«State tranquilli, il governo non cade. Non c’è alternativa. Comunque vada a finire il referendum, anche se dovessero vincere i no».

Così l’onorevole Angelino Alfano, che a Fiuggi ha parlato da leader politico di Area Popolare. Anche se è impossibile non vederlo (e sentirlo) pure come ministro dell’Interno. Ad accoglierlo al convegno “Insieme Si Cambia”, svoltosi presso l’hotel Silva Splendid, c’erano il Prefetto Emilia Zarrilli e i massimi vertici di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza. Gremita la sala, sapiente la regia politica del padrone di casa, Alfredo Pallone, coordinatore regionale di Area Popolare e da poche settimane membro del consiglio di amministrazione dell’Enac.

Tutti i riflettori erano su Angelino Alfano, che non ha deluso le attese, illustrando i temi principali della Costituzione. E argomentando: «Senza di noi, che abbiamo avuto il coraggio di fondare un nuovo partito (Ncd) qualche anno fa, le riforme non ci sarebbero state. Il testo non ha toccato nemmeno una virgola dall’articolo 1 al 54, quelli che riguardano i principi fondamentali e i diritti e doveri. Il testo si è occupato del funzionamento e dell’organizzazione dello Stato. Qualcuno può dire che non se ne avvertiva il bisogno?».

Alfano ha detto che il premier Matteo Renzi ha sbagliato nei mesi scorsi a personalizzare il referendum, dicendo che si sarebbe ritirato dalla politica se avessero vinto i no. Rilevando: «In questo modo ha compattato tutti quelli che hanno un solo obiettivo: far cadere il Governo, bypassando il merito delle riforme». Ha fatto riferimento «agli amici del Pd» il ministro Angelino Alfano, ben sapendo che mai come in questo momento Area Popolare ha una centralità politica dalla quale neppure Renzi può prescindere.

Quindi l’invito a votare “sì” per modernizzare il Paese, senza fare drammi però nel caso di un esito diverso. Sulla stessa lunghezza d’onda l’onorevole Maurizio Lupi, capogruppo di Area Popolare alla Camera. Il quale ha affermato: «Se dovessero vincere i “no” sarebbe un’occasione persa, ma non vedo scenari apocalittici. Un “sì” serve all’Italia, alle famiglie, alle imprese, al mondo del lavoro. Il punto è solo politico però: perché chi ha votato tre o quattro volte la riforma non può dire adesso che fa schifo. L’Italia ha bisogno di meno burocrazia e più buona politica. Le riforme vanno in questa direzione. In Italia passano tre anni per approvare una legge, come si può pensare di andare così? Poi, se qualcuno pensa che le istituzioni funzionano, allora voti “no”».

In sala c’era l’onorevole Gianni Sammarco. A parlare dei contenuti della riforma il segretario provinciale della Cisl Enrico Coppotelli e il professor Andrea Longo, docente di diritto costituzionale all’Università La Sapienza di Roma.