiore discrimine nei confronti delle aziende irregolari che hanno un costo del lavoro pari a un terzo di quelle che operano nel rispetto delle norme. Vorremmo attenzione nel combattere il “nero” per estromettere dal mercato le imprese che lavorano nell'illegalità. Ma per far sì che tutto si traduca in realtà, le gare devono essere suddivise in piccoli lotti. Questa è l’unica maniera per permettere anche alle piccole aziende di partecipare. L’ultimo appello che rivolgo è ai parlamentari. Devono attivarsi affinché ci siano gli incentivi fiscali: proporre al Governo l’eliminazione dell’Imu e della Tasi per coloro che investono in sicurezza abitativa. Allo Stato costerebbe meno l’incentivazione rispetto alla ricostruzione».

La tabella con i numeri dell'edilizia in Ciociaria